PARTENIO, Giovanni Domenico
PARTENIO (Parteneo, Partenico), Giovanni Domenico (Giandomenico). – Nacque a Venezia, figlio di Caterina e di Angelo quondam Domenico Partenio, e fu battezzato il 5 giugno 1633 nella chiesa di S. Giovanni in Bràgora.
Nel 1643 fu ammesso al seminario patriarcale. Studiò poi diritto civile e canonico presso l’Università di Padova, addottorandosi il 30 giugno 1655. A Venezia, il 28 novembre 1656, venne affiliato come suddiacono alla chiesa di S. Martino. Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta presumibilmente nel 1658, entrò a far parte del capitolo della chiesa, cui rimase legato per tutta la vita.
La prima notizia di un’attività musicale risale al 21 febbraio 1666 (1665 more veneto), quando Partenio fu assunto come tenore nella cappella di S. Marco. È stato detto che Partenio sarebbe stato allievo di Giovanni Legrenzi (Caffi, 1854, 1987, p. 252). In realtà, tra i due musicisti si può documentare un rapporto di collaborazione dal 1681, ma non ci sono evidenze per sostenere che Partenio fosse in contatto con Legrenzi prima che costui si stabilisse a Venezia, nella primavera del 1668. La prima formazione musicale va dunque fatta risalire agli anni del seminario e a esperienze maturate prima del 1666. È ragionevole ritenere che, presso la chiesa di S. Martino, Partenio abbia frequentato l’organista Francesco Lucio (morto nel 1658), che era anche maestro del coro nell’Ospedale degli Incurabili e operista.
Nel carnevale 1669 (ma non si può escludere che la data del libretto e della dedica sia da interpretare more veneto, ossia 1670) Partenio debuttò nel teatro dei Ss. Giovanni e Paolo con il Genserico, «melodramma» di Nicolò Beregan.
Commissionata dapprima ad Antonio Cesti (Seifert, 2003, p. 43), la composizione fu portata a termine da Partenio. L’autore o gli autori della musica non sono menzionati nel libretto né sulla partitura manoscritta (Venezia, Biblioteca Marciana, It. IV 427 = 9951), ma un’attendibile attribuzione ex post si desume dall’«Avviso a chi legge» inserito nel libretto della Costanza trionfante (Venezia 1673): «Il Sig. Dott. Gio: Domenico Partenio, che nel Genserico ed altri dramatici componimenti con applauso ha dato saggio del suo valore, ha fatta la musica, animandola con vivace spirito delle sue armonie». Allo stato attuale è impossibile accertare perché mai, e quando esattamente, sia stato affidato al giovane Partenio l’incarico di completare la partitura del Genserico: non sono note sue attività teatrali prima del 1669, né sono documentate relazioni con i Grimani, proprietari del teatro, e con il committente dell’opera, il duca Giovanni Federico di Brunswick-Luneburgo.
Per il carnevale 1671 Partenio compose il primo atto dell’Iphide greca, dramma per musica di Nicolò Minato; gli altri due furono di Domenico Freschi e Gasparo Sartorio. Quantunque data in privato nel teatro accademico ai Saloni, l’opera ebbe successo: con varianti locali andò in scena a Udine (1672), a Verona e Bologna (1675) e ad Ancona (1679); fu riproposta a Venezia nel 1682, con il titolo La bugia regnante. Per il carnevale 1673 Partenio musicò La costanza trionfante, un dramma per musica di Cristoforo Ivanovich basato sull’Ipermestra di Giovanni Andrea Moniglia e dedicato a Jean-Antoine de Mesmes, ambasciatore di Francia a Venezia; l’opera andò in scena il 30 dicembre nel teatro di S. Moisè.
Intorno al 1665, grazie ai rapporti intrattenuti con i conti Valvason-Maniago, il musicista acquistò alcuni terreni agricoli intorno a S. Martino al Tagliamento, in Friuli (terra d’origine della famiglia), dove gli era stata assegnata una mansioneria. Nel 1667 avviò la costruzione di un’ampia villa: vi si stabilirono in seguito le famiglie del fratello Angelo e della sorella Apollonia.
Il 16 dicembre 1675, per ragioni ignote, fu proibito al compositore di operare nei monasteri femminili veneziani, in particolare a S. Maria della Celestia (cfr. Vio, 1996, p. 302; il documento è irreperibile). Per il carnevale 1681 Partenio compose la sinfonia iniziale, il secondo e il terzo atto del Dionisio, overo La virtù trionfante del vizio, dramma per musica di Matteo Noris (dedicato a Ernesto Augusto, duca di Brunswick-Luneburgo), completando una partitura lasciata incompiuta dal bolognese Petronio Franceschini, morto il 4 dicembre 1680. Varata il 13 gennaio nel teatro Grimani dei Ss. Giovanni e Paolo, l’opera vi fu ripresa anche l’anno dopo; con aggiunte e varianti, fu riproposta in vari teatri italiani almeno fino al 1694.
Nella stagione operistica 1681-82 Venezia vide ben tre diverse opere di Partenio: oltre alle citate riprese dell’Iphide greca (La bugia regnante, teatro di Cannaregio) e del Dionisio (Ss. Giovanni e Paolo), il 29 novembre 1681 andò in scena nel teatro Grimani di S. Giovanni Grisostomo un’opera nuova, interamente composta da Partenio, il Flavio Cuniberto, dramma per musica di Noris (dedicato al nobile Carlo Vincenzo Iovannelli). In una veste ampiamente riveduta l’opera fu ripresa nello stesso teatro alla fine del gennaio del 1687 (con dedica al giovane principe Eugenio di Savoia). Del primo e del terzo atto si conserva la partitura (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mus. Hs. 18642).
Il 25 luglio 1685 Partenio fu nominato vicemaestro della cappella di S. Marco. Il 12 agosto assunse la direzione del coro delle putte dell’Ospedale dei Mendicanti; ma per contrasti tra Partenio e il maestro di strumenti, Galeazzo Pesenti, nell’agosto del 1688 i governatori dell’Ospedale li licenziarono entrambi.
Il 10 luglio 1685 Partenio, come secondo prete titolato, richiese al capitolo di S. Martino l’utilizzo della cappella e dell’altare dedicati al beato Lorenzo Giustiniani, per predisporlo al culto di santa Cecilia e alla propria sepoltura (Venezia, parrocchia di S. Martino, Scritture diverse, prima serie, n. 152, c. 19). Il contratto prevedeva la ristrutturazione dell’altare, con la commissione di una nuova pala, e un finanziamento annuo di 10 ducati per le spese di tre celebrazioni devozionali. A questo scopo, il 27 novembre 1685 Partenio diede vita al Sovvegno dei musici di santa Cecilia, riconosciuto ufficialmente dal Consiglio dei Dieci il 17 novembre 1690.
Morto Legrenzi (27 maggio 1690), Partenio partecipò al concorso per la carica di maestro di cappella, svolto il successivo 6 agosto; gli fu preferito l’anziano organista Giovanni Battista Volpe. In occasione del concorso Partenio diede alle stampe i Mottetti a due e tre voci, pubblicati nel 1690 per i tipi di Giuseppe Sala, con dedica ai procuratori marciani de supra. Morto Volpe, il 10 maggio 1692 ottenne la carica di maestro della cappella ducale, imponendosi su Giacomo Spada e Francesco Pollarolo. Incentivò la componente strumentale della cappella. Nel 1694 fu pubblicata una nuova «tariffa» con gli obblighi per gli strumentisti (cfr. Collarile, 2015). Il 17 aprile 1696 Partenio ottenne che la direzione dell’orchestra (fino a quel momento affidata a un «maestro de’ concerti») rientrasse nelle prerogative del maestro di cappella. Fu eliminato il fagotto e potenziata la compagine degli archi; vennero introdotti nuovi strumenti solisti, come l’oboe (adoperato durante le cerimonie natalizie del 1697).
Partenio morì a Venezia il 18 febbraio 1701 (1700 more veneto; Venezia, parrocchia di S. Canciano, Liber mortuorum 1686-1751, c. 69).
La direzione della cappella ducale fu affidata il 5 febbraio dell’anno dopo ad Antonio Biffi, probabile suo allievo. Per testamento, il musicista lasciò un finanziamento (garantito dalle rendite assicurate dai possedimenti agricoli in Friuli) per la celebrazione di tre ricorrenze annuali a suffragio perpetuo della sua anima: questo lascito finanziò le attività musicali del Sovvegno dei musici fino al 1806.
La produzione musicale sacra di Partenio pervenuta è esigua. Accanto ai sedici mottetti a due e tre voci del 1690, si conservano manoscritti: una missa pro defunctis a quattro voci (Venezia, S. Marco, B.789; Biblioteca Marciana, It. IV 1178 = 10995; Berlino, Staatsbibliothek, Mus. Ms. 16990); un officium pro defunctis a quattro (Venezia, Fondazione Levi, CF.C.5); un ciclo di voces turbarum a tre per il Venerdì santo (Venezia, Biblioteca Marciana, It. IV 1822 = 11645); un Confitebor tibi Domine per canto, alto, due violini, fagotto e continuo (Berlino, Staatsbibliothek, Mus. Ms. 30257; ed. in Baroque vocal music II: Italian and Spanish sacred music, c. 1680-1745, a cura di K. Cooper, New York 1988, pp. 175-190); e un De profundis a otto (Parigi, Bibliothèque nationale, fonds du Conservatoire, ms. 2150).
Diverse arie d’opera sono trasmesse in manoscritti conservati a Venezia (Biblioteca Marciana; Fondazione Querini-Stampalia) e in Vaticano (fondo Chigi); la cantata Il fervido meriggio (senza testo) è conservata a Kassel, Landesbibliothek, Ms. fol. 34. Disperse sono una delle «due messe folio grande» citate nell’inventario dei libri musicali della cappella ducale, redatto nel 1720; «circa trecento composizioni» scritte per le putte del coro dell’Ospedale dei Mendicanti (citate in una supplica di Partenio del 1689; cfr. Vio, 1986, p. 102); e altre composizioni citate nel giornale veneziano Pallade veneta.
Fonti e Bibl.: F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia (dal 1318 al 1797), I, Venezia 1854, pp. 318-322 (nuova ed. a cura di E. Surian, Firenze 1987, pp. 252-256); E. Selfridge-Field, Venetian instrumental music from Gabrieli to Vivaldi, Oxford 1975 (trad. it. La musica strumentale a Venezia da Gabrieli a Vivaldi, Torino 1989, passim); Arte e musica all’Ospedaletto, a cura di G. Ellero - J. Scarpa - M.C. Paolucci, Venezia 1978, passim; R. Emans, Die Musiker des Markusdoms in Venedig 1650-1708, in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, LXV (1981), passim; E. Selfridge-Field, Pallade Veneta: writings on music in Venetian society 1650-1750, Venezia 1985, passim; G. Vio, I maestri di coro dei Mendicanti e la Cappella Marciana, in Galuppiana 1985, a cura di M.T. Muraro - F. Rossi, Firenze 1986, pp. 101-103; M. Baccichet, Villa Partenio - S. Martino al Tagliamento, in La cultura della villa. Il Friuli Occidentale e Venezia nel ’700, a cura di U. Trame, Pordenone 1988, pp. 162-169; G. Vio, Musici veneziani nella cerchia di Giovanni Battista Vivaldi, in Nuovi studi vivaldiani, a cura di A. Fanna - G. Morelli, Firenze 1988, pp. 689-701; C. Madricardo, La Cappella ducale di San Marco alla fine del Seicento: forme e sviluppi dell’istituzione musicale, in Giovanni Legrenzi e la Cappella ducale di San Marco, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Firenze 1994, pp. 99-113; G. Pressacco, Giovanni Legrenzi, i Savorgnan e la ‘Furlana’, ibid., pp. 133-184; G. Vio, Giovanni Legrenzi ed il “Sovvegno di Santa Cecilia”, ibid., pp. 115-132; F. Passadore - F. Rossi, San Marco: vitalità di una tradizione, I-IV, Venezia 1994-1996, ad ind.; G. Vio, I monasteri femminili del Seicento: gioie e dolori per i musici veneziani, in Musica, scienza e idee nella Serenissima durante il Seicento, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Venezia 1996, pp. 295-316; N. Dubowy, Partenio’s “Flavio”: thoughts on a recently discovered opera score, in Recercare, X (1998), pp. 343-363; XI (1999), pp. 302-305; E. Sala, La metamorfosi di “Ifide greca”, in «Quel novo Cario, quel divin Orfeo». Antonio Draghi da Rimini a Vienna, a cura di E. Sala - D. Daolmi, Lucca 2000, pp. 61-97; E. Selfridge-Field, G.D. P., in The new Grove of music and musicians, XIX, London 2001, p. 171; H. Seifert, Cesti and his opera troupe in Innsbruck and Vienna, in La figura e l’opera di Antonio Cesti nel Seicento europeo, Convegno internazionale di studio, Arezzo... 2002, a cura di M. Dellaborra, Firenze 2003, pp. 43, 55 s.; N. Dubowy, «Un riso bizzaro dell’estro poetico»: il “Flavio Cuniberto” (1681) di Matteo Noris e il dramma per musica nel secondo Seicento, in Musica e storia, XII (2004), pp. 401-422; L. Collarile, G.D. P., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 155-157; Id., Giovanni Legrenzi e il concorso per il posto di maestro di cappella del Duomo di Milano (1669), in Rivista italiana di musicologia, XL (2005), pp. 19-83; P.G. Gillio, L’attività musicale negli ospedali di Venezia nel Settecento, Firenze 2006, passim; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, passim; L. Collarile, Sacri concerti. Studi sul mottetto a Venezia nel secondo Seicento, Venezia 2015.