RICHINO (Richini, Ricchini, Ricchino), Giovanni Domenico
RICHINO (Richini, Ricchini, Ricchino), Giovanni Domenico. – Nato a Milano nel 1618 da Francesco Maria, e fratello di Bernardo Celso, ebbe due figli maschi, Giulio Bernardo e Francesco Maria Juniore.
Ottenne la carica di ingegnere e architetto collegiato di Milano nel 1650 e ricevette la patente di architetto camerale, essendo stato presentato dal padre Francesco Maria, il 18 febbraio 1651. In questi anni si pensa abbia progettato la chiesa per il Seminario della Canonica di Milano, fuori porta Nuova (distrutta nel 1798; Torre, 1674, p. 272), la cui riedificazione fu deliberata nel 1649 (Zucchi, 1989, p. 258).
Si trattava di una chiesa a impianto ottagonale con i lati obliqui dell’ottagono interno articolati da pilastri e sfondati da nicchie. Esistono alcuni disegni per la chiesa conservati nella Raccolta Bianconi (Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano, Raccolta Bianconi, III, ff. 32-33), già, secondo Carlo Bianconi, autografi di Richino, ma da altri assegnati al padre Francesco Maria (Zucchi, 1989, p. 258).
Il 20 febbraio 1652 Richino fu ammesso alla carica di ingegnere del Tribunale di Sanità come sostituto del padre, al quale subentrò anche nel ruolo di ingegnere camerale il 4 marzo 1654 (Giustina, 2007, p. 122). Dal 1658 fu impegnato a lungo, insieme ai maestri Gerolamo Quadrio e Pietro Giorgio Rossone, nella prosecuzione del cantiere del collegio dei gesuiti di Brera, progettato e avviato dal padre e completato secondo i progetti originari (Grassi, 1966, p. 345; Zucchi, 1989, p. 252). Richino è documentato specialmente tra il 1679 – quando dichiarava di aver rintracciato presso lo studio del padre molti disegni originali, tra i quali quello approvato nel 1651 (Baroni, 1968, p. 303, doc. 834) – e il 1686 (Baroni, 1940, p. 304, docc. 835-836). Allo stesso modo egli proseguì il cantiere paterno della chiesa di S. Giovanni Decollato alle Case Rotte (distrutta; Torre, 1674, p. 302; Grassi, 1966, p. 345).
Per l’anno 1661 si conosce una Relatione generale della visita et consegna della fabrica del Castello di Milano, fatta dagl’infrascritti ingegneri camerali, per ordine dell’illustrissimo Magistrato delle Regie Ducali Entrate Ordinarie dello Stato di Milano, l’anno MDCLXI, compilata da Richino e Ambrogio Pessina (Scotti Tosini, 2005, p. 222 n. 56). Nel 1664 un «Gio. Ricchino», forse identificabile con il nostro, è documentato nel cantiere della chiesa di S. Carlo dei Carmelitani Scalzi in porta Nuova a Milano, edificio allora in corso di completamento, al quale stava lavorando il capomastro Giovanni Maria Trezzini (Mauri, 2006, p. 239; Paolo Mezzanotte e Giacomo Carlo Bascapè assegnavano a Richino il rimaneggiamento della facciata dell’edificio, attribuzione che sarebbe oggi da rivedere; Mezzanotte - Bascapè, 1948, p. 56; Grassi, 1966, p. 345).
Nel 1667 Richino eseguì una perizia sulle condizioni della basilica di S. Ambrogio Maggiore a Milano, dopo che durante la messa di Pasqua di quell’anno si era verificato un dissesto a un arco laterale, che aveva provocato grande strepito e spavento negli astanti. Secondo il documento del 22 aprile Richino indicò anche gli interventi da effettuarsi per riparare i danni e giudicò la chiesa in pessimo stato (Baroni, 1940, pp. 84 s., doc. 81).
L’attività di Richino come ingegnere militare è stata in particolare ricostruita da Irene Giustina (2007, pp. 122 s.), allo studio della quale si rimanda per la puntuale disamina degli interventi. Richino fu impegnato dal 1668 e almeno per vent’anni nelle fortificazioni di Alessandria, ove svolse un ruolo di primo piano, specialmente nella Rocchetta (1681), per la quale sussistono alcuni disegni presso l’Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano (Fondo Belgioioso, 260, nn. 54-55). Tra gli anni Sessanta e Novanta del Seicento fu attivo a Tortona, Mortara e Valenza, Serravalle, Novara, Arona, Vigevano e Frascarolo. Svolse in queste piazzeforti visite, stime, appalti, collaudi e perizie, realizzando anche una certa quantità di disegni, fino a oggi riconosciuti solo in piccola parte, e si trovò spesso a lavorare congiuntamente con gli ingegneri militari Domenico Serena e Gaspare Beretta (Giustina, 2007, p. 122).
L’11 aprile 1671 eseguì la stima di una casa acquistata dai padri di S. Fedele di Milano nella parrocchia di S. Stefano in Nosiggia e realizzò per gli stessi la sala della biblioteca, con scaffalature in legno di noce (Baroni, 1940, pp. 131 s., doc. 143 e n. 1). Nello stesso anno fornì una relazione sulle condizioni e sulle opere di restauro del palazzo di Gian Giacomo Trivulzio (Baroni, 1941, p. 85).
Il 16 giugno 1679 presentò domanda per succedere a Gerolamo Quadrio nella carica di architetto della Fabbrica del duomo di Milano, ruolo che fu invece assegnato ad Andrea Biffi (Archivio della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano, Archivio Storico, 3, 12; Corpus dei disegni, 2016, Autori_Architetti, R., G.D., ad vocem).
Secondo Carlo Torre e Serviliano Latuada a lui si deve il progetto per la chiesa di S. Agostino Bianco a Milano, in porta Ticinese (demolita; Torre, 1674, p. 140; Latuada, 1737, III, p. 159; Mezzanotte - Bascapè, 1948, p. 525; Grassi, 1966, p. 345).
Morì a Milano l’11 giugno 1701 (Grassi, 1966, p. 345).
Fonti e Bibl.: C. Torre, Ritratto di Milano, Milano 1674, pp. 140, 272, 302; S. Latuada, Descrizione di Milano, Milano 1737, III, p. 159; C. Baroni, Documenti per la storia dell’architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, I, Firenze 1940, pp. 84 s., 131 s., 304; II, Roma 1968, p. 303; P. Mezzanotte - G.C. Bascapè, Milano nell’arte e nella storia, Milano 1948, pp. 56, 525; C. Baroni, L’architettura lombarda da Bramante al Richini, Milano 1941, p. 85; P. Mezzanotte, Storia del collegio degli ingegneri di Milano, Milano s.d. (circa 1960), pp. 119-136; L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò. Proposta di un lessico biobibliografico di architetti in Lombardia, Milano 1966, p. 345; C. Zucchi, L’architettura dei cortili milanesi 1535-1706, Milano 1989, pp. 252, 258; L. Roncai, L’attività degli ingegneri Richino nelle difese del cremonese, in Castelli e mura tra Adda, Oglio e Serio, Atti del Convegno itinerante... 2001, a cura di L. Roncai, Persico Dosimo (Cremona) 2003, pp. 79-89; A. Scotti Tosini, Il castello in età moderna: trasformazioni difensive, distributive e funzionali, in Il Castello Sforzesco di Milano, a cura di M.T. Fiorio, Milano 2005, pp. 191-223; C. Mauri, La riforma di santa Teresa d’Avila e i suoi riflessi a Milano. Prime indagini sul complesso conventuale dei Carmelitani Scalzi in Porta Nuova, in Arte Lombarda, 2006, nn. 146-147-148, pp. 237-246; I. Giustina, Ricchino, Giovanni Domenico, in Ingegneri ducali e camerali nel ducato e nello stato di Milano (1450-1706). Dizionario biobibliografico, Firenze 2007, pp. 122 s.; Corpus dei disegni di architettura del Duomo di Milano, a cura di F. Repishti, Politecnico di Milano, 2016, www.dise gniduomomilano.it (9 novembre 2016).