DELLA NOCE (Nuciensis), Giovanni
Di origine cremasca nacque nella prima metà del sec. XV. Di lui si hanno soltanto notizie frammentarie, la prima delle quali risale al 1443.
Nell'autunno di quell'anno Filippo Maria Visconti volgendosi contro l'antico alleato, Alfonso d'Aragona, strinse un accordo con Venezia e Genova per sostenere il genero Francesco Sforza, che aveva fino ad allora avversato, tanto da ridurlo a Fano, ospite di Sigismondo Malatesta. Ad una ambasceria viscontea l'Aragonese replicò inviandone una napoletana, formata da Matteo Malferito e dal D., per protestare vibratamente a nome del re e cercare di indurre il duca a cambiare atteggiamento e a riprendere l'offensiva contro il genero. Ma a nulla valsero le argomentazioni dei due oratori.
Da epoca imprecisata il D. era conte di Rende e nel 1445 si trovava nei suoi possedimenti in Calabria, dove teneva mano ai baroni che non si erano ancora sottomessi ad Alfonso d'Aragona. Il sovrano, avuta ragione degli altri rivoltosi, decise di attaccare il D. e gli inviò contro Francesco Siscar con mille uomini. Conscio della piega che stavano prendendo gli avvenimenti il D. non oppose resistenza e raggiunto il sovrano si appellò alla sua clemenza e ne ottenne il perdono, grazie anche all'oratore milanese, Francesco Barbavara.
Nel 1449 il D. era prefetto a Lugano. La città, che aveva aderito alla Repubblica ambrosiana, era allora pressata dai condottieri sforzeschi, che finirono per fiaccarne la resistenza e provocarne il passaggio nel campo dello Sforza. Il D. fuggì e si rifugiò a Como, dove venne nominato commissario.
Qui prese provvedimenti di carattere interno per il mantenimento dell'Ordine nella città; dal punto di vista militare, oltre che tenersi pronto a dar manforte a Bartolomeo Colleoni, durante l'assedio di Milano, fece gli opportuni preparativi per la difesa della città e quando gli Sforzeschi riuscirono tuttavia a penetrare nel castello di Tavernerio, organizzò il contrattacco e riuscì a sloggiarli.
Si mantenne fedele alla Repubblica fino all'estremo, tanto che poco prima che Milano cadesse nelle mani di Francesco Sforza, preferì passare dalla parte dei Veneziani, piuttosto che accettare la vittoria del condottiero. Tuttavia, quando nel 1452 lo Sforza dovette fronteggiare la lega che faceva capo a Venezia, il D. militava al servizio del duca. Fu lasciato in un primo tempo a presidiare Melzo, dove subì una scorribanda di Giacomo Piccinino, indi fu inviato in Lomellina, con mille uomini d'arme, contro Guglielmo del Monferrato, che infieriva sul paese.
Incalzato dal D. quest'ultimo si portò nell'Alessandrino, dove cinse d'assedio Cassine. Fu probabilmente a questo punto che gli antichi sentimenti antisforzeschi riaffiorarono nel D. e lo indussero ad aprire delle trattative con il nemico. In un momento in cui la situazione del duca di Milano, non ancora sovvenuto dalle armi e dall'appoggio di re Renato d'Angiò, mostrava tutta la sua precarietà, il D. fuevidentemente tentato di abbandonare il suo nuovo padrone e antico nemico ed ebbe dei contatti con Guglielmo del Monferrato, che non sappiamo se si concretizzarono in un vero complotto.
Il D., giunto davanti a Cassine con la cavalleria, differì l'attacco contro gli assedianti; ma la notizia delle sue relazioni con il nemico giunse a Corrado da Fogliano, che si affrettò ad arrestarlo e a sostituirlo con Pietro da Pusterla.
Dapprima imprigionato ad Alessandria, il D. fu successivamente, per ordine del duca, tradotto a Cremona, dove, ritenute valide le prove raccolte sulla sua colpevolezza, e probabilmente senza subire che un processo sommario, il 24 sett. 1452 fu impiccato.
Fonti e Bibl.: B. Facio, Rerum gestarum Alphonsi regis libri X, in Raccolta di... scrittori... del Regno di Napoli, IV,Napoli 1769, pp. 171, 190; G.P. Cagnola, Storia di Milano, in Arch. stor. ital., III (1842), pp. 121, 129;G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortiae commentarii, in Rer. Ital. Scrip., 2 ed., XXI, 2,a cura di G. Soranzo, pp. 126, 301, 326, 352, 354, 356 s., 360; C.Argegni, Condottieri capitani tribuni, Milano 1936, p. 260;E. Resti, Documenti per la storia della Repubblica ambrosiana, in Arch. stor. lomb., s. 8, V (1954-1955),p. 254;F. Cognasso, Il ducato visconteo, in Storia di Milano, VI,Milano 1955, p. 353;E. Pontieri, La Calabria a metà del sec. XV e le rivolte di Antonio Centelles,Napoli 1963, pp. 191, 205.