MARALDI, Giovanni Domenico
Nacque a Perinaldo (Pec Rignault), presso San Remo, allora nella Contea di Nizza il 17 apr. 1709, da Giovanni Domenico e da Angela Francesca Allavena; ebbe almeno un fratello, Giacomo Francesco, che divenne medico e rimase nel paese natale.
Con gli Allavena e i Cassini, i Maraldi erano tra le famiglie più in vista e facoltose del luogo. Trasferitisi a Perinaldo dalla zona di Oneglia nel secolo precedente, avevano superato le due altre fino ad acquisire il palazzo dei Cassini (detto "castello"), dove nacque il Maraldi. Giacomo Filippo Maraldi, zio del M. e astronomo di livello, aveva seguito a Parigi Giovan Domenico Cassini (dal 1669 astronomo regio).
Il M. studiò nel collegio gesuitico di San Remo, dove non esisteva un insegnamento di matematica; così la sua prima formazione nella disciplina dovette avvenire nell'Università di Pisa, dove dal 1725 o 1726 seguì il corso di arti (forse in vista di una laurea in medicina) e dove la matematica aveva un insegnante quale Guido Grandi. Non resta traccia di un rapporto del M. con Grandi, ma forse maturò allora l'interesse per le scienze esatte ed emersero le sue doti, visto che già nella primavera del 1727 lo zio Giacomo Filippo lo chiamò a Parigi e lo associò a sé nel lavoro all'Osservatorio reale, diretto dal cugino Giacomo (o Jacques) Cassini (II, figlio di Giovan Domenico Cassini). Morto lo zio nel 1729, l'apprendistato del M. proseguì veloce sotto Cassini (II): già nel 1732 presentò all'Académie des sciences di Parigi due memorie sul tema poi prevalente nelle sue ricerche astronomiche, i moti dei satelliti di Giove: Des deux inégalités du quatrième satellite de Jupiter e Des noeuds et de l'inclinaison de l'orbe du troisième satellite à l'égard de l'orbe de Jupiter, entrambe apparse in Histoire de l'Académie royale des sciences. Année MDCCXXXII. Avec les Mémoires de mathématique et de physique, pour la même année, tirés des registres de cette Académie, Paris 1735 (nella parte dei Mémoires, pp. 95-112, 471-480). Inoltre, almeno dal 1734 fu incaricato di raccogliere dati meteorologici, che pubblicò negli stessi Mémoires (a partire dal volume relativo a quell'anno, pp. 594-596).
Lo studio dei moti dei satelliti di Giove era stato avviato da G. Galilei per trarne tavole che permettessero il calcolo della longitudine, particolarmente durante la navigazione, e proseguito dalla sua scuola. Con gli sviluppi della teoria astronomica aveva poi assunto altre valenze, divenendo un settore favorito di ricerca di Cassini (I); nel primo Settecento la meccanica celeste newtoniana gliene aveva conferito ancora altre (la grande differenza tra la massa di Giove e quelle dei satelliti e la vicinanza tra questi produceva perturbazioni cospicue, campo ideale per testare la validità della legge dell'attrazione), cosicché vi si era dedicato ampiamente Giacomo Filippo Maraldi.
Il M. seguì sistematicamente le tracce dello zio, osservando i satelliti - e praticamente tutte le loro eclissi - per cinquanta anni (per il solo secondo satellite, Europa, i suoi lavori considerano circa 1000 eclissi), divenendo così il punto di riferimento sull'argomento.
L'estremo specialismo e circoscrizione del tema non significò tuttavia mero tecnicismo e angustia di interessi, perché nel M. l'osservazione - assidua e al limite delle potenzialità strumentali del tempo - ebbe precise finalità teoriche e fu sorretta da un sicuro possesso della matematica e meccanica avanzate. J.B. Delambre, severo e per solito ostile ai Cassini e ai Maraldi in quanto fedeli al vecchio ordine e per il controllo da loro esercitato sull'Osservatorio fino alla Rivoluzione, riconobbe poi ampiamente i suoi meriti (Delambre, pp. 244-250).
Come i Cassini e lo zio, il M. abitò nella sede dell'Osservatorio, inizialmente con una sistemazione molto precaria, che il carattere appartato e alieno dall'esteriorità sembrò non rendergli sgradita. Le fonti concordano sulla sua dedizione totale al lavoro (non si sposò), una quasi assenza di rapporti sociali al di fuori dell'Osservatorio e dell'Académie des sciences e un'apparente ruvidezza di tratto (Jean-Dominique Cassini de Thury [Cassini IV], parente e allievo, lo disse "un peu sauvage", ma dotato di correttezza e sensibilità profonde).
Essendo l'Osservatorio parigino legato all'Académie, il suo personale le era associato. Il M. divenne membro aggiunto già nel 1731 e associato nel 1733, ma pensionario solo nel 1758, e forse solo a seguito della morte di Cassini (II). Questo malgrado l'entità del suo lavoro, non del livello di quello di J.-B. Le Rond d'Alembert, N.-L. de La Caille, A.-C. Clairaut, P.-L. Moreau de Maupertuis e dei maggiori accademici dei suoi anni, ma vasto e inappuntabile. Sulla carriera del M. pesò probabilmente la riservatezza e l'assenza di una dimensione politica nel suo agire (origine forse non ultima anche della scarsa fama postuma rispetto a scienziati con i quali collaborò su un piano sostanzialmente paritario). Nell'Osservatorio, così come già lo zio, egli rimase subordinato prima a Cassini (II), poi a César-François Cassini de Thury (Cassini [III], figlio del precedente), più giovane di lui.
Dal 1733 il M. fu anche associato ai lavori di triangolazione dell'intera Francia coordinati da Cassini (II), prima collaborando con Cassini (III) e La Caille alle rilevazioni per tracciare la perpendicolare occidentale al meridiano di Parigi, poi partecipando a quelle di parte della costa atlantica (1735), poi ancora a un nuovo controllo del meridiano di Parigi (1740). Il volume che sintetizzò i lavori (La méridienne de l'Observatoire royal de Paris, vérifiée dans toute l'étendue du royaume par de nouvelles observations, Paris 1744) è solitamente associato al nome di Cassini (III), ma la sua sostanza scientifica venne in realtà soprattutto da La Caille e anche il M. vi ebbe un ruolo ben più che esecutivo. Nel 1738 prese parte a un esperimento mirante a precisare la velocità del suono nell'aria; nel 1740 ammise la correttezza della tesi di O. Römer della velocità finita della luce, rompendo l'opposizione fin allora costante della "dinastia" Cassini-Maraldi.
Dal 1735, inoltre, all'impegno assorbente delle misure geodetiche unì quello non minore della compilazione dell'almanacco ufficiale annuo, che esigeva un gran numero di calcoli (Connoissance des temps pour l'année… calculée au méridien de Paris); il M. lo assolse da solo per 24 anni, fino al 1758, quando, essendo divenuto pensionario dell'Académie, poté lasciare quel lavoro a J.-F. de Lalande. Nonostante questi impegni e le frequenti assenze da Parigi, tra il 1733 e il 1769 presentò all'Académie, che li stampò nei Mémoires, più di 55 lavori, 8 dei quali in collaborazione con uno o entrambi i Cassini: due sull'altezza della polare e la nutazione dell'asse terrestre, 13 sui satelliti di Giove, 16 di eclissi di Sole e Luna, 5 di passaggi di Mercurio e Venere sul Sole, uno sul meridiano di Parigi, 7 su comete, 3 su occultazioni di stelle, uno di patologia oculistica (ispirato forse dagli studi giovanili) e 9 di meteorologia. Con i volumi della Connoissance essi costituiscono tutti gli scritti editi del M. a conferma del suo strenuo specialismo.
Le Observations de la comète qui a paru au commencement du mois de février de cette année 1743, et de l'orbite de la comète de 1729 (apparse nei Mémoires per il 1743, pp. 193-198) proposero un calcolo dell'orbita di quelle comete che, secondo La Caille, fu il primo dato esatto del genere pubblicato in Francia. Nelle Observations de la comète qui a paru au mois d'août 1746 (nei Mémoires per il 1746, pp. 55-62) il M. inserì anche le osservazioni di due "stelle nebulose", che sospettò essere due ammassi stellari anche se i suoi telescopi non riuscivano a risolverli nei loro componenti (sono noti oggi come gli ammassi globulari M2 e M15). Ma il lavoro maggiore, "grand" e "fruit d'un travail immense" (Delambre), fu il Mémoire sur les éléments de la variation de l'inclinaison et de la libration des noeuds du second satellite de Jupiter (nei Mémoires per il 1768, pp. 298-331), nel quale il M. utilizzò, oltre alle proprie, tutte le osservazioni storiche sui moti di Europa, stabilendo un punto d'avanzamento superato solo dai progressi strumentali e teorici dell'ultimo Settecento.
Non risultano segni di attenzione del M. per il clima di idee preilluministico e illuministico, né di rapporti significativi con gli esponenti di queste idee nel mondo scientifico e dell'Académie, a partire da d'Alembert. Sembra quindi che, almeno nella condotta pubblica, condividesse il totale allineamento politico, ideologico e religioso dei Cassini alla monarchia borbonica. Nella sua vita di quasi asceta della scienza le sole amicizie strette risultano quelle con i parenti (particolarmente con Jacques Cassini e poi con Jean-Dominique Cassini de Thury, che fu in parte suo allievo) e con La Caille. J.-S. Bailly, che pure fu in rapporto scientifico con lui e nei Mémoires per il 1765 pubblicò una interpretazione meccanica d'un articolo del M. sulle variazioni dell'orbita di Europa (pp. 491-498; il testo di Bailly segue da p. 499), nella sua Histoire de l'astronomie moderne ne considerò il lavoro in termini cortesi, ma che non denotano vicinanza né particolare apprezzamento. Anche Lalande, successore del M. nel redigere la Connoissance e poi nel seggio accademico lo menzionò nella Bibliographie astronomique in termini distaccati. Il M. non sembra neppure aver molto curato la corrispondenza scientifica, della quale non restano tracce apprezzabili (non subentrò neppure a Giacomo Filippo nel conservare lo stretto rapporto di questo con l'Osservatorio dell'Istituto delle scienze di Bologna, il cui ampio archivio non conserva alcuna sua lettera).
La morte di Cassini (II), nel 1756, e di La Caille, nel 1762, accrebbero la tendenza del M. a isolarsi; egli uscì sempre meno dall'Osservatorio. Come tributo a La Caille curò un'edizione del suo Coelum australe stelliferum (Parigi 1763). Sofferente di disturbi addominali, maturò in seguito la decisione di tornare stabilmente a Perinaldo. Ottenne il distacco dall'Académie passando tra i soci veterani e lasciando il posto a Lalande; secondo alcuni gli fu anche concesso di conservare gli emolumenti in cambio dell'invio di osservazioni ma secondo Delambre, il M. li avrebbe lasciati a Lalande, che però "paraît avoir pris avec lui des arrangements particuliers, pour lui en laisser le revenu".
Nel 1771, con l'aiuto del nipote Giacomo Filippo, il M. tornò in Italia, portando con sé numerosi strumenti e libri. I primi dovevano servirgli per proseguire le osservazioni, mentre i secondi nella residenza di famiglia si aggiunsero a quelli del fratello formando una biblioteca cospicua, detta poi Maraldiana, dispersa progressivamente a cominciare dal tardo Ottocento. Già nel 1772 il M. inviò osservazioni all'Académie (apparse nei Mémoires per quell'anno, I, pp. 325-332); altre, in parte ancora riguardanti i satelliti di Giove, apparvero nei volumi per il 1774 (pp. 10-14), 1776 (pp. 574-579), 1777 (pp. 441 s., 473-483), 1778 (p. 486), 1779 (pp. 19-22). Un ultimo gruppo di osservazioni sui satelliti apparve nel volume relativo al 1786 (pp. 613-615), col nome del nipote, ma il M. vi ebbe ancora parte. A Perinaldo il M. si adoperò anche per la piccola Comunità: col fratello curò l'avvio d'una scuola primaria usando un lascito apposito di Cassini (I), che aveva ottemperato a una volontà del padre.
Il M. morì a Perinaldo il 14 nov. 1788, lasciando come erede il nipote.
Fonti e Bibl.: I libri e le carte del M. sono per lo più perdute o disperse; una parte, relativa ai rapporti con l'Académie e al lavoro scientifico degli ultimi anni, sembra essere stata venduta dagli eredi all'istituto parigino, ma non è ancora a disposizione del pubblico. La Bibliothèque dell'Observatoire di Parigi conserva manoscritti con Observations (D.2; D.27). Un elenco degli editi, che esclude i volumi della Connoissance, è in Table générale des matières contenues dans l'Histoire et dans les Mémoires de l'Académie royale des sciences, V-IX, Paris 1747-86, ad indices; v. anche P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Milano 1952, coll. 102-105, e J.C. Houzeau - A. Lancaster, Bibliographie générale de l'astronomie jusqu'en 1880, London 1964, ad nomen. A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium, VIII, Pisis 1781, pp. 293 s.; J.-S. Bailly, Histoire de l'astronomie moderne depuis la fondation de l'école d'Alexandrie jusqu'à l'époque de MDCCLXXXII, Paris 1779-82, II, pp. 593-596; III, pp. 36, 67, 69, 73, 131, 133; J.-F. de Lalande, Bibliographie astronomique; avec l'histoire de l'astronomie depuis 1781 jusqu'à 1802, Paris 1803, pp. 419, 422, 482; la fonte quasi unica sulla vita del M. è l'elogio di J.-D. Cassini, in Id., Mémoires pour servir à l'histoire des sciences et à celle de l'Observatoire de Paris, Paris 1810, pp. 348-357; J.B. Delambre, Histoire de l'astronomie au XVIIIe siècle, Paris 1827, pp. 239-250; C. Wolf, Histoire de l'Observatoire de Paris, Paris 1902, ad ind.; F. Boquet, Histoire de l'astronomie, Paris 1925, pp. 403 s., 425 s.; N. Nielsen, Géomètres français du XVIIIe siècle, a cura di N.E. Nörlund, Copenhague-Paris 1935, pp. 297-300; R. Taton, Maraldi Giacomo Filippo - M. G.D., in Dictionary of scientific biography, IX, New York 1974, pp. 89-91; A. Cassini, I Maraldi di Perinaldo, Perinaldo 2004, pp. 43-52; J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exakten Wissenschaften, II, Leipzig 1863, col. 38.