GIOVANNI da Tagliacozzo
Nato a Tagliacozzo, presso L'Aquila, intorno al secondo decennio del XV secolo, G. dovette vestire molto giovane l'abito francescano, entrando a far parte del movimento dell'Osservanza. Non si hanno notizie sicure su G. - già ricordato nel 1444 dalla Chronica di Alessandro De Ritiis come eccellente predicatore - fino al 1454, quando Bernardino da Fossa (Giovanni Amici), all'epoca vicario della provincia osservante d'Abruzzo, ingiunse a G. e a Ambrogio da Aquila di recarsi presso Giovanni da Capestrano, impegnato dal 1451 in una lunga attività pastorale Oltralpe.
Non è noto quando G. avesse conosciuto il Capestrano, all'epoca il più famoso esponente dell'Osservanza: probabilmente ciò era avvenuto intorno al 1446, quando quest'ultimo ricopriva l'incarico di vicario in Abruzzo. Lo stesso documento con il quale G. veniva invitato a recarsi presso il Capestrano ovunque questi si trovasse (Capezzali, p. 211), accenna alla stima e alla benevolenza di quest'ultimo nei suoi confronti. L'incontro di G. con il piccolo gruppo di confratelli che accompagnavano il Capestrano avvenne nell'autunno del 1454 a Francoforte, sede della Dieta, dove E.S. Piccolomini aveva sperato si delineasse un piano per una fattiva partecipazione dei principi tedeschi alla crociata contro i Turchi per porre un freno all'avanzata di questi che, dopo la caduta di Costantinopoli (1453), rappresentava una costante minaccia per l'Europa orientale.
G. accompagnò così il Capestrano negli ultimi mesi della sua missione che lo condusse a predicare la crociata in Germania, Austria e Ungheria e fu presente alla battaglia di Belgrado dove le raccogliticce schiere guidate dal Capestrano ebbero la meglio sui Turchi (2 luglio 1456). In seguito lo seguì fino a Ilok, dove il Capestrano morì il 23 ott. 1456. Proprio a G. il Capestrano, nel presentarlo in una lettera dettata pochi giorni prima di morire come "qui in societate nostra aliorum fratrum guardianus fuit et noster" (Chiappini, 1927, p. 282), aveva affidato il compito di riportare, insieme con Ambrogio da Aquila, "libros ad usum mihi concessos" (ibid.) nella sua terra natale, missione che G. dovette compiere con probabilità già ai primi del 1457 (è attestato ancora in Ungheria nel dicembre del 1456).
Dopo la morte di Giovanni da Capestrano l'attività di G. fu strettamente legata alla memoria di questo, per l'impegno devoluto al fine della sua canonizzazione. Nella primavera del 1459 G., insieme con Michele di "Tossicia", fu il destinatario di due lettere obbedienziali inviate rispettivamente da Battista da Levanto (Battista Tagliacarne), all'epoca vicario generale dell'Osservanza (29 aprile), e da Giacomo della Marca (20 maggio) che gli ingiungevano di recarsi Oltralpe al fine di raccogliere le prove documentarie necessarie per l'apertura di una prima indagine. A tale scopo sullo scorcio dell'estate di quello stesso anno G. era in Ungheria, munito di lettere credenziali indirizzate all'imperatore Federico III e al re d'Ungheria Mattia Corvino, nonché alle più importanti autorità laiche ed ecclesiastiche magiare. Non si hanno molte notizie sulla concreta attività svolta da G. nel corso della sua missione. Hofer ritiene che egli, dopo aver compiuto il suo viaggio in Ungheria, sia ritornato in Italia, dove è attestato nel luglio 1460 quando, il 22 di quel mese, ragguagliava Giacomo della Marca su alcuni aspetti della battaglia di Belgrado. Secondo Andrič, è probabile che G. sia stato anche a Ilok, dove era sepolto Giovanni da Capestrano, contribuendo in maniera significativa alla raccolta di prove testimoniali sui miracoli avvenuti intorno al sepolcro dell'abruzzese, inquisitio che si svolse sotto l'egida dello stesso voivoda di Ilok, Nicola.
Non si hanno notizie certe sui successivi avvenimenti della vita di G.; stando a Mariano da Firenze intorno al 1461 egli fu mandato in Corsica dove sarebbe morto nel 1468.
Di G. sono rimaste quattro lettere relative alla battaglia di Belgrado e agli ultimi tempi della vita del Capestrano, testimonianze che non sfuggono ai dettami stilistici imposti e ricercati da chi, come appunto G., si prefiggeva non solo di informare su alcuni aspetti della vita del Capestrano, di cui egli era stato diretto testimone, ma anche di contribuire con il suo racconto all'esaltazione e santificazione delle sue "eroiche virtù" (per un'analisi complessiva, cfr. Lechat). La prima delle lettere, senza destinatario e redatta dal campo di Belgrado il 28 luglio 1456 in un vivace e colorito volgare abruzzese (edita da L. Thallóczy - A. Áldásy in Monumenta Hungarica historica, XXXIII, Budapest 1907, pp. 380-388, e da G.B. Festa, Cinque lettere intorno alla vita ed alla morte di s. Giovanni da Capestrano, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 3, II [1911], pp. 18-37), descrive dettagliatamente le vicende della battaglia contro i Turchi e il ruolo svolto dal Capestrano in quei frangenti. Una seconda lettera, anch'essa in lingua volgare e indirizzata da Sulmona nel settembre 1457 a Pietro Iacobucci, verte sulla vita e sugli ultimi giorni del Capestrano (edita anch'essa da Festa, pp. 49-56). Successive al viaggio di G. Oltralpe sono due lettere indirizzate a Giacomo della Marca: la prima, spedita da Udine il 22 luglio 1460 e relativa alla battaglia di Belgrado, è stata pubblicata da L. Lemmens in Acta Ordinis fratrum minorum, XXV, Ad Claras Aquas-Florentiae 1906, nonché nella terza edizione degli Annales minorum, XII, pp. 750-756 (cfr. anche la traduzione a cura di M.A. di Loreto, L'Aquila 1989); la seconda, spedita da Firenze nel febbraio 1461 e riguardante gli ultimi giorni e la morte del Capestrano è edita anch'essa in Annales minorum, XII, pp. 444-466, nonché in Acta sanctorumoctobris, X, Parisiis 1861, pp. 384-403. Una lettera di G. al Capestrano, è segnalata da Chiappini, 1956, p. 67.
Fonti e Bibl.: Bernardino da Fossa, Chronica fratrum minorum de Observantia, a cura di L. Lemmens, Romae 1902, p. 81; Mariano da Firenze, Compendium chronicarum, in Archivum Franciscanum historicum, II (1909), p. 320; A. De Ritiis, Chronica Ordinis minorum, a cura di A. Chiappini, ibid., XXI (1928), p. 303; L. Wadding, Annales minorum, XII-XIII, Ad Claras Aquas-Florentiae 1932, ad indicem; R. Pratesi, I documenti per la canonizzazione di s. Giovanni da Capestranocontenuti nel ms. Marciano cl. XIV, n. CCXLVI, in Studi francescani, LIII (1956), pp. 373 s.; W. Capezzali, Documenti relativi all'attività di fra G. da T., in Bullettino della Deputazione abruzzese di storia patria, LXXVI (1986), pp. 209-215; R. Lechat, Lettres de Jean de T. sur… la mort de s. Jean de Capistran, in Analecta Bollandiana, XXXIX (1921), pp. 139-151; A. Chiappini, Reliquie letterarie capestranesi, L'Aquila 1927, pp. 281 s.; F. Banfi, Le fonti per la storia di s. Giovanni da Capestrano, in Studi francescani, LIII (1956), pp. 302-315; A. Chiappini, I compagni abruzzesi di s. Giovanni daCapestrano…, in Bullettino della Deputazione abruzzese di storia patria, LXXVI (1956), pp. 61-70; J. Hofer, Johannes Kapistran. Ein Leben im Kampf um die Reform der Kirche, a cura di O. Bonmann, I-II, Heidelberg-Romae 1964, ad indicem; S. Giovanni da Capestrano nella Chiesa e nella società del suo tempo, Atti del Convegno, Capestrano-L'Aquila…1986, a cura di E. Pásztor - L. Pásztor, L'Aquila 1989, ad indicem; Santità e spiritualità francescana fra i secoli XV e XVII, Atti del Convegno, L'Aquila… 1990, a cura di L. Antenucci, L'Aquila 1991, ad indicem; S. Giovanni da Capestrano: un bilancio storiografico, Atti del Convegno, Capestrano… 1998, a cura di E. Pásztor, L'Aquila 1999, ad indicem; S. Andrič, The miracles of st. John of Capestran, Martonvásár 2000, ad indicem; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VI, pp. 418 s.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXVII, coll. 697 s.