Monaco cisterciense (e quindi detto, dal colore dell'abito, monachus albus), vissuto nel sec. 14º. Nel 1344-45 (o forse 1345-46) commentava le Sentenze del Lombardo all'università di Parigi (ne restano due redazioni di cui più ampia e sicuramente autentica la prima). Seguace di Occam e di T. Bradwardine, G. spinge all'estremo certi motivi nominalistici e volontaristici dell'occamismo, accentuando, come Nicola di Autrecourt, posizioni critico-scettiche sia nella dottrina gnoseologica (in cui distinse una conoscenza di prim'ordine, certa per la sua analiticità deduttiva, e comprendente, agostinianamente, anche la certezza di sé, da una conoscenza di second'ordine, riferentesi alle cose esterne e non certa), sia in quella etica (in cui sostenne che ogni azione umana, derivando dall'onnipotente volontà divina, è giustificata sia nel bene sia nel male). Per questa tendenza scettica e critica, 40 tesi del suo commento furono condannate (1347) dai teologi di Parigi (G. rispose con due "apologie").