GIOVANNI di Mirecourt (Iohannes de Mirecuria)
Cisterciense (e dal colore dell'abito detto quindi monachus albus) del sec. XIV, seguace dell'occamismo e, insieme con Nicola di Autrecourt, energico rappresentante delle tendenze critiche e scettiche di tale scuola. Di qui la condanna che, da parte dei magistri theologiae dell'università di Parigi, colpì nel 1347 quaranta tesi del suo commento alle Sentenze del Lombardo, sulle quali dal 1345 egli faceva lezione come baccalaureus theologiae.
I motivi critici e scettici sono notevoli tanto nella dottrina gnoseologica quanto in quella etica. Nella prima, caratteristica è la distinzione di una conoscenza di prim'ordine da una conoscenza di second'ordine. Questa si riferisce alle cose esterne, e non ha carattere di certezza, perché la divinità potrebbe agire in tal modo sugli organi conoscitivi, da deformarne gli effetti. Sicura invece è la conoscenza di prim'ordine, e cioè quella deduttiva, in quanto derivata analiticamente da altri concetti, e a questa appartiene la conoscenza della propria esistenza soggettiva, essendo questa deducibile già in forza del semplice principio di non contraddizione, giacché anche per dubitare della propria esistenza è necessario esistere. Così a motivi occamistici si somma acutamente, in questa gnoseologia, il principio agostiniano (e poi cartesiano) della certezza di sé. Analogamente basata sull'assoluto volontarismo della teologia occamistica (per quanto non senza divergenze, dipendenti forse dall'influsso delle teorie di Th. Bradwardine) è la concezione etica, secondo la quale dall'onnipotente volontà divina (o almeno dalla sua voluntas beneplaciti, dal suo permesso) deriva ogni azione umana, giustificata quindi tanto nel bene quanto nel male. Le 40 tesi condannate sono state pubblicate da H. Denifle (in Chartularium Univers. Parisiensis, II, Parigi 1891, pagine 610-14); il commento alle Sentenze è ancora inedito. Pubblicati inoltre (a cura di A. Birkenmajer, in Vermischte Untersuchungen, Münster 1922, pp. 91-128 e di H. Denifle, op. cit., p. 613 segg.) sono due scritti giustificativi, uno precedente e l'altro seguente la condanna.
Bibl.: K. Michalski, Les courants philos. à Oxford et à Paris pendant le XIVe siècle, Cracovia 1922, pp. 78-81; id., Les sources du criticisme et du scep. dans la phil. du XIVe siècle, Cracovia 1924, pp. 23-25. Più ampia bibl. in Ueberweg-Geyer, Grundriss d. Gesch. d. Philos., II, 2ª ed., Berlino 1928, pp. 588 e 783.