DELLA PORTA, Giovanni
Nobile salernitano, era già arcivescovo di Corfù quando, dopo il 1341, viene ricordato per la prima volta nelle fonti a noi note. Trasferito dal pontefice Clemente VI il 30 maggio 1348 alla sede metropolitana di Brindisi e Oria, il 18 genn. 1353 venne creato da Innocenzo VI arcivescovo di Capua.
Il 10 maggio di quell'anno il D. fu incaricato dal papa di una delicata missione. Insieme con Giovanni Orsini, arcivescovo di Napoli e con Enrico, vescovo di Troia, doveva intimare solennemente alla regina Giovanna I ed al di lei consorte Luigi di Taranto l'osservanza del provvedimento col quale Innocenzo VI, valendosi delle prerogative di signoria feudale sul Regno di Napoli spettanti al pontefice romano, aveva annullato tutte le donazioni e le concessioni di beni immobili fatte da quei sovrani; doveva inoltre vigilare affinché il provvedimento stesso venisse attuato da parte dei due regnanti. Il D. era contemporaneamente impegnato nell'opera di recupero dei beni e dei diritti che negli anni precedenti erano stati usurpati alla Chiesa capuana, approfittando della crisi in cui allora versava il Regno: Innocenzo VI, il 27 maggio, raccomandò al re Luigi di favorire l'azione del presule.
Il 1°ag. 1353 il D. fu incaricato dal pontefice, insieme con il vescovo di Cassino, di procedere in giudizio contro un monaco cisterciense, Nicola de Altomonte, il quale era stato arrestato perché, servendosi di falsi documenti di Clemente VI, si era impadronito dell'amministrazione del monastero di S. Maria deAquaformosa; il 7 ottobre, sempre dal papa, ricevette il compito di svolgere insieme con l'arcivescovo di Napoli e col gran siniscalco Niccolò Acciaiuoli, una importante e difficile missione presso il re Luigi per indurlo a riappacificarsi con i Durazzo e con il loro zio, il cardinale Talleyrand de Périgord, e ad accedere alla loro richiesta di affidare la tutela delle figlie del duca Carlo di Durazzo al fratello di questo, il duca Luigi.
Il 21 dic. 1353 il D. ricevette mandato dal papa di adoperarsi presso il conte di Caserta, Francesco Della Ratta, in favore dei due vicari del vescovo di Cassino, un monaco dell'abbazia e il vescovo di Melfi, Niccolò Caracciolo, i quali, dopo essere stati assaliti e derubati, erano trattenuti prigionieri nella città di Caserta, in attesa del pagamento di un ingente riscatto. Il D. doveva intervenire presso il conte perché i due ecclesiastici venissero tempestivamente liberati e perché fossero restituiti loro i beni e il denaro sottratti: doveva informare inoltre la Curia romana, se si fosse reso necessario procedere alla applicazione delle sanzioni ecclesiastiche.
Il 3 ag. 1354 gli venne affidato dal papa Innocenzo VI un nuovo incarico. Insieme con gli arcivescovi di Napoli e di Brindisi, doveva presentare immediatamente al re Luigi di Napoli la protesta pontificia per l'inadempienza nel pagamento del censo dovuto alla Chiesa romana, secondo l'obbligo che egli si era assunto personalmente, quando aveva ottenuto dal papa di poter contrarre matrimonio con la regina Giovanna d'Angiò, tanto più che il mancato pagamento era ritenuto dipendere dall'impoverimento delle risorse del Regno, impoverimento da lui stesso causato con le grandi alienazioni di beni demaniali da lui compiute. Il D. doveva inoltre avvisare il re che le somme arretrate dovevano venir versate entro il successivo 30 novembre, pena la scomunica e la perdita dell'amministrazione del Regno. Il 29 ottobre dello stesso anno il D. ricevette mandato dal papa di procedere nell'ambito della sua provincia metropolitana all'inquisizione contro i fraticelli. Il 13 genn. 1355 fu incaricato, con gli arcivescovi di Napoli e di Brindisi, di vigilare affinché in tutto il Regno venisse osservato l'interdetto e fosse applicata la scomunica comminata al re per il mancato pagamento del censo dovuto alla Sede apostolica nel termine fissato. Fu poi inviato nel 1355 ad Avignone dai sovrani napoletani, come loro ambasciatore al pontefice Innocenzo VI.
Di una tale funzione era già stato incaricato Riccardo Della Porta, miles salernitano, il quale con molta probabilità era un parente dell'arcivescovo di Capua. Il papa, nel febbraio del 1354, aveva approfittato del suo arrivo per metterlo in contatto anche col cardinale Talleyrand de Périgord, benché ciò non rientrasse tra i compiti che i sovrani napoletani avevano affidato al loro inviato, sperando che si potesse in tal modo facilitare il riavvicinamento tra la famiglia reale partenopea e i Durazzo. Scopo, quest'ultimo, la cui attuazione fu affidata dalla corte napoletana anche al D., ma senza alcun risultato. Della legazione del D. nel 1355 faceva parte anche Matteo Della Porta, reggente la Curia della Vicaria, pure egli salernitano di origine e probabile parente dell'arcivescovo di Capua.
Il 5 nov. 1355 il D. fu nominato da Innocenzo VI nunzio apostolico ed inviato presso Edoardo principe di Galles, figlio primogenito del re d'Inghilterra Edoardo III, e presso il connestabile di Francia Giacomo di Borbone. Doveva scongiurare lo scontro armato tra i due eserciti da loro comandati e far concludere ai due avversari almeno una tregua. Benché la missione si fosse svolta non senza pericolo personale del nunzio, tuttavia quest'ultimo, il 20 novembre, riceveva dal papa l'ordine di proseguirla ancora: doveva seguire da vicino i due eserciti, ed adoperarsi per evitare un confronto in campo aperto.
Morì prima dell'agosto del 1357, quando l'arcidiocesi di Capua risulta già affidata ad un amministratore.
Fonti e Bibl.: Innocent VI (1352-1362). Lettres secrètes et curiales,a cura di P. Gasnault M. H. Laurent, I, Paris 1959-60,pp. 99, 111 s., 149 s., 192 s., 232; II,ibid. 1962, pp. 127 s., 130,178 s.; III,ibid. 1968, pp. 8, 209 ss., 219;F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VI,Venetiis 1720, col. 345;F. Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, I,Napoli 1766, p. 152;C.Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I,Monasterii 1913, pp. 149, 165, 209.