DE SIMONE, Giovanni
Documentato a Napoli dal 1734 al 1753, nacque presumibilmente verso la fine del Seicento. La sua attività di pittore decoratore, sempre per interventi di alto livello, è confortata da appena una decina di documenti, quasi tutti di particolare importanza; non sempre, però, è stato possibile verificare l'attuale esistenza dei lavori citati.
La prima notizia è relativa alle decorazioni pittoriche (ornamentazioni) del complesso residenziale, almeno in fase progettuale, del napoletano palazzo Tarsia, progettato dall'architetto D. A. Vaccaro per il principe F. V. Spinelli.
Delle decorazioni pittoriche, tutte su disegno e idea del Vaccaro, nulla più resta (salvo quelle occultate, in tempi recenti, da soffitti moderni più bassi rispetto a quelli originali), ma se ne può avere un'idea dall'incisione a stampa del 1735, fatta dall'intagliatore Francesco Seson, "in mille impressioni su carta imperiale di Foligno" (cfr. Archivio storico del Banco di Napoli, Banco di S. Maria del Popolo, Giornale di cassa, matr. 1079, p. 237). Tali motivi ornamentali vennero realizzati, tra il 1734 e il 1735, nella galleria e nelle nuove camere, anche con "figure frammischiate" (puttini, allegorie, personaggi mitologici, ecc.) e nelle volte dei palazzini tra la gran loggia e i giardini degradanti. Sotto l'impulso creativo del Vaccaro, ed eseguendo i suoi progetti relativi all'impianto decorativo, il D. acquisì appieno la lezione dell'artista, impossessandosi, automaticamente, delle sue idee (cfr. V. Rizzo, Notizie su ... artisti napoletani del '700, in Napoli nobilissima, XX [1981], pp. 33 ss.).
Nello stesso periodo il D. eseguì decorazioni anche nel palazzo degli eredi Sebastiano, a via S. Biagio dei Librai di fronte al Banco della Pietà (cfr. Fiengo, 1983, p. 167).
Nel 1744, per 258 ducati, dipinse ornamenti "a guazzo" in nove stanze (compresa la galleria e la camera di rispetto) del palazzo Spinola-Taglialavia, in via Toledo (via Roma; Arch. stor. del Banco di Napoli, Banco della Pietà, 1744), ora occultati da soffitti moderni a livello più basso.
È nel 1747, però, che portò a compimento (firmandolo e datandolo: "Ioannes de Simone neapolitanus delineavit et pinxit anno Christi 1747") un autentico capolavoro di vasta decorazione pittorica, uno dei casi di più fresca sovrapposizione rococò ad un monumento di forme romaniche, e cioè l'immenso soffitto e crociera della cattedrale di Scala (Salerno).
Si tratta di una volta che campeggia su quattordici finti finestroni, pervenutaci indenne da manomissioni ed alterazioni, in cui, nel predominare degli ori, dei gialli, dei verdini chiari, dei malva e dei celesti, si incastonano le sei tele del pittore, di formazione vaccariana, Nicola Cacciapuoti, con cui il D. aveva già lavorato in palazzo Tarsia (cfr. Lattuada, 1988).
L'insieme lascia ipotizzare il tipo delle perdute decorazioni a palazzo Tarsia: un tripudio di conchiglie, valve asimmetriche, cartocci, vasi ricolmi di fiori, cornici curve e mistilinee, stemmi, riccioli, arabeschi, elementi architettonici trompe-l'oeil, che accolgono le tele del Cacciapuoti dedicate al martirio di S. Lorenzo, elementi tutti messi in evidenza dal candore del rivestimento integrale in stucco bianco che domina lo spazio interno dell'antico duomo di Scala. Che questa imponente opera decorativa avesse lasciato soddisfatto il gusto vaccariano del D. è attestato dalla già citata dicitura latina, ben visibile dal basso, con cui l'artista firma e data la sua opera.
Nel febbraio del 1749, per la somma di 230 ducati, il D. attese agli "apparati e agli ornamenti ed altri colori arabeschi" che fece nel monastero della Ss. Concezione, nella chiesa dell'ospedale di S. Giacomo, a Napoli - coevamente alle pitture di F. Falciatore - lavori che furono apprezzati dall'ing. F. Fasulo, e che gli furono commissionati dal governatore, il principe di Teora (Arch. stor. d. Banco di Napoli, Banco di S. Giacomo, 1748-49, matr. 1089, 1103). Nello stesso anno, e sempre sotto la direzione del Fasulo, lavorò agli ornamenti interni del palazzo del duca Felice Gurgo, a S. Teresa degli Spagnoli, per la somma di 250 ducati (ibid., matr. 1118). Nel 1751 dipinse ornamenti nell'alcova e in altri ambienti nel palazzo Giordano-Taglialavia, sotto le direttive dell'ing. C. Manni (Fiengo, 1977) (tutte queste opere sono ora occultate dagli ammodernamenti).
Un ultimo documento, del Banco del Ss. Salvatore, del 5 ott. 1753, ci informa di tre soffitti decorati, nel palazzo dei coniugi G. L. Pollio e Camilla Cerrone, sito sulla collinetta della Stella, a Napoli, eseguiti con "motivi alla chinese ... e le figurine nel mezzo", in concomitanza di altri dipinti, realizzati nello stesso appartamento sempre dal Cacciapuoti e da Crescenzo Gamba.
Di questo decoratore di pretto gusto rococò non si conoscono né il luogo né la data di morte.
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio storico del Banco di Napoli, Banco della Pietà, Giornale di cassa, matr. 1867, 11 febbr. 1744; Ibid., Banco di S. Giacomo, matr. 1089, 7 nov. 1748, p. 385; matr. 1103, 10 febb 1749, p. 322; matr. 1118, 19 dic. 1749, p. 914; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, matr. 1285, 5 ott. 1753; R. Mormone, D. A. Vaccaro architetto [II], in Napoli nobilissima, I (1961-62), p. 222; G. Fiengo, Documenti per la storia dell'architettura e dell'urbanistica napoletana del Settecento, Napoli 1977, pp. 46 ss.; Id., Organizzazione e produzione edilizia a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp. 118, 120 s., 167, 195, 204 ss.; R. Lattuada, Il barocco a Napoli e in Campania, Napoli 1988, pp. 188 ss., figg. 121 ss.