BON, Giovanni di Francesco
Nacque intorno al 1355. Suo padre Francesco, soprannominato il Rosso (a torto alcuni pretendono che egli non ebbe figli), fu uomo di notevole valore ed esercitò le più alte cariche: nel 1351 era provveditore generale in Istria, nel 1355 era tra gli elettori del doge Giovanni Gradenigo, infine nel 1358 fu mandato presso il khān Mehmet Berdi beg, figlio di Gambeg Khān, per ottenere che fossero ristabilite le libertà commerciali di cui godevano i Veneziani nelle terre dei Tatari. Ancora bambino, nel 1364, il B. accompagnò il padre a Candia. Si può dunque affermare che egli conobbe da giovane la Romania veneziana, dove avrebbe svolto più tardi un'intensa attività.
Come ogni altro giovane nobile, il B. iniziò la carriera politica ed amministrativa verso il suo ventesimo anno. Aveva imparato bene il diritto e la contabilità, nonché le lingue straniere, specialmente il greco di cui, a quanto ci dicono i documenti, aveva un'ottima conoscenza, a pari del celebre Carlo Zeno. Pertanto fu scelto soprattutto per missioni di carattere amministrativo e, a quanto sembra, non partecipò mai ad azioni di guerra. Così, dopo gli anni di formazione nelle commissioni del Maggior Consiglio e del Senato, ottenne, nel giugno 1395, l'importante carica di camerario del regimen di Candia, che lo metteva in stretto rapporto con il duca di Candia. Possediamo il testo della sua commissione (inedita: Archivio di Stato di Venezia, Commissioni ai Rettori, busta 1, n. 12), che determina con precisione il ruolo e le competenze del magistrato, i suoi doveri, nonché l'atteggiamento da tenere nei riguardi della popolazione locale.
Rientrato a Venezia nel 1398, il B. si dedicò agli affari, mediante l'appoggio e la collaborazione del ramo cretese della sua famiglia. Non aveva raggiunto i quarantacinque anni quando, il 20 giugno 1400, redasse il suo testamento: la fortuna di cui allora disponeva ammontava a circa 40.000 ducati d'oro, in mobili ed immobili nonché titoli di prestito pubblico, mentre poche risultano le sue proprietà fondiarie. Continuò poi a partecipare ai lavori del Senato, spesso consultato sulle cose di Romania quale savio degli Ordini. Alla fine del marzo 1408 fu eletto all'importante carica di sindaco e provveditore in Levante, cioè in Romania, da Corfú fino a Creta ed a Negroponte, insieme con Andrea Barbaro, Giacomo Michiel e Luca Tron.
Partiti il 27 apr. 1408, i quattro magistrati nel corso della loro ispezione dimostrarono fra l'altro la loro intransigenza nella revisione dei conti del duca di Creta Ludovico Morosini, del cui disordine era principale responsabile il predecessore del Morosini, Giovanni Bembo, che aveva gravemente dilapidato il denaro della Camera pubblica.
Il B. tornò a Venezia nel 1409. Da questo momento non si hanno altre notizie sulla sua attività, e non si può fissare con esattezza neppure la data della sua morte, che avvenne attorno al 1418. Suo figlio Francesco doveva anch'egli operare in Creta, dove fu capitano nel 1453.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, cc. 183 s.; Ibid., cod. Ital., clI. VII, 204/7462: Serie delle famiglienobili venete, racc. attrib. a p. Rocco Curti, p. 148; F. Thiriet, Régestes desdélibérations du Sénat de Veniseconcernant laRomanie, Paris-La Haye 1958, I, n. 325; II, n. 1299; Id., La Romanie vénitienne..., Paris 1959, pp. 222 ss.