GIOVANNI da Crema
Originario di Crema, non conosciamo la sua data di nascita, collocabile comunque nella seconda metà dell'XI secolo; una fonte epigrafica (cfr. Apollonj Ghetti) ci tramanda i nomi dei genitori: Olrico e Ratilde.
Nulla sappiamo sulla formazione e sull'attività di G. prima del 1116, anno in cui probabilmente egli, già prete, fu nominato cardinale prete di S. Crisogono da Pasquale II; proprio nel 1116, infatti, è citato per la prima volta, in relazione a una legazione a Milano, che si concluse con la scomunica dell'imperatore Enrico V da parte dell'arcivescovo di Milano; in essa G. dovette avere un ruolo di primo piano. Presumibilmente allora entrò in contatto con Guido di Coira, con cui stabilì rapporti che sono ricordati da papa Callisto II (Jaffé, nn. 6729, 6838). Ancora nel 1116 a Pavia egli sottoscrisse, insieme con Gregorio di S. Lorenzo in Lucina e Gregorio di S. Angelo, un privilegio di Guido di Pavia (Kehr, VI, 1, p. 226 n. 1).
Il 24 genn. 1118 G. - che, a quanto pare, all'interno del Sacro Collegio si era schierato in difesa di una energica politica contro Enrico V - fu tra gli elettori di papa Gelasio II. Nell'estate dello stesso anno G. accompagnò il papa, passando per Pisa, in Francia. Lì lo troviamo, a Saint-Vallier, nel dicembre 1118. Il 2 febbr. 1119 G. prese parte a Cluny all'elezione di Callisto II e nella cerchia del papa egli appare regolarmente da maggio a ottobre.
In ottobre G. prese parte alle trattative di pace tra Callisto II ed Enrico V a Mouzon, che però fallirono il 24 ottobre. Il papa, provato dagli avvenimenti, assegnò a G. il compito di tenere la relazione sull'accaduto ed egli, secondo il racconto di Ordericus Vitalis (p. 72), nel suo discorso davanti ai partecipanti al concilio di Reims, attribuì la responsabilità del fallimento delle trattative all'imperatore che si era presentato con uno straordinario seguito armato e aveva cercato di prendere prigioniero il papa, come nel 1111. Anche la lettura delle deliberazioni del concilio fu fatta da Giovanni da Crema.
G. appartenne anche in seguito alla più stretta cerchia dei fedeli del papa. Da Reims seguì Callisto II, passando per Beauvais e Saint-Denis, sino in Italia, dove il 14 maggio 1120 a Pisa fu impegnato nel trasferimento alla Chiesa di Pisa del potere ecclesiastico in Corsica. Il 26 giugno dello stesso anno G. prese parte a Roma alle trattative con una legazione genovese che, dietro pagamento di una grossa somma di denaro, riuscì a ottenere che la Corsica venisse nuovamente sottoposta al potere papale. G. in seguito accompagnò il papa in Italia meridionale dove egli è documentato il 24 settembre e il 10 ott. 1120 a Benevento e il 1° dicembre a Capua e sottoscrisse, insieme con altri, numerosi privilegi papali nel gennaio e nel marzo 1121.
L'importanza di G. in quel periodo è testimoniata soprattutto dal suo ruolo di primo piano nella lotta contro Gregorio VIII. Nel 1121 G. ricevette l'incarico di recarsi a Sutri e di prendere prigioniero l'antipapa. Dopo un assedio di otto giorni Maurizio Burdino si arrese alle truppe papali guidate da G. e il 23 apr. 1121 fu condotto a Roma in modo umiliante.
Altre sottoscrizioni dei due anni seguenti attestano l'instancabile attività di G. per la Chiesa romana.
Grande attenzione suscitò la sua ambasceria in Inghilterra nel 1125. Egli fu non solo il primo legato papale, dopo lungo tempo, cui Enrico I consentì il viaggio in Inghilterra, ma anche l'unico che riuscì a convocare un concilio sotto la propria guida; la visita apostolica giunse sino alla Scozia. Le questioni che vennero sollevate a proposito del celibato dei preti, diaconi, suddiaconi e canonici, come anche il fatto che G. - legato papale, ma solo cardinale prete - nel settembre 1125 al concilio di Westminster poté ottenere la subordinazione degli arcivescovi e del primate d'Inghilterra portarono a violenti attacchi contro la sua persona. La protesta si scatenò perché si ritenne che fossero stati sminuiti i diritti della Chiesa inglese e anche per l'arrogante comportamento del legato che punse sul vivo l'orgoglio dell'episcopato locale. Non bisogna però dare troppo credito al racconto secondo il quale G., difensore della dottrina del celibato, sarebbe stato sorpreso con una "meretrix" (Henricus Huntendunensis, p. 246; Matthaeus Parisiensis, pp. 234 ss.; Rogerus de Hoveden, p. 181), tanto più che Gilbert Foliot, probabile testimone oculare della legazione di G., si espresse nel 1166 davanti a Thomas Becket in termini nettamente elogiativi sull'operato del legato papale. Tuttavia, informazioni negative hanno sino a oggi influenzato il giudizio su G. che, secondo Klewitz, fu tra i caratteri più ambigui del Sacro Collegio ed ebbe un'ambizione minacciosamente smisurata e una condotta di vita tutt'altro che spirituale.
Oltre che al concilio di Westminster, G. e i due arcivescovi di York e Canterbury, Thurstan e Guglielmo di Corbeil, si recarono in Normandia presso Enrico I. La soluzione di compromesso adottata nel conflitto a proposito del primate inglese (cessione di tre diocesi all'arcivescovo di York che in cambio avrebbe dovuto riconoscere la primazia dell'arcivescovo di Canterbury) fu però poi respinta da Guglielmo di Corbeil a Roma, dove i due presuli si erano recati insieme con Giovanni da Crema.
Gli avvenimenti che precedettero l'assenso del re d'Inghilterra alla legazione sono a tutt'oggi in discussione, come anche gli scopi della legazione stessa. G. è attestato a Rouen come legato pontificio il 1° giugno 1124, anno in cui si giunse a una trattativa tra Enrico I e G., che era stato inviato "ut in Anglia legatus esset" (Hugo Cantor, p. 202). Il 13 o il 14 dic. 1124 morì Callisto II che, secondo il racconto di Eadmer (p. 258), nel 1119 aveva promesso a Enrico I che per tutta la sua vita non avrebbe mandato legati in Inghilterra, tranne che per espressa richiesta del re. Onorio II (eletto papa il 15 dicembre), che conosceva G. per la comune attività svolta per i papi Pasquale II, Gelasio II e Callisto II, rinnovò l'incarico della legazione il 12-13 apr. 1125. Ancora prima della conferma, G. aveva evidentemente ottenuto il consenso del re al suo viaggio in Inghilterra, poiché egli già il 29 marzo 1125 festeggiò la Pasqua a Canterbury. Di questo periodo abbiamo anche un documento non datato di Enrico I, con sottoscrizione di G. (Regesta regum Anglo-Normannorum). In un documento non datato, ma successivo, egli confermò un'indulgenza dell'arcivescovo di Canterbury per il restauro dell'abbazia di Llandaff (Weiss, p. 98). Nel settembre 1125 G. tenne un concilio a Westminster: il primo tenuto dal 1102 in terra inglese.
Anche se nel rinnovo del mandato della legazione da parte di Onorio II si parla solo in termini generali di un incarico di riforma ecclesiastica e non si nomina affatto il conflitto sul primate, questo dovette essere il punto centrale della legazione, come fanno intendere due lettere papali indirizzate ai due contendenti, l'arcivescovo di York e quello di Canterbury. Non è da escludere che abbia avuto un certo ruolo lo scioglimento del matrimonio del principe normanno Guglielmo Clito con la figlia del conte d'Angiò, ottenuto con la partecipazione determinante di G., matrimonio che rappresentava una minaccia per la successione di Enrico I. Poiché però lo scioglimento del matrimonio fu confermato da Callisto II già nell'agosto 1124, è del tutto da escludere uno stretto rapporto di causa-effetto con il consenso regale all'ingresso in Inghilterra del legato pontificio.
Probabilmente in relazione alla legazione in Inghilterra si verificò un dissenso con Onorio II che, presumibilmente a breve scadenza, avrebbe sollevato dall'incarico G., "hominem litteratum et providum, sed turpis fame magis quam opus sit" (Liber pontificalis, a cura di K.M. March, p. 208). Sottoscrizioni di poco successive in Laterano provano che G. - che fu straordinariamente stimato da Bernardo di Clairvaux e da Ildeberto di Tours - era ancora impegnato nell'ambito della Curia.
Negli anni successivi G. si dedicò all'opera di restauro di S. Crisogono, sua chiesa titolare per la quale già il 17 apr. 1121 aveva ottenuto una conferma dei possedimenti e che aveva assegnato alla Congregazione di S. Frediano.
Dopo aver edificato nuovi edifici conventuali, fece ricostruire la chiesa, che superò in lunghezza e larghezza quella precedente. Con l'aggiunta - nuova per quel tempo - di colonne di granito alte e relativamente serrate che sorreggevano un'architrave si ottenne un effetto prospettico di volumi che poi fu ripreso in molte altre chiese romane. Qualcuno ha indicato in questo il progetto di una "renovatio triumphans" (Claussen) e lo ha motivato con la nuova concezione della Chiesa dopo il concordato di Worms.
Negli anni seguenti G. fu giudice in Laterano e lo troviamo più volte nell'entourage papale (Hüls, p. 177). Nel 1129 svolse incarichi per conto del papa nell'Italia del Nord. Scomunicò l'arcivescovo di Milano che si era rifiutato di ricevere il pallio come segno della dipendenza dalla Chiesa di Roma. In qualità di legato pontificio, G., insieme con il cardinale prete di S. Anastasia, tenne sinodi a Piacenza e Pavia, emise un atto il 13 ottobre a Bergamo (Weiss, p. 99; Spätling, p. 190 n. 3) e soggiornò presumibilmente sino alla fine di novembre in Norditalia.
Dopo la morte di Onorio II G., il 14 febbr. 1130, prese parte all'elezione di Innocenzo II. La conferma nel 1130 dei privilegi già concessi da Callisto nel 1121 per S. Crisogono testimonia la stima che G. godette presso Innocenzo II. Per i seguaci di papa Anacleto II G., al contrario, fu una delle personalità più odiate: "Huic [cioè Aimerico, cancelliere pontificio] Johannes de Crema, homo mirabilis et vere Nicolaita et inter biothanathos aliquando per Papam Honorium et cardinales damnatus, promissionibus vanis inductus alludit" (Jaffé, n. 8376).
Alla fine del 1131 G. è attestato a Langres, dove compose una vertenza tra gli abati Ugo di Luxeuil e Gerardo di Bèze. All'inizio di dicembre 1131 G. - insieme con il cardinale vescovo Guglielmo di Preneste e il cardinale diacono Guido di S. Maria in Via Lata - compì una missione in Germania che lo portò sino a Colonia dove si discusse della successione alla guida dell'arcidiocesi di Colonia e del viaggio a Roma di Lotario di Supplimburgo. Probabilmente già nel gennaio successivo fece ritorno a Roma dove è documentato da sottoscrizioni il 10 febbraio e l'8 marzo (Jaffé, nn. 7537, 7550). Non si hanno notizie di attività successive.
G. morì prima del 21 genn. 1137, giorno in cui è menzionato il nome del suo successore (Kehr, X, p. 442 n. 3).
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