GIOVANNI di Salerno
Monaco vissuto nel sec. X, G. fu discepolo di Oddone, secondo abate di Cluny, del quale scrisse la Vita su richiesta di una comunità monastica di Salerno, poco dopo la morte del santo avvenuta nel 942. La bibliografia relativa alla vita di G., di cui si conosce pochissimo, si fonda principalmente sulle notizie che G. stesso fornisce nella Vita Odonis, nel cui prologo afferma di essere nato in Italia ("me tellus Italica edidit", ed. in Patr. Lat., col. 46B) per giustificare le notizie lacunose di cui disponeva circa la famiglia di Oddone.
Romano lo designa l'Arnaldi, basandosi sul racconto che G. stesso ha fatto dell'incontro con Oddone - avvenuto a Roma nei primi mesi del 938 (939 nell'ed. cit.) - quando l'abate cluniacense strappò G. al mondo e ai genitori per ricondurlo, verso la fine di quell'anno, monacato a Roma. Infatti, mentre Oddone si fermò a Pavia presso re Ugo, G. proseguì per Cluny, dove venne affidato a Ildebrando perché lo istruisse nell'osservanza monastica. Da Cluny i due ripartirono poi per Roma, valicando le Alpi Cozie prima della fine dell'estate e da Roma si rimisero in marcia verso la fine del 938 o l'inizio dell'anno successivo "ut pacis legationes fungeremur inter Hugonem Longobardorum regem, et Albericum Romanae urbis princeps" (ibid., col. 64C). E poiché Leone VII morì nel luglio del 939, "è necessario rimandare almeno all'inizio dell'anno precedente la data del primo incontro fra Oddone e Giovanni", essendo verosimilmente un errore di trascrizione lo scambio di data fra il 938 e l'839, corretto poi in 939 (Arnaldi, p. 21).
Prima del soggiorno cluniacense, la formazione di G. avvenne a Roma sotto la guida del magister Arnolfo. Questa indicazione, unita a quella sull'origine romana della famiglia di G. e su di un cugino monaco nel monastero di S. Paolo a Roma, dove G. fu eletto priore, "fanno pensare che Giovanni fosse proprio romano" (Arnaldi, p. 19). In qualità di priore si recò nel 942 a Napoli, per risolvere una questione relativa al monastero; sbarcato a Porto, mentre faceva ritorno a Roma si imbatté in alcuni nobili romani che, riconoscendo in lui un amico di Oddone, gli riferirono un fatto prodigioso accaduto il 15 agosto durante la sua assenza.
La denominazione salernitana, cui il nome di G. è associato nei repertori insieme con quella di cluniacense, gli deriva dall'aver composto la Vita Odonis nell'estate del 943 secondo l'Arnaldi (nel 945 per Chagny) in un monastero di Salerno, nel quale non è chiaro se fosse semplice monaco, priore o abate. Secondo la narrazione premessa alla Vita Odonis, mentre cercava di concludere - nonostante i dolori allo stomaco - il lavoro di trascrizione dell'Historia Lausiaca di Palladio, intrapresa su richiesta dei confratelli salernitani, G. ricevette la visita del monaco Adelrado e di Giovanni, funzionario dell'amministrazione di Salerno. Sapendo che il ricordo di Oddone risultava caro a G. e benefico per la sua salute, i due gli chiesero di rievocarne la figura e di affidarne il racconto della vita a uno scritto che trasmettesse ai posteri l'eredità spirituale del santo.
Del testo della Vita Odonis si distinguono diverse recensioni (per le quali cfr. Bibliotheca hagiographica Latina, nn. 6292-6296). Maria Luisa Fini ha distinto, sulla base della recensione di nove manoscritti, due diverse redazioni; a queste Dominique Iogna-Prat (1992), sulla base di cinque testimoni supplementari, tre dei quali attesterebbero un'organizzazione del testo ancora differente, ne ha aggiunta una terza. Il testo è stato oggetto di numerosi rimaneggiamenti, fra i quali è possibile distinguere due tipi di interventi: epitomi parziali e rimaneggiamenti profondi, intesi ad abbreviare e riorganizzare il testo con aggiunta di alcuni episodi (per quest'ultima tipologia, cfr. Bibliotheca hagiographica Latina, nn. 6297-6299).
A G. è stata ricondotta da Gabriella Braga anche la raccolta di Sententiae morales super Iob Iohannis abbatis, conservata in un solo codice, di più mani, degli inizi del secolo XI (Montecassino, Arch. della Badia, 317 E). La Braga, riportando all'attenzione degli studiosi, con un'indagine minuziosa, il codice e l'opera, ha risolto in favore di una compilazione originale di G. il problema dei rapporti tra le Sententiaemorales e l'epitome ai Moralia di Oddone di Cluny. Nel prologo, che è l'unica parte dell'opera edita (in Bibliotheca Casinensis, seu Codicum manuscriptorum qui in tabulario Casinensi asservantur, s. 5, 1, Montis Casini 1894, pp. 101 s.), G. ricorda fra i suoi scritti la "vitam sanctissimi patris nostri Odonis venerabilis vitae abbatis, quam videlicet cum magno labore donante Deo exposui" (p. 102), svelando la sua identità di autore. È interessante notare, poi, che nel prologo delle Sententiae e nella Vita Odonis G. usa la stessa espressione per indicare la sua origine italiana ("me tellus Italica edidit"). Ma ricorda anche, nelle Sententiae, la sua attività di copista e scrittore dovuta alle pressanti richieste dei suoi confratelli desiderosi di apprendere i sacri precetti. G. elenca scritti che ha solo esemplato e che rappresentano il classico repertorio monastico di tradizione greca: "quapropter scripsi eis [fratribus] prius vitae sanctorum patrum […]. Post haec vera Instituta Patrum, necnon et Collationes eorumquam et librum sancti Paterii. Sed et regulam sancti Basilii ac deinde sanctorum Patrum Pachomii atque Panutii et Macharii, Serapionis et alterius Macharii" (ibid.); mentre distingue la sua produzione di scrittore: "vitam sanctissimi patris nostri Odonis venerabilis vitae abbatis, quam videlicet cum magno labore donante Deo exposui" (ibid.). G. mostra una particolare predilezione per le opere che costituiscono il classico repertorio monastico di origine greca. Infatti, accanto agli Instituta e alle Collationes di Cassiano troviamo la Regola di s. Basilio e la Historia Lausiaca di Palladio. Le notizie sono preziose perché permettono di delineare meglio la sua attività di calligrafo, ricordata nel passo sopra citato del prologo alla Vita Odonis. Nelle Sententiae egli ricorda di aver ricopiato varie opere, tra cui il "librum Sancti Paterii" (ibid.), cioè il Liber testimoniorum, compilazione articolata secondo i vari libri della Bibbia di cui sono riportati versetti e relativi commenti, tratti dai Moralia e dagli altri scritti di Gregorio Magno. Parlando dell'impresa che fu la compilazione della Vita Odonis, G. consente inoltre di delimitare meglio il periodo in cui le Sententiae videro la luce.
Sappiamo che qualche anno dopo aver scritto la Vita Odonis G. decise di compilarne una seconda redazione, anche se non è possibile stabilire esattamente quando. Nel prologo delle Sententiae G. parla semplicemente della "vitam sanctissimi patris nostri Odonis venerabilis vitae abbatis quam videlicet cum magno labore donante Deo exposui" (ibid.), senza alcun accenno a una nuova redazione. Questo ha indotto la Braga a porre la redazione delle Sententiae verso la metà del X secolo. Sempre nel prologo G. ricorda come, dopo aver letto e commentato ai confratelli tutte le opere da lui copiate e scritte, avesse sentito il desiderio di raggiungere mete più alte "et modo de omeliis evangeliorum, modo de commentariorum libris haec conabatur excerpere" (ibid.). Fra questi si impongono, per l'importanza che ebbero nell'insegnamento di Oddone, i Moraliain Iob da cui G. intendeva prelevare centosessanta sententiae, premettere a ognuna un breve periodo che ne spiegasse il contenuto per liberare il lettore dalla fatica di leggere tutta l'opera: "quapropter acceptis iam fatis codicibus CLX sententias ex eis excerpsi unoque eas volumine complexi et singula propriis titulis inluminavi quatenus a lectori animo lugubratio superscriptionis fastidium auferret prolixe lectionis" (ibid.). Il manoscritto cassinese ne riporta solo 153, di cui solo 120 sono complete dei tituli di Giovanni da Salerno. Nella scelta dei passi non viene rispettata la divisione in libri dell'opera di Gregorio. Complessivamente il materiale è organizzato secondo gli argomenti dei Moralia, preferendo la trascrizione ad verbum del testo. Il suo apporto autorale riguarda la scelta dei singoli brani, i tituli e le loro caratteristiche, l'esattezza con cui rendono il contenuto del testo a cui sono premessi.
La Vita Odonis è stata edita, nella sua redazione più ampia, da J. Mabillon negli Acta sanctorum Ordinis S. Benedicti, saec. V, Luteciae Parisiorum 1685, pp. 150-186, e da J.-P. Migne, Patr. Lat., CXXXIII, coll. 43-86; l'editio minor della Vita è stata pubblicata da M.L. Fini (1968-70, pp. 208-259).
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