GIOVANNI di Benedetto da Como
Nacque in Lombardia intorno al terzo decennio del XV secolo.
La sua formazione di miniaturista si svolse in ambito lombardo e milanese, in un clima artistico vicino ai modi di Giovanni da Milano.
Intorno al 1350 G. risulta attivo presso la corte dei Visconti; su commissione di Bianca di Savoia e del marito, Galeazzo (II) Visconti, realizzò la decorazione di un Libro d'ore, dal 1824 conservato a Monaco (Bayer. Staatsbibliothek, Cod. Lat. Mon., 23215).
Il codice, firmato dall'artista sul foglio di guardia, "Johan(n)es filius mag(ist)ri benedicti / de cumis me pinxit et ordinavit", può essere datato tra il 1350, anno del matrimonio tra Galeazzo (II) Visconti e Bianca di Savoia, e il 1387, anno della morte di quest'ultima (Castelfranchi Vegas). Le numerose miniature a piena pagina fanno riferimento, da un punto di vista iconografico, a modelli toscoemiliani e francesi, mentre è da sottolineare l'uso costante nella decorazione di una fascia inferiore che incornicia le immagini, con volute vegetali e, al centro, un personaggio a mezza figura inserito in un medaglione polilobato. Tale caratteristica è stata rilevata da molti studiosi per dimostrare le strette affinità stilistiche e compositive sia con opere quali gli affreschi degli oratori di Lentate, di Mocchirolo, di Solaro e di Albizzate, tutti realizzati tra il 1360 e il 1380 (Toesca), sia con il linguaggio degli artisti che lavorarono a Como nelle chiese di S. Lazzaro e di S. Agostino, di più stretta dipendenza dall'ambito milanese (Travi).
In una data vicina al 1383 G. lavorò a un Officium Beatae Mariae Virginis, redatto, per un personaggio non identificato, da un noto calligrafo attivo a Milano, Alberto de Porcelis, come testimoniano la firma e la data sulla carta 77r (Modena, Biblioteca Estense, Mss. lat. 862 alfa S.2.31).
La parte iniziale del codice viene generalmente attribuita a G. che ripete qui il tipo di figure del manoscritto precedente, così come la caratteristica spartizione della pagina, e dimostra sempre maggiore sensibilità per i modi della miniatura d'Oltralpe. Tale attribuzione è stata messa in dubbio per ragioni stilistiche, privilegiando l'ipotesi di riferire l'opera a un suo allievo (Quattrini). La decorazione venne abbandonata a uno stadio avanzato e completata solo nel pieno XV secolo.
All'attività di G. è collegabile anche un altro Offiziolo (Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds latin, 757), eseguito verso il 1380 per un personaggio ignoto, del quale è ripetuta più volte l'impresa.
Alcuni studiosi lo attribuiscono alla stessa bottega che realizzò quello di Bianca di Savoia, ma più frequentemente è considerato opera di suoi allievi che ripetono l'analoga mise en page e numerosi caratteri stilistici, anche se è evidente la presenza di artisti di maggior talento.
Le caratteristiche stilistiche dei due manoscritti riferiti a G. portarono Toesca sia a collegare l'influenza della sua opera anche sui miniatori che lavorarono ai Tacuina sanitatis, sia a ipotizzare una connessione con la produzione di Giovannino de Grassi. Kirsch (1991) ha supposto che proprio G. introdusse Giovannino de Grassi nel circolo dei miniatori che lavoravano per i Visconti.
A G. è stata anche attribuita una Crocifissione (ubicazione ignota), già facente parte della raccolta Artaud de Montor (Toesca).
Si ignorano il luogo e la data di morte di Giovanni.
Fonti e Bibl.: K. von Manteuffel, Die Gemälde und Zeichn. des Antonio Pisano, Halle 1909, p. 110; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Torino 1912, pp. 279-282, 324; F. Malaguzzi Valeri, La corte di Ludovico il Moro, III, Milano 1917, p. 113; R. van Marle, Development of the Italian schools of painting, IV, The Hague 1924, pp. 241 n. 2, 272; A. D'Ancona, La miniature italienne, Paris 1925, p. 21; A. Marabottini, Giovanni da Milano, Modena 1950, pp. 113 s.; E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan au XVe siècle, Paris 1955, p. 385; M. Salmi, La pittura e la miniatura gotica in Lombardia, in Storia di Milano, Milano 1955, V, pp. 867 s.; VI, p. 767; Id., La miniatura italiana, Milano 1956, pp. 40 s.; R. Cipriani, G. di B., in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (catal.), Milano 1958, pp. 25-27 (con bibl.); R. Longhi, Introduzione, ibid., p. XXVI; E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan, Suppl., a cura di T. de Marinis, Firenze-Paris 1969, p. 30; L. Cogliati Arano, Due libri d'ore lombardi eseguiti verso il 1380, in Arte lombarda, XV (1970), p. 42; Id., Miniature lombarde. Codici miniati dall'VIII al XIV secolo, Milano 1970, pp. 412-414; E.W. Kirsch, The Visconti hours: the patronage of Giangaleazzo Visconti and the contribution of Giovannino de Grassi, Princeton University (Ph.D. diss.), 1981, pp. 247-257; Dix siècles d'enluminure italienne (catal.), a cura di F. Avril, Paris 1984, pp. 58, 96 s.; K. Sutton, Codici di lusso a Milano: gli esordi, in Il Millennio ambrosiano, a cura di C. Bertelli, Milano 1989, pp. 112-115; Biblioteca Estense, Firenze 1987, p. 76 tav. XXIX; E.W. Kirsch, Five illuminated manuscripts of Giangaleazzo Visconti, University Park, PA, 1991, pp. 8-10, 15, 20, 29, 43, 45 n. 22, tavv. 6-8; L. Castelfranchi Vegas, Il percorso della miniatura lombarda nell'ultimo quarto del Trecento, in La pittura in Lombardia. Il Trecento, Milano 1992, pp. 297-321; C. Quattrini, ibid., p. 417; C. Travi, Il Trecento, in Pittura a Como e nel Canton Ticino dal Mille al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1994, p. 18; F. Moly-Mariotti, G. di B., in Enc. dell'arte medioevale, VI, Roma 1995, pp. 712-714; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 110; E. Aeschlimann, Dictionnaire des miniaturistes du Moyen Âge et de la Renaissance, Milano 1940, p. 80; P. D'Ancona - E. Aeschlimann, Dictionnaire des miniaturistes du Moyen Âge et de la Renaissance, Milano 1949, p. 92.