MEDICI, Giovanni de'
Nacque a Firenze nella notte fra il 28 e il 29 sett. 1543 da Cosimo I, duca di Firenze poi granduca di Toscana, ed Eleonora de Toledo, figlia del viceré di Napoli Pedro de Toledo, appartenente alla famiglia dei marchesi di Villafranca.
Di indole vivace, «studiò lettere umane sotto la guida di Antonio da Barga (fratello del celebre Angelo Bargeo, professore nell’ateneo pisano)» (Pieraccini, p. 104). Suo precettore fu anche il filologo ed erudito Pier Vettori. Cosimo I ripose in lui grandi speranze e lo destinò alla carriera ecclesiastica. Pio IV (Giovan Angelo dei Medici di Milano), in virtù dello stretto rapporto che in quella fase legava i Medici con la corte pontificia, lo elevò al cardinalato appena quindicenne nella prima creazione del suo pontificato, il 31 genn. 1560.
Il 20 marzo il M. partì per Roma per ricevere il cappello. Con lui viaggiava fra gli altri Giorgio Vasari, che riferisce del viaggio nelle sue lettere (Il carteggio di Giorgio Vasari, pp. 543-552; 556). La comitiva attraversò Siena, Acquapendente, Bolsena e Monterosi ed entrò a Roma il 28 marzo. Qui il M. «fu incontrato da 4000 cavagli e cento cocchi innanzi et acompagniato poi al Popolo [S. Maria del Popolo] da sei cardinali […] cosa insolita» (ibid., p. 553). Il giorno seguente ebbe luogo la cerimonia dell’entrata solenne, alla quale seguì un’udienza privata con il pontefice e la visita a S. Pietro. Una volta entrato nei suoi appartamenti, il M. fu visitato da numerosi dignitari ecclesiastici e ambasciatori. Pio IV mandò anche i fuoriusciti fiorentini a rendergli visita, affinché il cardinale intercedesse per loro presso il padre. A Roma il M. fu «ricevuto […] con tanto onore quanto il papa e la corte tutta poteva provederli» (Adriani) e vi tenne «bella et honorata Corte» (Pieraccini, p. 104) il 28 maggio presenziò alla posa della prima pietra della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, da erigere su un progetto di Michelangelo approvato da Cosimo I.
A Roma il M. proseguì gli studi sotto la custodia del prelato Alessandro Strozzi; si dedicò in particolare al latino e attese altresì allo studio del greco. Il pontefice, che si interessava alla sua formazione, gli raccomandò di trasferirsi per un certo periodo allo Studio di Pisa, che offriva meno distrazioni della corte papale (lettera di A. Strozzi alla corte di Firenze, Id., p. 105). Anche Cosimo I attribuiva grande valore agli studi del M., e nell’aprile 1560 inviò a Roma Giulio Salerno affinché si occupasse della formazione giuridica del figlio.
Il M. lasciò Roma il 15 giugno 1560 e vi tornò i primi di novembre per restarvi fino a dicembre. Era accompagnato dai genitori, dalla sorella Isabella e dal fratello Garzia e l’accoglienza particolarmente calorosa riservata al duca di Firenze dal papa, così come gli omaggi tributatigli, rappresentarono un trionfo politico dei Medici. A fine dicembre il M. era di nuovo a Firenze e il 21 genn. 1561 fu nominato arcivescovo di Pisa, dove fece il solenne ingresso il 9 marzo, senza prendere gli ordini sacri a causa della giovane età.
Durante il cardinalato il M. ebbe come segretari Pietro Usimbardi, più tardi segretario del fratello del M. Ferdinando, creato nel 1563 cardinale e vescovo di Arezzo, Antonio da Barga e Bernardo Giusti da Colle, anch’egli più tardi segretario del cardinale Ferdinando. Faceva parte della famiglia del M. anche Cosimo Bartoli, ecclesiastico e letterato fiorentino incaricato di funzioni segretariali. Suo maggiordomo era Alessandro Valenti.
Il M. amava le attività all’aria aperta come la caccia, ma coltivò anche interessi per l’arte e il collezionismo di antichità e opere d’arte. Nel predisporre il rientro dal primo soggiorno a Roma, «perduto nelle anticaglie e nelle medaglie» (Il carteggio di Giorgio Vasari, p. 566), affidò a Valenti l’organizzazione del trasporto a Firenze delle sue collezioni di antichità. Via mare furono spedite diverse casse di oggetti antichi, in gran parte statue, mentre ciò che era più facilmente trasportabile era stato inviato in tre casse via terra.
Nell’autunno del 1562, in occasione di un viaggio compiuto nella Maremma pisana insieme con la famiglia, contrasse febbri malariche. Fu perciò trasportato a Livorno, dove morì il 20 nov. 1562.
Il 26 novembre furono celebrate le esequie solenni con un’orazione funebre recitata da Pier Vettori. Il M. fu sepolto nell’altare della cappella dei Principi e collocato accanto o nel medesimo vano che accoglieva la nonna paterna Maria Salviati (cfr. Pieraccini, pp. 122 s.). Sulla morte del M. e quella pressoché contemporanea del fratello Garzia circolarono molto presto alcune dicerie.
Garzia era nato a Firenze il 5 luglio 1547 e, secondo le fonti dell’epoca, studiate da Pieraccini, ebbe una crescita difficile e fu «deficiente mentale» (ibid., p. 119). Il padre intendeva indirizzarlo alla carriera militare. Nel 1560, in occasione del viaggio a Roma del M., Pio IV lo investì del titolo di comandante onorario della Marina pontificia. Nel 1562 il padre lo nominò comandante supremo delle galere toscane, e gli assegnò quale luogotenente Baccio Martelli. Garzia, colpito dalle febbri malariche nella medesima occasione del M., fu trasportato a Pisa, dove morì il 12 dic. 1562. Anche la madre, la duchessa Eleonora, morì pochi giorni più tardi. Le voci sorte attorno alla morte dei due fratelli attribuivano l’evento a una lite sorta fra loro oppure, secondo un’altra versione, assegnavano la morte del M. alla mano di Garzia e quella di quest’ultimo all’ira del padre, che avrebbe scoperto l’accaduto. Gli eventi si trasformarono in una sorta di «leggenda nera» sulla dinastia Medici, spunto per Vittorio Alfieri per una tragedia dedicata a Garzia (Don Garzia). I primi autori che su basi documentarie contestarono la veridicità di quelle maldicenze furono R. Galluzzi e G.E. Saltini.
Il M. è rappresentato bimbo o giovinetto in numerosi ritratti di Agnolo di Cosimo Tori, detto il Bronzino, due dei quali perduti, e di Francesco Salviati. Del breve periodo di cardinalato esistono ritratti del Bronzino (conservati nella Galleria degli Uffizi) e quello di G. Vasari, raffigurante il M. e don Garzia (Firenze, Museo di Palazzo Vecchio). Un ritratto di Santi di Tito del 1585, raffigurante il M. cardinale, è andato bruciato nell’incendio degli Uffizi del 1762, ma ne esiste il disegno di Tommaso Arrighetti conservato nel Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi (stampe in vol. n. 4533 f. type n. 3). Garzia, invece, è raffigurato in tenera età in quattro ritratti del Bronzino e in uno di Lorenzo della Sciorina, in cui è insieme con la madre (copia del dipinto del Bronzino di Eleonora con il figlio Francesco).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Indice della Segreteria vecchia, I, Principi del sangue, cc. 4v-5r; VI, Segretari: serie dei segretari che ànno servito nel governo della casa Medici, c. 92v; Mediceo del principato, ff. 5095: Registro delle spedizioni spirituali (si tratta del primo dei due registri di lettere relativi al cardinalato); 5096 (registro di lettere di diversi al M.); G.B. Adriani, Istoria de’ suoi tempi…, Firenze 1593, p. 639; L. Salviati, Orazione…nella morte dello illustrissimo s. don Garzia de Medici, in Id., Opere…, V, Orazioni, Milano 1810, pp. 13-30; G.B. Catena, Lettere del cardinale G. de’ M. figlio di Cosimo I estratte da un codice ms., Roma 1752; Legazioni di Averardo Serristori ambasciatore di Cosimo I a Carlo Quinto e in corte di Roma [1537-1568], a cura di G. Canestrini, Firenze 1853, pp. 284 s.; Caterina de’ Medici, Lettres…, a cura di H. de la Ferrière - G. Baguenault de Puchesse, I, Paris 1880, pp. 444-447; G. Vasari, Il carteggio, a cura di K. Frey, München 1923, pp. 543-553, 556-559; Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell’Italia spagnola (1536-1648), a cura di A. Contini - P. Volpini, I, 1536-1586, Roma 2007, p. 211 n.; R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana, II, Firenze 1781, pp. 1-48; D. Moreni, Delle tre sontuose cappelle Medicee situate nell’imperial basilica di S. Lorenzo, Descrizione istorico-critica, Firenze 1813, pp. 269, 284 s.; Id., Pompe funebri celebrate nella basilica di S. Lorenzo, Firenze 1827, p. 70; G.E. Saltini, Il battesimo di don Garzia de’ Medici descritto da Jacopo Cortesi da Prato, vescovo di Vaison, Firenze 1893; M. Menghini, Ancora il caso di don Garzia, in La Nuova Rassegna, 1894, n. 23; G.F. Young, I Medici, Firenze 1937, II, pp. 244-247; F. Diaz, Il Granducato di Toscana. I Medici, Torino 1976, pp. 185 s.; K. Langedijk, The portraits of the Medici, 15th-18th centuries, II, Firenze 1981, pp. 937-945 (Garzia), pp. 1009-1019 (il M.); J. Bryce, Cosimo Bartoli (1503-1572). The career of a Florentine polymath, Genève 1983, pp. 73-83; V. Alfieri, Don Garzia, in Id., Tragedie, Firenze, 1985; G. Pieraccini, La stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, Firenze 1986, II, pp. 122 s.; M.P. Paoli, Di madre in figlio: per una storia dell’educazione alla corte dei Medici, in Annali di storia di Firenze, III (2008), p. 80; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Medici di Firenze, tav. XIV; Hierarchia catholica, III, p. 41.
P. Volpini