GIOVANNI di Avila (Juan de Ávila), beato
Scrittore ascetico, nato in Almodóvar del Campo nel 1500, morto a Montilla il 10 maggio 1569. Dopo gli studî di diritto a Salamanca (1514-1518) e di teologia in Alcalá (1520-25), fu ordinato sacerdote. Quando si accingeva a passare nelle Indie come missionario, fu indotto dalle autorità ecclesiastiche a predicare nell'Andalusia: ed egli visse tra Siviglia e Granata, tra Cordova e Montilla, portando tra laici e religiosi, popolani e nobili, il fervore della sua parola, che gli valse il nome di "apostolo dell'Andalusia". In relazione con Sant'Ignazio di Loiola, contribuì a fondare varî collegi della Compagnia, alla quale inviò non pochi dei suoi discepoli e nella quale pensava anche di entrare. Consigliere di santa Teresa, le diede l'approvazione per il celebre libro della Vida; esercitò anche una profonda influenza su S. Juan de Dios e sul venerabile Luis de Granada (v.): il suo primo biografo e il suo più grande emulo. Sospettato, una volta, di protestantesimo dall'Inquisizione di Siviglia, fu presto rilasciato: Leone XIII lo dichiarò beato nel 1894.
Delle sue prediche, ch'egli componeva di getto, nella solitudine della notte e della preghiera, non ci sono pervenute che le notizie di ammirazione dei contemporanei e dei discepoli; il trattato ascetico Audi, filia, et vide (1560) - composto per la nobildonna Sancha Carrillo - si ispira al salmo 44: libro caro a Sant'Ignazio per la profonda e riposata concezione della vita umana; gli altri opuscoli (Del Santísimo Sacramiento, Del conocimiento de si mismo, ecc.) trattano di ascetica teorica e pratica, ma l'opera che più compiutamente riflette l'ardore ascetico, e mistico della sua anima, è l'Epistolario espiritual para todos estados, raccolta di lettere inviate a donne, prelati, nobili, discepoli, nelle quali lo stile animato e quasi parlato si adegua alla diversa condizione sociale e psicologica dei destinatarî e alla varia indole degli argomenti, da quelli moraleggianti a quelli dottrinali, dagli empirici ai mistici. Da Seneca a S. Girolamo e da S. Paolo a S. Agostino, G. di A. attinge motivi e locuzioni; ma la sua prosa schietta e tutta mossa traduce il libero e originale movimento del suo pensiero, concreto e umano anche quando è ascetico.
Ediz.: Las obras, a cura di J. Fernández Montaña, Madrid 1901, voll. 4; l'Epistolario, a cura di V. García de Diego, in Clás. castellanos, XI, Madrid 1912.
Bibl.: A. Catalán Latorre, El beato J. de Á., ecc., Saragozza 1894; P. Gerardo de S. Juan de la Cruz, Vida del maestro J. de Á., Toledo 1915; A. Arenas, La patria del beato J. de Á., Valenza 1918.