DE SENA, Giovanni
Pare fosse figlio di Antonio di Cristoforo dei Piccolomini e di Margarita Sarrazzini di Siena, rifugiatisi a Castel di Cagliari (odierna Cagliari) coi tredici figli nel 1396 perché accusati di aver partecipato ad un grave fatto di sangue nella città natale.
Il D., che aveva assunto il "cognomen toponomasticon" de Sena, nel periodo di lotte fra i Sardi del regno (o giudicato) d'Arborea ed i Catalano-Aragonesi del "regnum Sardiniae et Corsicae" (le due entità statuali in cui era divisa l'isola dal 1323) si schierò dalla parte degli Iberici; anzi, sembra che abbia seguito i sovrani della Corona d'Aragona pure in Sicilia, dove il re Martino il Giovane, sistemate le faccende interne, preparava una spedizione militare contro l'Arborea la quale, in circa cinquant'anni di guerra, aveva occupato tutta la Sardegna aragonese tranne le città di Castel di Cagliari e di Alghero. Tornò quindi nella sua isola forse con lo stesso Martino il 6 ott. 1408, ed il 30 giugno 1409 partecipò alla vittoriosa battaglia di Sanluri, in cui vennero definitivamente stroncate dai Catalano-Aragonesi, aiutati dai Siciliani, le velleità nazionalistiche dei Sardi giudicali guidati dallo stesso sovrano d'Arborea Guglielmo III, visconte di Narbona e Bas. Subito dopo fu inviato da Martino ad attaccare la cittadina arborense di Villa di Chiesa (odierna Iglesias), da venti giorni già stretta d'assedio dai capitani Nicolò Abella e Giovanni Fernández de Heredia: Villa di Chiesa cadde nelle sue mani il 4 luglio dello stesso anno.
Godette di notevole considerazione anche presso i sovrani della famiglia dei Trastamara, succeduti sul trono di Aragona e Sicilia al ramo estinto della casa dei conti di Barcellona in seguito al famoso compromesso di Caspe del 28 giugno 1412. Sia Ferdinando I di Antequera sia Alfonso V il Magnanimo lo impiegarono infatti come proprio rappresentante in Sardegna col compito di stabilire accordi coi detentori dei luoghi che dovevano passare al Demanio regio. Il 26 genn. 1421 fu invitato a partecipare allo stamento militare del primo vero Parlamento sardo che sancì, in certo qual modo, l'occupazione di tutta l'isola. In ricompensa della sua fedeltà e dei suoi servigi, il 7 febbraio 1421 il D. ottenne in feudo le "ville" di Laconi, di Genoni, di Nuragus, e di Nurallao in Parte Valenza, e di Decimo in Campidano. Il 20 marzo 1427 Alfonso il Magnanimo gli confermò l'acquisto da Galcerando de Santa Pau dell'importante "villa" di Sanluri e di quella di Donigalla in Ogliastra. Secondo il Tola (1838), l'8 luglio 1436 fu elevato alla dignità di visconte di Sanluri con diploma regio spedito da Taranto; ma dai documenti dell'Archivio della Corona d'Aragona di Barcellona risulta che beneficiario fu il figlio maggiore Antonio (l'altro figlio, che si chiamava come il padre, Giovanni, fu podestà di Sassari nel 1474).
Infine, secondo il Fara e il De Vico, il D. avrebbe acquistato il 20 luglio dello stesso anno 1436 le "ville" campidanesi di Quartucciu, Pirri, San Vetrano, Fluminella (Flumini) e Cepola (inglobata da Quarto Donico) costituenti la baronia di Quarto (dal nome della cittadina oggi chiamata Quartu Sant'Elena); e, dal Fisco aragonese, le "ville" di Ghilarza, Abbasanta e Aidomaggiore in Parte Guilcier, le quali, in realtà, dai documenti dell'Archivio di Barcellona risultano comprate dal figlio Antonio.
Del D. non si hanno più notizie dopo l'anno 1427.
Fonti e Bibl.: Barcellona, Arch. de la Corona de Aragón, Canc., reg. 2627, ff. 58, 171v;G. F. Fara, De chorogr. Sardiniae I. duo; de rebus Sardois l. quatuor, a cura di A. Cibrario, Torino 1835, p. 320; Codex diplom. Sardiniae, a cura di P. Tola, in Monumenta historiae patriae, XII, Augustae Taurinorum 1868, pp. 10-14;F. De Vico, Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, Barcelona 1639, p. 175; G. Manno, Storia di Sardegna, II, Torino 1825, p. 244; V. Prunas Tola, Iprivilegi di stamento militare nelle famiglie sarde, Torino 1933, pp. 202 ss.; V. Amat di San Filippo, Pretendenti e discendenti della casa d'Arborea, in Arch. stor. sardo, XXXI (1980), tav. VI; F. C. Casula, Giudicati e curatorie, in Atlante della Sardegna, Roma 1980, II, tav. 39; Id., Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese, Cagliari 1982, p. 78;B. Anatra, Dall'unificazione aragonese ai Savoia, in La Sardegna medievale e moderna, in Storia d'Italia (UTET), X, Torino 1984, p. 320; P. Tola, Dizionario biogr. degli uomini illustri di Sardegna, III, Torino 1838, p. 160.