GIOVANNI di Turino (Turini, Giovanni)
Nacque a Siena intorno al 1384 da Turino di Sano e da "madonna Tommasa di Giusto di maestro Vanni" (Milanesi, 1873, p. 136).
Il padre era a capo di una bottega orafa, nella quale lavorarono sia G. sia, più tardi, il fratello Lorenzo. Inizialmente, almeno da un punto di vista formale, G. fu attivo in subordine al padre: fino alla fine del terzo decennio del secolo, i documenti ne ricordano il nome, accompagnato dalla qualifica di orafo, ma preceduto sempre da quello di Turino, e connotato spesso dalla specificazione "suo figliuolo". Tuttavia, fin dai primi lavori G. sembra assumere il ruolo di figura preminente all'interno dell'impresa paterna: a Turino infatti, in assenza di opere sicuramente autografe, la critica non attribuisce i lavori pure allogati alla sua bottega.
I primi atti che riguardano G. sono relativi al 1414 e a opere perdute. A questa data risalgono la realizzazione degli smalti, su incarico dell'Opera del duomo, da porre sul basamento del S. Savino, la statua in argento eseguita nello stesso anno da Ambrogio di Andrea, nonché l'esecuzione di un elmo d'argento dorato, voluto dal Comune di Siena per ricompensare le imprese del capitano Angelo Broglio, detto Tartaglia da Lavello.
A testimoniare dell'importanza attribuita dalle istituzioni senesi alla bottega di Turino e a G. sta soprattutto la prestigiosa commissione, giunta il 16 apr. 1417 da parte dell'Opera del duomo, per la realizzazione delle due formelle con la Nascita e la Predica del Battista, destinate a decorare la vasca del fonte del battistero di Siena, un'opera che vide attivi artisti di grande rilevanza, quali Lorenzo Ghiberti e Donatello. Nel corso del 1417 G. riceveva pagamenti per la cera e l'anno successivo eseguiva la fusione di una formella, mentre la seconda fu gettata nel 1420 (Bacci, 1929).
È stato notato come le due formelle presentino notevoli affinità, fino a giungere alla citazione puntuale, con l'opera di Ghiberti, e in particolare con quanto egli andava progettando per la porta nord del battistero fiorentino (Krautheimer). I dati documentari attestano una frequentazione da parte di G. della bottega fiorentina dell'artista. Ghiberti era stato a Siena nel luglio del 1416 su richiesta dell'Opera del duomo per un parere sul progetto del fonte battesimale, espresso con riserva di pronunziarsi nuovamente. E G., il 18 dicembre, era stato inviato a Firenze per sollecitare il nuovo viaggio a Siena di Ghiberti, con il quale egli cominciò a stringere anche rapporti di amicizia: il 21 maggio dell'anno successivo, G. fu tra i testimoni a Siena per l'atto di allogazione a Ghiberti di due formelle per il fonte, il Battesimo e la Catturadel Battista. Nel 1419 G. è documentato nuovamente a Firenze, presso Ghiberti. Lo sarebbe stato ancora nel 1425, anno in cui, al 16 aprile, è datata anche una lettera nella quale il maestro fiorentino chiedeva a G. di adoperarsi per fargli riavere alcuni disegni dati a "Ghoro" (verosimilmente l'orafo Goro di ser Neroccio) e poi passati a Domenico di Niccolò (Domenico dei Cori). La lettera attesta il proseguimento dei rapporti tra i due artisti e mostra come G. fungesse da tramite per la diffusione delle idee di Ghiberti a Siena.
Nel 1424, insieme con il padre, partecipava alla realizzazione del grande Monogramma di s. Bernardino, ancora oggi sulla facciata del palazzo pubblico, eseguendo i 12 raggi di rame, le lettere e il cintolo del Nome di Gesù. Nel 1426 restaurava il reliquiario del Corporale di Ugolino di Vieri per il duomo di Orvieto. L'anno successivo eseguì una placca di rame dorato con la Lupa di Siena, oggi nel palazzo pubblico.
Nel 1429 venne affidata a G., e al fratello Lorenzo, una delle opere più importanti che di lui ci rimangono, la Lupa con i gemelli, gettata in bronzo per la colonna davanti al palazzo pubblico, e oggi situata nel Museo civico. Fu realizzata l'anno successivo insieme con le lastre in rame con gli stemmi del Comune di Siena, dei terzi e delle Compagnie militari.
Dal 1425 G. è documentato anche come scultore in pietra: gli fu commissionata l'esecuzione di una statua per la cappella di Piazza, oggi perduta; ma fu soprattutto attivo ai pannelli per il pulpito voluto da Simone di Angelo Rocci per la chiesa di S. Domenico (De Nicola).
Nel 1425 moriva Giovanni di Francesco da Imola (detto Conte Giovanni), al quale era stato originariamente affidato il lavoro. Egli aveva eseguito il S. Marco, ma aveva lasciato incompiuto il S. Luca. G. portava a termine l'impresa, saldata nel 1426, completando la lastra con il S. Luca, ed eseguendo i pannelli che oggi sono murati nella cappella del Sacramento nel duomo di Siena, rappresentanti S. Giovanni Evangelista, S. Matteo, e S. Paolo.
Tra il 1428 e il 1434 tornava ad occuparsi del fonte battesimale, a collaborare cioè ai lavori di rifinitura e ornamentazione per il bacino inferiore.
Eseguì tre delle sei statuette di Virtù per i tabernacoli angolari dello stesso bacino (1428-31): Giustizia, Carità e Prudenza. In particolare queste ultime due sembrano piuttosto vicine alla Fede e alla Speranza, eseguite nel 1429 da Donatello, i cui modi dovettero influenzare G. anche nella realizzazione dei putti (1431), dei quali se ne conservano due dei tre originali. In collaborazione con il frate domenicano Pietro di Giovanni eseguiva inoltre le due fasce in rame smaltato a champlevé recanti le iscrizioni da apporre nel fregio superiore della vasca (1428-34), e infine, nel 1434, consegnava lo sportello per il tabernacolo del fonte.
Al 1433 e 1434 sono registrati a favore di G. pagamenti per un'acquasantiera in duomo (ancora oggi nella sua collocazione originaria), che offrì il modello per quella realizzata tra il 1434 e il 1438 per la cappella dei Signori in palazzo pubblico.
Posta sulla parete esterna della cappella, è costituita da una pila in marmo, modificata nel Cinquecento con l'aggiunta dello stemma mediceo, sorretta, come quella del duomo, da un angelo in bronzo dorato, e sormontata da un gruppo con il Cristo benedicente seduto tra due angeli, aggiunto nel 1438.
L'8 giugno 1446 il Concistoro allogava al G. e al fratello Lorenzo l'esecuzione della cassetta per contenere la cappa di Bernardino da Siena, destinata alla basilica dell'Osservanza. Sebbene siano registrati pagamenti fino al 1461, a quella data l'opera non era stata ancora avviata, ma ne era stato fornito il disegno. Poiché già nel giugno del 1454 si affidava l'incarico a Francesco d'Antonio - che realizzò il reliquiario (Siena, Museo A. Castelli), con ogni probabilità sul disegno esistente -, è plausibile collocare la morte di G. tra la fine del 1453 e i primi mesi dell'anno successivo (Cecchini, pp. 12 s.).
Per quanto non esistano documenti che attestino una sua attività nel campo della scultura lignea, sono state attribuite a G. alcune opere.
Si tratta del S. Giovanni Battista (Montalcino, Museo di arte sacra); del S. Antonio Abate della chiesa della Misericordia di Siena, da datarsi probabilmente al 1424 (Butzek); del S. Antonio Abate, nella cripta di S. Domenico a Siena; del S. Antonio Abate (Anghiari, Museo di Palazzo Taglieschi); della Madonna del Magnificat, attribuita anche a Francesco di Domenico di Valdambrino (Siena, S. Agostino), che doveva essere la parte centrale di un polittico dipinto da Taddeo di Bartolo e Gregorio di Cecco di Luca per la cappella Marescotti e datato 1420 (Neri Lusanna). A G. è stata ricondotta anche una Madonna in terracotta, conservata al Rijksmuseum di Amsterdam.
Si conoscono altre opere di G. documentate ma perdute, commissionate nella maggior parte dall'Opera del duomo e, in second'ordine, dal Comune di Siena.
Nel 1416, in occasione dei festeggiamenti per l'Assunta, realizzò alcune statue (ma non se ne conosce la materia); lo stesso anno gli venne allogata una statua d'argento di S. Vittorio per il duomo, per il quale eseguiva, ancora in argento, le due statue di S. Ansano e S. Crescenzio (risultano pagamenti nel 1425 e nel 1427). Nel 1423 è documentata l'esecuzione di due turiboli per la sacrestia del duomo. Nel 1428, con la collaborazione di Niccolò Treguanucci, gettava due angioletti in argento, destinati a Martino V. Nel 1440 G. e suo fratello Lorenzo si vedevano affidare la commissione per due statue di argento rappresentanti S. Pietro e S. Paolo per la cappella del palazzo pubblico, saldate nel 1444. A entrambi, per la stessa cappella, fu allogata nel 1443 una Madonna. Nel 1444 si registrano pagamenti, ancora insieme con il fratello, relativi a un Cristo risorto per il duomo. Nel 1447 un altro pagamento da parte ancora dell'Opera, riguarda la doratura di una Vergine Maria. Nel 1450 si hanno notizie di una croce per la sagrestia del duomo.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1879, p. 289; G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1854, I, pp. 281 s.; II, pp. 86-88, 91 s., 120 s., 129-131, 137 s., 161, 175, 184, 221, 315; Id., Sullastoriadell'arte toscana, Siena 1873, pp. 136-140; A. Lisini, La Lupa dorata su la colonna del palazzo pubblico, in Miscellanea storica senese, I (1893), pp. 171 s.; S. Borghesi - L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 94, 127 s., 139; V. Lusini, Il duomodi Siena, I, Siena 1911, pp. 277, 331, 351; II, ibid. 1939, pp. 20, 23-25, 48-51, 55, 84; G. De Nicola, Studi sull'arte senese, II, Di alcune sculture nel duomo di Siena, in Rassegna d'arte, XVIII (1918), pp. 150-153; P. Bacci, La "Colonna" del Campo proveniente da avanzi romani presso Orbetello e la "Lupa" di G. e Lorenzo Turini, orafi senesi (1428-1430), in La Balzana - Rassegna d'arte senese e del costume, I (1927), pp. 227-231; Id., Jacopo della Quercia, Siena 1929, pp. 99, 108, 117-120, 154, 159 s., 215-218, 221-229; R. Krautheimer, Ghibertiana, in The Burlington Magazine, LXXI (1937), p. 70; G. Cecchini, Vicende di tre opere d'arte, fra l'ordinazione e il loro compimento, in Bull. senese di storia patria, LXII-LXIII (1955-56), pp. 8-14; C. Del Bravo, Scultura senese del Quattrocento, Firenze 1970, pp. 32-52; A. Bagnoli, in Jacopo dellaQuercia nell'arte del suo tempo (catal., Siena), Firenze 1975, pp. 204-209; Id., in Jacopo della Quercia tra gotico e rinnovamento…, Atti… Siena 1975, Firenze 1977, pp. 151-154; E. Neri Lusanna, Un episodio di collaborazione tra scultori e pittori nella Siena del primo Quattrocento: la "Madonnadel Magnificat" di S. Agostino, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXV (1981), pp. 325-340; D. Cinelli, in Il gotico a Siena (catal., Siena), Firenze 1982, pp. 377, 381 s. (con bibl.); A. Cairola, ibid., pp. 378 s.; M. Cordaro, Vicende costruttive. Trasformazioni, decorazioni, completamenti nel corso delQuattrocento, in Il palazzo pubblico di Siena, a cura di C. Brandi, Cinisello Balsamo 1983, pp. 83, 87 s., 95; U. Morandi, ibid., pp. 425 s.; M. Butzek, Statue des hl. Antonius Abbas, in Die Kirchen von Siena, I, 1, München 1985, pp. 319, 362 s., 387 n. 599; A. Bagnoli, in Sculturadipinta (catal.), Siena 1987, pp. 164 s., 169 s. (con bibl.); L. Bellosi, ibid., pp. 166-168; I. Baehr, Holzskulptur der hl. Antonius Abbas, in Die Kirchen vonSiena, II, München 1992, p. 633; F. Negri Arnoldi, La scultura del Quattrocento, Torino 1994, pp. 49 s., 53, 293; L'Archivio dell'Opera della metropolitana diSiena. Inventario, a cura di S. Moscadelli, München 1995, I, p. 99; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIII, pp. 488 s. (s.v. Turino di Sano).