Giovanni Damasceno
Padre e dottore della Chiesa (Damasco dopo il 650 - San Saba, presso Gerusalemme, 749 ca.), santo. Dalle fonti biografiche più antiche risulta che dapprima visse nella corte del califfo Yazīd, dove ricoprì importanti cariche; poi si ritirò a vita monastica, a San Saba. L’opera principale è la Fonte di conoscenza (Πηγὴ γνώσεος), divisa in tre parti (capitoli filosofici o Dialettica, libro delle eresie, capitoli teologici o ‘sulla fede ortodossa’), giunta a noi in due redazioni, una anteriore al 742, l’altra con echi della disputa intorno alle immagini. Su tale questione si hanno i Discorsi sulle sante immagini. Inoltre sono ricordati: i Paralleli sacri, raccolta di citazioni scritturali e patristiche sulle virtù morali; le numerose Omelie, gli inni per cui occupa un posto importantissimo nella storia della poesia liturgica bizantina. Varie opere attribuitegli tradizionalmente, tra cui la Storia di Barlaam e Iosafat, sono oggi contestate. Vissuto già sotto la dominazione musulmana, G. volle soprattutto raccogliere l’insegnamento degli antichi, che talvolta trascrive: ciò spiega perché sulla stessa questione si trovino nelle sue opere opinioni divergenti. Si occupò soprattutto dell’incarnazione, fondandosi su presupposti filosofici aristotelici; portò un contributo alla mariologia difendendo gli attributi particolarissimi della Vergine; combatté l’iconoclastia, distinguendo tra l’adorazione dovuta a Dio e la venerazione verso i santi e le reliquie; combatté le eresie cristologiche, i pauliciani e l’Islam; affermò la processione dello Spirito Santo dal Padre ma solo ‘attraverso’ il Figlio; distinse in Dio la prescienza dalla predestinazione, riconoscendo quindi la libertà umana. Ma il suo tradizionalismo ne fece un teologo antiquato per i suoi tempi (non conobbe il Tomus di Leone Magno). Non esercitò influsso notevole sulla teologia bizantina, perché a lungo trascurato; in latino fu tradotto nel sec. 12° da Burgundio Leoli ed ebbe molta influenza nell’evoluzione teologica e sulla trattazione sistematica dei problemi nelle Summae; fu utilizzato anche da Tommaso.