GIOVANNI di Michele
Non è nota la data di nascita di questo intagliatore e intarsiatore di legnami attivo a Pisa nella seconda metà del Quattrocento, figlio di Michele di Giovanni detto lo Spagnolo (o, anche, Michele Spagnolo).
L'apprendistato di G. dovette svolgersi presso il padre, maestro intagliatore di legnami, del quale fu il più stretto collaboratore per almeno venti anni (1476-96 circa).
Dalla documentazione archivistica relativa ai cantieri pisani quattrocenteschi, oggetto degli studi di Supino (1893) e Tanfani Centofanti (1897), e di più recenti ricerche a opera di Novello (1995), si può inquadrare la figura di G. in un contesto piuttosto ben documentato, sebbene privo di buona parte delle opere da lui realizzate.
G. è attestato con certezza per la prima volta nei documenti dell'Opera del duomo di Pisa nel febbraio 1476; mentre per una citazione precedente, datata dicembre 1475, v'è qualche incertezza di identificazione (Pisa, Archivio capitolare, Ricordanze, B.1.IV., cc. 21r, 24v: comunicazione di R.P. Novello). Egli compare, insieme con il padre, tra i numerosi collaboratori di Baccio e Piero Pontelli; è plausibile dunque che entrambi avessero seguito i Pontelli da Firenze a Pisa. Questi ultimi erano probabilmente all'inizio della loro carriera e finché restarono a Pisa furono gli unici intestatari delle commissioni loro affidate.
Negli anni compresi fra il 1462 e il 1476 i maestri fiorentini svolsero a Pisa un ruolo fondamentale per la diffusione della tarsia rinascimentale. Tra l'ottavo e il nono decennio il cantiere pisano divenne il punto d'incontro dei maestri della tarsia toscana e di quella padana (oltre ai Pontelli e a Michele Spagnolo, Cristoforo Genesini da Lendinara, Giuliano da Maiano, Francesco di Giovanni, detto il Francione, e molti altri meno noti). La più aggiornata storiografia guarda al cantiere retto da Michele Spagnolo e dai figli G. e Lorenzo, in cui lavorarono come autori delle tarsie figurate Guido da Seravallino e Giuliano di Salvatore, come al centro di propagazione a Pisa della tarsia prospettica fiorentina.
È noto che i Pontelli lasciarono presto Pisa per trovare miglior fortuna a Urbino. Alla loro partenza, tra la fine del 1477 e l'inizio del 1478, Michele Spagnolo appare nei documenti pisani come l'unico referente ufficiale per i lavori commissionati alla sua bottega; mentre il nome di G. si ricava dai pagamenti minuti delle spese effettive.
In quegli anni, G. collaborò a una lunga e ininterrotta serie di incarichi assunti dalla bottega per il duomo, le case dell'Opera, e vari monumenti nella piazza del Duomo. Le liste di questi lavori ci informano sugli oggetti più importanti, quali un leggio e alcuni banchi con postergali per la cattedrale, e testimoniano inoltre di numerosi interventi che vanno dalla realizzazione di uno scrittoio a quella di usci, finestre, casse, armadi, peducci per l'organo del duomo (Arch. di Stato di Pisa, Opera del duomo, Debitori e creditori, 564, cc. 194, 201: comunicazione di R.P. Novello).
Il nome di G. è legato principalmente alla realizzazione degli arredi lignei della cattedrale di Pisa, concepiti nella seconda metà del Quattrocento per l'antica sacrestia absidale e per il coro maggiore.
Quanto resta di tali arredi, ovvero diverse pregevoli tarsie pittoriche e una minima parte degli intagli originali (il tutto a opera di numerosi intarsiatori, intagliatori e legnaioli), è variamente ricomposto nell'area presbiteriale e nelle navate laterali e in parte collocato nell'adiacente Museo dell'Opera.
Questi lavori erano direttamente connessi al progetto di riassetto globale della tribuna della cattedrale. Sotto l'egida dei committenti, gli Operai della primaziale di Pisa Antonio di Iacopo dalle Mura e, dal 1488, Giovanni di Mariano, si volle realizzare una sacrestia absidale nello spazio della tribuna, separandola dal coro maggiore con un tramezzo marmoreo (1488-95) e dotandola di un arredo liturgico completo (coro, armadi, banconi) fra il 1488 e il 1490. Successivamente venne realizzato un nuovo coro ligneo nell'area centrale del presbiterio (o coro maggiore), iniziato nel 1493.
Negli anni 1488-89, G. attese, insieme col padre e col fratello minore, alla realizzazione del coro, nonché dei banconi e degli armadi. La decorazione lignea, commissionata dall'Opera, fu completata successivamente da una serie di sedie poste dietro l'altare maggiore, addossate al tramezzo marmoreo e realizzate dagli stessi negli anni 1490-93. Tra i lavori eseguiti fino al 1493 devono essere ricordati, oltre a varie opere di intaglio e intarsio, anche numerosi interventi di falegnameria (quali cornici e fodere per le spalliere delle sedie). Gli arredi lignei della sacrestia, che fu in gran parte risparmiata dall'incendio del 24-25 ott. 1595, furono purtroppo manomessi o danneggiati dagli interventi successivi, volti a salvarne le parti più pregevoli. Gli inquadramenti originari realizzati da G., oltre che da suo padre e dal fratello, sono da ritenersi in larga parte distrutti poiché, durante l'incendio, si provvide a salvare soprattutto i riquadri di tarsia figurata, inseriti poi nei rifacimenti successivi.
È datato al 20 nov. 1493 il minuzioso contratto (Supino, pp. 211 s.) col quale veniva affidata a Michele e ai suoi figli la realizzazione del nuovo coro maggiore della cattedrale, davanti all'altare, altra opera lignea di grande rilevanza municipale, che restò incompiuta alla morte di G. e fu completata solo nel corso della prima metà del Cinquecento.
Nonostante la scarsità di parti superstiti, quest'opera dovette essere eseguita in buona parte da G., giacché la sua rilevanza all'interno della bottega crebbe sempre più col passare degli anni, soprattutto dopo la morte del padre, avvenuta tra il 1496 e il 1498. È alquanto problematico, dopo le manomissioni secentesche e ottocentesche, stabilire con precisione quali siano le parti superstiti realmente ascrivibili a G., eventualmente in collaborazione col padre o col fratello. L'esteso lavoro di verifica documentaria e di ricostruzione delle vicende del cantiere pisano ha comunque permesso di collegare alcuni dati ai disiecta membra dell'apparato ligneo (Novello - Tongiorgi Tomasi, 1986; Novello, 1995). Tali ricerche portano a ritenere che G. sia stato il legnaiolo responsabile di molti lavori di sistemazione dell'impianto architettonico generale degli arredi lignei. Con ciò si intende la realizzazione di colonne, basi, capitelli, cornici, fregi e in qualche caso di semplici ornamenti dell'intero apparato ligneo. Tali lavori erano - oltre che intagliati - anche in parte direttamente decorati a tarsia o con lettere in oro dalla bottega di Michele e figli, e dovevano poi accogliere i riquadri di tarsia pittorica di altri artefici. Il fatto che a Pisa ai conti relativi agli incarichi loro affidati coincidano altre spese per quadri di tarsia a nome di Guido da Seravallino e Giuliano di Salvatore ha portato a pensare che Michele e G. abbiano esercitato un ruolo di coordinamento, incaricando della realizzazione dei riquadri di tarsia pittorica e degli intagli soprattutto altri artefici, come, oltre al già citato Guido, Giovanni di Bartolomeo di Antonio di Vanni e Diego da Toledo.
Il cantiere del coro maggiore fu interrotto nel 1496 e ripreso da G. e Lorenzo nel 1498, anno in cui subentrarono effettivamente al padre nel ruolo di intestatari della bottega; fu poi sospeso alla fine del 1499 per la sopravvenuta penuria di fondi e per la morte di Giovanni. Altri intagli, sempre per il coro maggiore, risultano pagati a Lorenzo nel 1499 (Novello, 1995, p. 434).
I lavori di completamento degli arredi ripresero sotto la direzione del Seravallino tra 1510 e 1513, coadiuvato da Lorenzo, Domenico di Mariotto e Antonio di Marco di Giano detto il Carota. Seguirono negli anni 1520-40 le aggiunte di Giovanni Battista Del Cervelliera e nel 1615 le panche intarsiate e intagliate di Bartolomeo Atticciati.
La disposizione attuale dei manufatti intarsiati, nel presbiterio e nelle navate laterali, rispecchia ancora la ricomposizione attuata all'inizio del Seicento e risente dei consistenti interventi di sostituzione ottocenteschi.
G. morì a Pisa nel 1499 (Novello - Tongiorgi Tomasi, 1986, p. 141 n. 53).
G. non deve essere identificato con il Giovanni di Michele di cui si hanno notizie a Firenze per il periodo compreso tra 1440 e 1452. Questi è il maestro di legname incaricato della realizzazione degli armadi della sacrestia di S. Croce e di altri lavori da Tommaso di Leonardo Spinelli, che lo cita nei suoi Ricordi, elencando le somme saldategli (Ricordi di Tommaso di Leonardo Spinelli (1440-1452), in F. Moisé, S. Croce di Firenze. Illustrazione storico-artistica, Firenze 1845, pp. 481-483).
La documentazione esistente permette di definire una forchetta cronologica di almeno venticinque anni tra l'attività di Giovanni di Michele e quella di G., che, tra l'altro, non è mai documentato col titolo di maestro di legnami.
L'attività di Giovanni di Michele è riconducibile attualmente solo alla realizzazione di parte degli importanti arredi lignei della sacrestia di S. Croce. Tra gli armadi recanti lo stemma Spinelli e risalenti al Quattrocento, quelli a lui attribuiti mostrano caratteristiche stilistiche proprie di una fase iniziale della tarsia pittorica toscana e presentano una ripartizione in fasce verticali decorate da un semplice motivo floreale intarsiato (M. Haines, La sacrestia delle Messe del duomo di Firenze, Firenze 1983, pp. 59 s.).
Fonti e Bibl.: I.B. Supino, I maestri d'intaglio e di tarsia in legno nella primaziale di Pisa, in Arch. stor. dell'arte, VI (1893), pp. 37-41, 153, 158, 160, 165-167, 211 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, per servire alla storia delle arti del disegno, Pisa 1897, pp. 286, 381-385; L. Marcucci, Per gli armari della sacrestia di S. Croce, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, IX (1960), p. 152; M. Gregori - R. Ruotolo - L. Bandera Gregori, Il mobile italiano, Milano 1981, p. 6; R.P. Novello, Tarsie di Guido da Seravallino per il duomo di Pisa, in Boll. stor. pisano, LV (1986), pp. 130-147; Id. - L. Tongiorgi Tomasi, Tarsie lignee, in Il Museo dell'Opera del duomo di Pisa, a cura di G. De Angelis d'Ossat, Pisa 1986, pp. 137-144; R.P. Novello, Le tarsie lignee, in Il duomo di Pisa, a cura di E. Carli, Pisa 1989, pp. 144-156, 235; G. Lucchesi, Il Museo dell'Opera del duomo di Pisa, Pisa 1993, pp. 84-89; A.M. Massinelli, Il mobile toscano, Milano 1993, pp. 27 s., 33, figg. 30, 32; R.P. Novello, Le tarsie lignee, in Il duomo di Pisa, a cura di A. Peroni, III, Modena 1995, pp. 301-312, 434; F. Quinterio, Giuliano da Maiano "grandissimo domestico", Roma 1996, pp. 90, 208-212.