DE SENA, Giovanni
Figlio secondogenito di Giovanni e fratello di Antonio, primo visconte di Sanluri nel Cagliaritano, non si sa quando nacque né quando fu elevato al rango di cavaliere. Le prime notizie che lo riguardano sono del 1455 e si riferiscono ad una lite giudiziaria che egli ebbe proprio col fratello Antonio per una somma che questi gli doveva. Alla fine del 1462 o ai primi del 1463 venne inviato dal marchese di Oristano Antonio Cubello in Aragona insieme con l'arciprete di S. Giusta, Leonardo Squinto, per un'ambasciata a corte di cui non si conosce il motivo, ma che forse è da porre in relazione con lo scoppio della guerra civile in Catalogna. Morto Antonio Cubello mentre i messaggeri erano a Valenza, il D. proseguì la missione per conto del nuovo marchese di Oristano, Salvatore Cubello, fratello del defunto, come è dimostrato da una serie di documenti ora conservati presso l'Archivio della Corona d'Aragona di Barcellona e datati 28 maggio 1463.
Rientrato in Sardegna, il 26 ag. 1466 ricevette l'ordine dal re Giovanni II (il senza fede) di ripassare il mare a spese dello stesso sovrano con armi e cavalli per marciare contro i nazionalisti catalani ribelli. Tornato nuovamente nell'isola, nel 1467 prestò una forte somma di denaro al fratello Antonio per dotare degnamente la figlia di quest'ultimo, Isabella, che andava sposa a Serafino de Muntanyans (o Montagnano); in cambio, pretese le rendite e la giurisdizione della "villa" di Nuragus per otto anni. Nel 1474, verosimilmente in ricompensa dei servigi prestati, fu nominato podestà di Sassari per tre anni; ma subito dopo, a causa di un antico privilegio della città che riservava a quest'ultima la scelta dei propri amministratori, fu revocato dall'incarico e sostituito con Angelo di Marongio (o Marongiu), noto capitano sassarese. Il D. si appellò contro tale delibera: gli fu data ragione e fu reintegrato nella carica che mantenne fino al 1477. Appena terminato il triennio del suo governo, scoppiò nella città una terribile pestilenza che uccise 18.000 persone. Forse proprio a causa di tale epidemia lo stesso D., con la famiglia, si trasferì di lì a poco ad Alghero. Da allora non si hanno più notizie di lui.
Fonti e Bibl.: Barcellona, Archivo de la Corona de Aragón, Canc., regg. 2640, f. 12v; 3398, ff. 8590; 3400, ff. 47, 63v; 3401, f. 198v; 3403, f. 1; 3404, ff. 120, 121; E. Costa, Sassari, I, 1, Sassari 1959, p. 177; F. C. Casula, Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese, Cagliari 1982, ad Indicem.