GIOVANNI da Ferentino
Originario di Ferentino, nel Lazio meridionale, nacque presumibilmente intorno alla metà del XII secolo.
Fu forse magister, ma, secondo il Maleczek, è altra persona il "magister Iohannes Ferentinus" presente nel 1196 alla consacrazione della chiesa di S. Maria del Fiume a Ceccano, ricordata dagli AnnalesCeccanenses. Restano incerte anche le identificazioni sia con il "notarius et subdiaconus Iohannes" al quale il giudice novarese Giacomo Sicco aveva estorto delle lettere di cassazione dell'elezione dei canonici della Chiesa di Novara (lettera del 5-10 apr. 1198: Register Innocenz' III., I, n. 68), sia con il "magister Iohannes subdiaconus et notarius" al quale Innocenzo III, prima del 1199, aveva assegnato l'arcidiaconato della Chiesa di Padova in opposizione all'investitura fatta dal vescovo Gerardo Offreducci. Non si riferirebbe a G., come era stato supposto, ma a Giovanni di S. Paolo, cardinale di S. Prisca, la miniatura, conservata nell'Archivio segreto Vaticano (Reg. Vat. 5, c. 49r), posta a margine di un privilegio del 24 febbr. 1203.
Dal 23 marzo 1203 la documentazione pontificia comincia ad attestare con sicurezza la presenza di G. in Curia: da questo momento, e fino al 25 dic. 1204, egli redasse la corrispondenza papale in qualità di subdiaconus et notarius della Curia romana, al posto di Biagio, che era stato elevato al seggio arcivescovile di Torres; anche l'anno successivo, dal 9 gennaio al 5 dicembre, G. continuò a redigere i documenti pontifici, ma con il titolo di "Sanctae Mariae in Via Lata diaconus cardinalis": probabilmente nel dicembre del 1204 Innocenzo III lo aveva innalzato al cardinalato con il titolo appunto di cardinale diacono di S. Maria in Via Lata; con questo titolo egli continuò a redigere gli atti pontifici fino a quando non gli successe un altro Giovanni, cardinale di S. Maria in Cosmedin, e primo a comparire come "SRE cancellarius".
Il 1° febbr. 1206 Innocenzo III lo nominò legato apostolico in Inghilterra con l'incarico di difendere gli interessi della Chiesa contro la politica di Giovanni Senzaterra. Non sappiamo quando G. si recò in Inghilterra: fra maggio e giugno egli era in Italia, dal momento che al 4 maggio e al 22 giugno sono datate due sue sottoscrizioni. In qualità di legato ricevette l'11 giugno, dal papa, l'incarico di intervenire sulla legittimità della richiesta del priore e dei canonici regolari di St. Petroc in Bodmin (Cornovaglia) di trasformare il priorato in abbazia. Accanto dunque alla difesa dell'autorità papale e dei diritti della Chiesa di Roma, il legato dovette risolvere controversie tra il clero regolare e gli ordinari diocesani e provvedere alla visita e alla riforma di monasteri: di questa attività resta testimonianza in almeno sei lettere. L'atto conclusivo della legazione fu, nell'ottobre del 1206, il sinodo di Reading. Delle spese sostenute da G. nei mesi della propria legazione, denunciate al solito come eccessive dalle cronache contemporanee, restano due documenti relativi a Lincoln e all'abbazia di Ramsey.
Nelle fonti è ricordata anche una sua missione in Francia con l'incarico di agire a favore della pacificazione tra i sovrani di Francia e di Inghilterra e di intervenire nella ormai annosa questione del ripudio della moglie Ingeborg di Danimarca da parte di Filippo Augusto di Francia.
Rientrato in Italia, G. riprese l'attività ordinaria in Curia: il suo nome ricompare nelle sottoscrizioni l'8 nov. 1207, il 20 dic. 1208, il 21 giugno 1209, il 30 dic. 1210. L'8 ott. 1208 egli era presente, con gli altri cardinali, nel palazzo vescovile di Ferentino, alla investitura di Riccardo, fratello del papa, a conte di Sora. G. agì in questo periodo anche come uditore apostolico nel tribunale della Curia: a Roma, il 9 genn. 1207, per l'assegnazione dell'arcidiaconato della Chiesa di Antiochia; a Viterbo il 20 giugno 1207; nel 1208; il 29 marzo 1211; il 10 marzo e il 10 maggio 1212 in Laterano.
Nel 1212 Innocenzo III lo promosse al titolo di cardinale prete di S. Prassede. Da questo momento la sua identità viene spesso confusa con quella di Giovanni Colonna, successore al medesimo titolo cardinalizio dopo la morte di Giovanni da Ferentino.
Un documento del 26 maggio 1217 consente invece di distinguere i due prelati: in tale data, con una lettera al priore e ai frati di S. Agnello di Guarcino (in Campania), Onorio III confermava lo statuto emesso "super reformatione domus eorum" da G., "bone memorie Iohannes tituli Sancte Praxedis presbiter, tunc Sancte Marie in Via Lata diaconus cardinalis".
Si tratta di un importante documento che consente di estendere fino al 1217 la vita e l'opera di Giovanni da Ferentino. Il ricordo in sequenza dei due titoli cardinalizi consente infatti di identificare con lui, e non già con il Colonna (come sostiene il Maleczek, 1982, p. 325), il cardinale che Onorio III nominò rettore della Campania nel marzo 1217 (con notifica 5 e 6 marzo) e al quale affidò il governo della regione nel contesto della politica di difesa del dominio papale nell'Italia meridionale. In qualità di rettore G. compì la riforma di S. Agnello confermata dal già ricordato documento pontificio del 26 maggio 1217. La morte di G. va dunque situata non prima del marzo di quest'anno. Fino a questa data è G. che sottoscrive e che agisce più volte come uditore del tribunale della Curia con il titolo di "Sancte Praxedis presbiter cardinalis".
Il 30 dic. 1214 G. veniva inviato nelle Marche come legato apostolico e vicario del papa "in spiritualibus et temporalibus". L'anno seguente prese parte al IV concilio Lateranense e l'ultimo privilegio da lui sottoscritto è datato 4 dic. 1215. Durante il pontificato di Onorio III egli continuò a svolgere un ruolo di rilievo nell'azione politica e diplomatica di Curia come rettore della Campania. La sua morte dovette avvenire tra la fine di marzo e la prima metà di aprile del 1217: il 21 e il 24 aprile il nuovo cardinale titolare di S. Prassede, Giovanni Colonna, veniva nominato da Onorio III legato a Costantinopoli.
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