DELLA TORRE, Giovanni
Nacque, probabilmente attorno alla metà del sec. XV, secondogenito di Dorotea del conte Pietro Orlando Collalto e di Febo, detto il vecchio o seniore - per distinguerlo dal "Febo della Torre giuniore, capitano di Gorizia e del Carso", come si qualifica, in una notifica del 13 genn. 1470 (in Cod. dipl. istr., a cura di P. Kandler, IV, s. n. t., p. 5), che muore nel 1485; questi è, infatti, in quanto figlio di suo fratello Tommaso, suo nipote - di Ermagora.
Figura d'un qualche spicco il padre del D.: è a Febo Della Torre, infatti, che, nel 1447, il re dei Romani Federico III affitta il capitanato di Pisino coi castelli di Fraiana, Lavrana e Berschez; ed è sempre Federico, ora in veste imperiale, che, nel 1457, lo nomina capitano della città e del castello di Pordenone con tutti i relativi utili e diritti dietro il pagamento annuo, in due rate, di 400 fiorini d'oro (V. Candiani, Pordenone...,Pordenone 1902, p. 30); nel 1459, per ordine del conte di Gorizia Giovanni, Febo cede la carica di capitano di Gorizia al nipote omonimo; nel 1463 è ancora Federico, grato per l'aiuto fornitogli l'anno prima durante l'assedio al castello di Vienna da parte dei fautori di suo fratello l'arciduca d'Austria Alberto, ad investire Febo del feudo di "Comen" (forse Comina) e della decima di S. Giacomo del Carso; il padre del D. deve essere, infine, quel Febo (a meno che non si tratti del nipote), che, il 16 luglio 1476, presenzia a Mantova alle nozze tra l'ultimo conte di Gorizia Leonardo - di cui è, appunto, procuratore - e Paola Gonzaga. Ed è durante questa cerimonia che l'oratore veneto Zaccaria Barbaro gli s'accosta dichiarandogli a chiare lettere che, comunque, restano da salvaguardare i diritti feudali di Venezia sui beni del suo signore (S. Seneca, Gorizia nelle rel. fra Repubblica e ... Austria, tesi di laurea, Univ. di Firenze, fac. di magistero, a. a. 1957-58, p. 134).
Quanto al D. - che figura spesso come Giovanni Febo il vecchio o seniore anche per non confonderlo col Giovanni Febo detto il giovane figlio del Febo nipote di suo padre nonché suo cugino -, scomparsi in giovane età i fratelli Tommaso e Mattia e morto, nel 1484, il padre, ottiene, attorno al 1484-85, dal conte di Gorizia e dal luogotenente veneto in Friuli il riconoscimento dei feudi familiari. E il conte Leonardo, di cui è al servizio, l'investe, altresì, di Sevigliano, Comercio, Ripalta e Gradiscutta. Stimato pure da Massimiliano d'Asburgo ne diventa plenipotenziario presso lo stesso Leonardo e ne cura gli interessi nella delicata e complessa fase di trapasso della contea agli Asburgo. Quanto meno dal 10 ott. 1494 il D. è titolare della capitania di Fiume con la dogana e il castello di Castua, carica nella quale viene riconfermato nel 1496 e nel 1499 - ed è del 2 dicembre di questo anno la solenne sua promessa di fedele servizio all'imperatore - col salario annuo di 300 fiorini ungarici, mentre, al più tardi dal luglio del 1497, ha pure l'amministrazione del castello di Tersatto, al cui comando, tuttavia, quanto meno dall'agosto del 1503, figura Baldassare Waldstein.
Frequenti, lungo il capitanato fiumano, gli attriti colla Serenissima: nel 1498 le angherie e il sequestro di filati subiti a Fiume da dei de' Leoni veneziani suscitano l'energica protesta di questa; nel 1499 il D., a sua volta, lamenta siano fuggiti e riparati a Cherso dei ladri da Fiume, nel 1501 il provveditore di Veglia Pietro Malipiero arresta come ribelle il vicecapitano di Fiume Giovanni Sibinzano e il D. - non accontentato nella richiesta, motivata sulla base del rispetto della "buona vicinità", d'immediato rilascio - invia a scopo intimidatorio barche con armati di fronte all'isola. Ulteriore ragione di sdegno, per lui, la cattura, del settembre dello stesso anno, da parte del provveditore dell'armata veneta Giovanni Centani, presso Albona, d'un naviglio, carico di vino ed olio, destinato a Fiume, per la cui restituzione s'adopera a Venezia il capitano di Pordenone Giorgio Moisenich, ivi legato di Massimiliano. C'è, però, anche da osservare che quando, nel 1499, più temibile appare la minaccia turca, il D. ottenne da Venezia "polvere e schiopeti" per la difesa.
Uomo d'armi il D. e perciò utilizzato da Massimiliano in Croazia per sedarvi tumulti antiasburgici e schiacciarne propensioni filottomane, egli risulta pure adatto alle trattazioni diplomatiche. Si sa d'una sua missione presso Federico d'Aragona che, presolo in simpatia, gli fa consegnare, nel 1498, dal suo inviato Francesco dei Monti il diploma di nomina a cavaliere dell'Ordine del Grifone. E il D. viene altresì nominato, in data 27 luglio 1499, dal Sanuto, non solo come il "capitano di Fiume" allora di passaggio per Pordenone, ma anche come colui "qual era stato orator per il re Maximilian altre volte al Turcho". Avrebbe, dunque, svolto più missioni - però al Babinger, che lo dice primo ambasciatore tedesco alla Porta, risulta una sola "mission" e, per di più, assolutamente priva di corredo di notizie - a Costantinopoli nel quadro, si può supporre, di tentativi d'accordo e sondaggi di pace promossi dalla corte viennese.
Un passo d'una lettera, del 4 ott. 1499, dell'ambasciatore milanese presso Massimiliano Erasmo Brasca aiuta un po' a precisare il ruolo svolto dal D.: "sono tornati novamente", scrive, dunque, Brasca da Metz, i "dui oratori" (quindi il D. non è solo, ma ha un collega di pari grado) inviati, nel 1497, dal sovrano, "al Turco per tractare una pace o tregua" e, nella via del ritorno, "l'uno", il collega del D., "è restato infirmo ad Ragusa, l'altro", e questo non può essere che il D., "ad Fiume", inviando alla corte "lettere del Turcho", di cui Brasca, autorizzato da Massimiliano, trasmette copia (L. G. Péllissier, L'alliance Milano-Allemande ... H. Brasca...,Turin 1897, p. 156).
In merito alla morte, è supponibile che il D. scompaia alla fine del 1506 o all'inizio del 1507: dopo, cioè, il 4 sett. 1506, quando Massimiliano gli ingiunge d'insediare - di contro all'opposizione vivace degli abitanti di Fiume - nella cappella di S. Michele l'influente diplomatico e politico Luca de' Renaldis che, ancora nel 1502, aveva rinunciato all'episcopato triestino; e prima del febbraio del 1507 quando risulta capitano di Fiume Giovanni Rauber.
Il D. s'era sposato con Caterina, figlia del burgravio di Luenz Nicolò Lueger (fratello del più noto Erasmo), capitano di Vipacco, poi di Trieste, e, infine, di Duino donde - caduto in disgrazia presso l'imperatore Federico III, cui, peraltro, il 9 ott. 1478, giura di non serbare rancore e di rinunciare alle sue pretese (S. Gigante, Regesti e docc. relativi alle famiglie di Duino...,in Fiume, XV-XVI [1937-38], pp. 39, 129 s.) - viene rimosso e relegato nel castello di Trieste (di cui è capitano il genero Niccolò Rauber), quivi morendo nel 1481. Dalla moglie il D. aveva avuto - oltre a Veronica, sposa prima a Cristoforo di Sobriach e, rimastane vedova, poi al prefetto di Stiria Cristoforo di Gloiach - quattro figli, che beneficeranno, nel 1511, del dono di parte dei beni austriaci sequestrati al nobile friulano Teodoro del Borgo che si sta battendo, a capo dei balestieri a cavallo veneti, contro l'Impero. Scarse le notizie sui primi due, Febo e Michele: quello milita per Carlo d'Asburgo e muore attorno al 1518-1520; questo combatte contro Venezia venendo fatto prigioniero nel 1514 e muore, forse a Lubiana, attorno al 1531. Inciso e fortemente connotato il profilo di Niccolò, l'ultimogenito, degno di trattazione separata. Quanto a Giorgio, il terzogenito, esso non va confuso col più tardo omonimo - figlio del barone di S. Croce Francesco a sua volta figlio di Vito o Veit - capitano di Tolmino e poi di Gorizia, in rapporto coll'eretico sloveno Primož Trubar, sposo di quella Saleme di Münsterberg la cui scomparsa sarà pianta, nel 1568, in una raccolta di diciannove componimenti latini (B. Ziliotto, Umanisti... di Trieste..., in Archeografo triest., LVII-LVIII [1945], pp. 122-1139). Né va confuso col "Zorzi di la Torre rebello nostro" di cui il provveditore generale veneto Francesco Cappello denuncia, il 19 ag. 1509, la presenza a capo delle truppe imperiali che puntano sulla località friulana di Belgrado (M. Sanuto, Diarii, IX, Venezia 1883, col. 76).
Anche del Giorgio figlio del D. incerte notizie dicono si sia battuto contro la Serenissima. Certo, invece, abbia abbracciato la carriera ecclesiastica: dapprima canonico della collegiata di Pels in Stiria, quindi della catterale di Salisburgo, diviene infine coadiutore del vescovo di Seckau o Segovia nonché di Lubiana Christoph Rauber, che, assorbito da impegni politico-militari, a lui dovette affidare soprattutto l'amministrazione della seconda diocesi se Sanuto, accennando appunto a Giorgio Della Torre, lo chiama "vescovo" o "episcopo" di Lubiana. In questa egli muore dopo il 1532; e, stando a notizie fino ad un certo punto attendibili, Giorgio Della Torre avrebbe, altresì, svolto, attorno al 1518, una missione, per conto dell'imperatore Massimiliano, presso il re di Polonia e granduca di Lituania Sigismondo I Iagellone e il granduca di Moscovia Basilio III.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, II,Venezia 1879, coll. 970, 1161 (e, pel figlio Giorgio, "vescovo" di Lubiana, XXIII, ibid. 1888, coll. 298, 301, mentre va scartata, nell'indice a col. 725, la rettifica dell'editore "rectius di Veglia" che lo fa diventare Natale); G.G. Capodagli, Udine illustrata, Udine 1665, pp. 338 s. e, per Giorgio, 335; C. von Czoernig, Gorizia...,Gorizia 1969, pp. 577 s.; F. Di Manzano, Annali del Friuli..., VII,Udine 1879, p. 103; R. Pichler, Il castello di Duino..., Trento 1882, pp. 321 n. 1, 338-41, tav. II; G. Kobler, Memorie ... di Fiume..., Fiume 1898, II, p. 132; III, pp. 253 s.; G. Gogo, L'ultima invasione de' Turchi in Italia..., Genova 1901, p. 47; A. De Pellegrini, Le incursioni turchesche in Friuli..., Udine 1911, p. 13; A. Depoli, Fiume durante le guerre di Massimiliano I, in Fiume, I (1923), 1, p. 77; Id., I primi decenni della dominazione austriaca a Fiume, ibid., 2, pp. 12 s.; F. Babinger, Zwei diplomatische Zwischenspiele ... unter Bâjazed II …, in Westöstliche Abhandlungen R. Tschudi..., a cura di F. Meier, Wiesbaden 1954, pp. 328 s.; V. Sablich, Storia di Fiume nel sec. XVI, Roma 1962, p. 4 n. 3; A. Leopold, Die Ostpolitk ... Maximilians I. ...,tesi di dottorato, Univ. di Graz, 1966 (copia in Bibl. naz. di Vienna, segnata 1,014.699-C), p. 105; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Torriani di Valsassina, tav. VIII.