GIOVANNI da Celano (Iohannes de Celano)
Nacque nella città abruzzese di Celano presumibilmente nella prima metà del XIII secolo. Fu contemporaneo e confratello del più celebre francescano Tommaso da Celano (m. circa 1260), il primo biografo di s. Francesco.
Le rubriche di due sermoni che gli sono attribuiti (contenuti nel ms. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, A 11 sup.) attestano che predicò all'Università di Bologna: si è, pertanto, ritenuto che abbia ricoperto l'ufficio di lettore presso lo Studium francescano bolognese, ipotesi non suffragata da fonti documentarie. La dichiarazione di un utilizzo del primo sermone da parte di Eustachio di Arras, che "similem postilla et sententia fecit" (c. 23r) in occasione di una predica tenuta nel convento domenicano di S. Giacomo, dinanzi all'Universitas di Parigi, fornisce una preziosa testimonianza: essendo stato fra Eustachio maestro reggente della scuola teologica francescana di Parigi negli anni 1268-69, G. fu di certo suo contemporaneo. Rimane aperto un problema, la cui soluzione potrebbe consentire una più precisa ricostruzione cronologica: occorre stabilire modalità e circostanze secondo le quali il maestro parigino venne a conoscenza del sermone di Giovanni da Celano.
G. è citato da Angelo Clareno in una lettera scritta nel periodo della controversia sulla povertà e inviata a Filippo di Maiorca, probabilmente da Subiaco, nel 1322-23. Il terziario francescano Marino Gionata da Agnone lo ricorda nel poemetto Giardeno (conservato nel ms. autografo della Biblioteca nazionale di Napoli, XIII. C. 13 concluso nel 1465, venne poi dato alle stampe postumo dal figlio a Napoli nel 1490): G. viene nominato nella terza parte, all'interno del XLI canto del Paradiso (c. 162v), insieme con Tommaso da Celano, Lucido della Marca e Bentivoglio "de Bonis", tra i discepoli di Francesco che furono ammaestrati dall'insegnamento del "seraphico vexilifero de la croce" e diedero lustro all'Ordine minoritico.
M. Bihl e A. Chiappini pongono la data di morte di G. verso il 1270.
La tradizione agiografica costituitasi nei secoli XIII-XIV attorno alla figura storica di Francesco d'Assisi, la cosiddetta "questione francescana", ha posto l'esigenza di definire i rapporti di dipendenza testuale tra le diverse fonti francescane: all'interno di questo corpus agiografico deve essere attribuita, all'effettivo autore, la paternità della seconda biografia di Francesco, che, nella serie dei cronisti francescani, vede alternarsi l'intreccio di due nomi, "Iohannes" e "Thomas", due toponimi, "Celano" e "Ceperano", e due diverse condizioni, notaio apostolico e frate minore.
Angelo Clareno, che pare abbia avuto tra le mani il testo della Vita redatto da Giovanni da Ceprano, per primo menziona nell'Historia septem tribulationum, in più occasioni, l'autore di una vita di s. Francesco, indicandolo con il nome Giovanni "de Celano": in tutte le citazioni lo qualifica come "frater". Mariano da Firenze, che dispone di fonti attendibili, nel Fasciculus chronicarum nomina un "fr. Iohannes de Ceperano, in saeculo Apostolicae Sedis notarius", facendo supporre un mutamento dello stato secolare in seguito alla vestizione dell'abito francescano. Pietro Ridolfi da Tossignano lo designa con lo stesso nome, attribuendogli l'incarico di "notarius Apostolicus", un'espressione ripresa da Wadding negli Annales minorum. Nel XVIII secolo il Supplementum di Sbaraglia, pur non riuscendo a chiarire le questioni relative alla paternità di questa biografia di s. Francesco, fu in grado di dimostrare che s. Antonino Pierozzi da Firenze aveva confuso il suo autore con Tommaso da Celano.
Errori di attribuzione e alternanze di nomi sono stati tramandati durante lo scorrere dei secoli, dalla Chronica XXIV generalium Ordinis minorum fino all'edizione bollandista degli Acta sanctorum: Costantino Suyskens, principale estensore del testo, cita nel Commentarius praevius, con espressioni di elogio, i padri Pagni e Missori, i quali avevano inviato in Belgio ragguagli documentari sulle fonti francescane. Rivela, tuttavia, che, riguardo alla Legenda attribuita all'enigmatico Giovanni o Tommaso da Ceprano, i conventuali romani non erano stati in grado di portare alcun contributo, ritenendo questo manoscritto irreperibile.
L'opera e la persona di G. furono, in più occasioni, confuse con Giovanni da Ceprano. Gli studi più recenti, in particolare il contributo di Accrocca, hanno dimostrato, in termini definitivi, che egli non fu uno dei biografi coevi di s. Francesco, come ritenuto da Bihl e Chiappini.
È stata erroneamente attribuita a lui un'antica Vita s. Francisci, in accordo con la testimonianza di Angelo Clareno, dal quale G. è elencato, all'inizio dell'Historia, tra i quattro frati, famosi per scienza e santità, che scrissero una vita del fondatore dei tre ordini francescani. L'unica testimonianza a favore di questa tesi potrebbe essere reperita nella dichiarazione sottoscritta il 4 ott. 1586 dal conventuale P. Ridolfi, maestro reggente lo Studium francescano di Bologna, che cita tra i libri conservati nella propria biblioteca una Vita s. Francisci "conscripta a Ioanne et Thoma de Celano, a S. Bonaventura et a fr. Leone". I nomi dei biografi e il loro ordine di successione, tuttavia, sono quelli che appaiono nell'Historia del Clareno: si è, dunque, indotti a ritenere che il testo in questione corrisponda a quello redatto dal cronista francescano.
L'errore in cui cadde il Clareno non fu quello di attribuire a Giovanni da Ceprano un'opera di Tommaso da Celano, come è stato sostenuto da Oliger e Di Fonzo, bensì confondere G. con il notaio apostolico. L'autore della vita di s. Francesco, che ha inizio con il versetto biblico "Quasi stella matutina" (Ecclesiastico L, 6), fu Giovanni da Ceprano, morto prima del 23 dic. 1247, data in cui Innocenzo IV lo ricorda in una bolla "bone memorie". Nel Liber de laudibus beati Francisci è nominato da Bernardo di Bessa con la qualifica di notaio apostolico e citato, "magister" e "notarius", come "Johannes de Campania" in alcune bolle di Gregorio IX (per es.: 2 maggio 1232, 30 ott. 1240); Arnaldo di Sarrant, il quale scrive verso il 1365 il De cognatione beati Francisci, e il compilatore del ms. Fondslat. 12707 della Bibl. nationale di Parigi, che dipende dalla fonte precedente, lo indicano come "prothonotarius". Le testimonianze di Bernardo di Bessa, Mariano da Firenze e P. Ridolfi trovano corrispondenza con le lettere dei pontefici Gregorio IX e Innocenzo IV, in cui viene citato un Giovanni di Campania, notaio e suddiacono: Ceprano, città attualmente in provincia di Frosinone, era all'epoca posta nell'antica provincia di "Campania". Giovanni da Ceprano scrisse questa legenda verso il 1230, sviluppando il testo del sermone pronunciato da Gregorio IX in occasione della canonizzazione di s. Francesco: ispirandosi alla pericope biblica dell'incipit, ne riportò il testo tachigrafico o lo sunteggiò, inserendo nella biografia di Francesco notizie e testi tratti dalla Vita prima di Tommaso da Celano. L'opera originaria è perduta: di essa rimangono nove lezioni estratte per l'ufficio liturgico (edite poi a cura di M. Bihl, Legenda liturgica antiqua Ordinis fratrum praedicatorum, in Analecta Franciscana, X, Quaracchi 1926-41, pp. 533-535); sono state tramandate all'interno del breviario domenicano, ove furono inserite nel 1254, alla data del 4 ottobre, giorno della festività di S. Francesco.
La tradizione manoscritta attribuisce a G. due sermoni, pubblicati da A. Chiappini (Fr. Ioannis de Celano sermones duo saec. XIII, in Collectanea Franciscana, XXVIII [1958], pp. 401-403) e J.-G. Bougerol (Sermons inédits de maîtres franciscains du XIIIe siècle, in Archivum Franciscanum historicum, LXXXI [1988], pp. 43-46), il primo tenuto nella seconda domenica di Avvento, il secondo in occasione del Natale. Gli schemi di entrambi (cc. 23rv, 63v-64r), unitamente ad altri 269 relativi a sermoni di Bonaventura da Bagnoregio e 24 di maestri francescani e domenicani contemporanei a G., sono contenuti nel già citato manoscritto ambrosiano, datato verso la fine del XIII secolo. Il primo sermone è stato tramandato anche nel ms. VIII. A. 20 (cc. 111vb-112vb) della Biblioteca nazionale di Napoli (Sermones de sanctis), proveniente dal convento di S. Domenico Maggiore, e nel ms. Fonds lat. 14595 (c. 1rv) della Bibl. nationale di Parigi.
Le rubriche del codice milanese asseriscono che il loro contenuto fu oggetto della predicazione di G. davanti ai maestri e agli studenti dell'Università di Bologna, probabilmente in occasione di un ciclo di predicazione tenuto dall'inizio dell'Avvento sino al Natale di un anno imprecisato. M.-H. Laurent ha identificato, nel catalogo dell'antica biblioteca del convento di S. Francesco a Bologna, la descrizione di sermoni attribuiti alla paternità congiunta di G. e Bonaventura da Bagnoregio (ms. Barb. lat. 3185 della Bibl. apost. Vaticana): l'umanista Fabio Vigili, segretario apostolico di Paolo III e vescovo di Spoleto, li cita tra i sermoni domenicali, festivi, feriali e "de mortuis" contenuti nel ms. 89.
Fonti e Bibl.: Angelo Clareno, Expositio Regulae fratrum minorum, a cura di L. Oliger, Quaracchi 1912, pp. 65 s.; Id., Chronicon seuHistoria septem tribulationum Ordinis minorum, a cura di A. Ghinato, Roma 1959, pp. 9, 20; Id., Opera, Epistole, a cura di L. von Auw, I, in Fonti per la storia d'Italia [Medioevo], CIII, Roma 1981, p. 162; Id., Opera, Historia septem tribolationum…, a cura di O. Rossini, Ibid., CXIX, ibid. 1999, pp. 47-61; Bartolomeo da Pisa, Liber conformitatum, Mediolani 1510, c. CXXIVvb; P. Ridolfi, Historiae seraphicae Religionis, Venetiis 1586, II, c. 277v; III, c. 334v; Acta sanctorum Octobris, II, Parisiis et Romae 1866, pp. 469-471, 545; Fedele da Fanna, Ratio novae collectionis operum omnium… s. Bonaventurae, Torino 1874, pp. 97, 104, 122; A. Lecoy de la Marche, Le Chaire française au Moyen Âge. Spécialement au XIIIe siècle d'après les manuscrits contemporains, Paris 1886, pp. 180, 515; Chronica XXIV generalium Ordinis minorum, in Analecta Franciscana, III, Quaracchi 1897, pp. 8 n. 5, 224 n. 2, 262 n. 4, 276 n. 4; Bernardus de Bessa, Liber de laudibus beati Francisci, ibid., p. 666; Édouard d'Alençon, Legendae brevis s. Francisci ex gestis eius quae incipiunt "Quasi stella", in Analecta Ordinis minorum capuccinorum, XIV (1898), pp. 370-373; PP. Editores, Prolegomena, in S. Bonaventurae opera omnia, IX, Quaracchi 1901, p. XVI; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francescano. 1215-1300, I, Quaracchi 1906, pp. 51-54; L. Lemmens, Testimonia minora saeculi XIII de s.p. Francisco, in Archivum Franciscanum historicum, I (1908), pp. 259-262; Martín de Barcelona, Estudio crítico de las fuentes históricas de san Francisco y santa Clara, Barcelona 1921, pp. 69 s.; Legenda liturgica antiqua, a cura di M. Bihl, cit., pp. V n. 2, LVI ss.; L. Wadding, Annales minorum, Quaracchi 1931, II, p. 268 (1230); III, p. 118 (1240); G. Abate, Le fonti storiche della Cronaca di fra Mariano da Firenze, in Miscellanea francescana, XXXIV (1934), p. 49; G.G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, III, Roma 1936, p. 125; F. Delorme, Pages inédites sur s. François écrites vers 1365 par Arnaud de Sarrant min. prov. d'Aquitaine, in Miscellanea francescana, XLII (1942), p. 126; M.-H. Laurent, Fabio Vigili et les bibliothèques de Bologne au début du XVIe siècle d'après le ms. Barb. lat. 3185, Città del Vaticano 1943, p. 117; A. Chiappini, Fr. Ioannes de C., O.F.M. s. Francisci Assisiensis biographus coaevus, in Antonianum, XXXV (1960), pp. 339-342; A. Altamura, Per la fortuna di Dante nel Quattrocento, in Annali del Pontificio Istituto superiore di scienze e lettere "S. Chiara", XII (1962), pp. 43 s.; XV-XVI (1965-66), pp. 71 s.; M. De Beer, La conversion de saint François d'Assise selon son premier biographe Thomas de Celano, Strasbourg 1963, p. 35; J.B. Schneyer, Wegweiser an lateinischen Predigtreihen des Mittelalters, München 1965, p. 492; C. Piana, Chartularium Studii Bononiensis S. Francisci (saec. XIII-XVI), in Analecta Franciscana, XI, Quaracchi 1970, pp. 61*s., 168; C. Cenci, Manoscritti francescani della Biblioteca nazionale di Napoli, II, Grottaferrata 1971, pp. 689, 950; J.B. Schneyer, Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters, III, Münster 1971, pp. 431 s.; L. Di Fonzo, L'Anonimo Perugino tra le fonti francescane del secolo XIII. Rapporti letterari e testo critico, in Miscellanea francescana, LXXII (1972), pp. 228-233; J.-G. Bougerol, Sancti Bonaventurae sermones dominicales, Grottaferrata 1977, pp. 20 s.; M. Michalczyk, Une compilation parisienne des sources primitives franciscaines (Paris, Nationale, ms. latin 12707), in Archivum Franciscanum historicum, LXXVI (1983), p. 27; F. Costa, Francesco negli storici conventuali, in Francesco d'Assisi nella storia. Secoli XVI-XIX, a cura di S. Gieben, II, Roma 1983, pp. 179, 183-186, 190 s.; F. Accrocca, Angelo Clareno, testimone di s. Francesco…, in Archivum Franciscanum historicum, LXXXI (1988), pp. 228 s.; J.-G. Bougerol, Sermons inédits de maître franciscains du XIIIe siècle, ibid., pp. 17 s., 20, 22, 26, s.; G.L. Potestà, Angelo Clareno. Dai poveri eremiti ai fraticelli, Roma 1990, p. 184; F. Accrocca, Jean de C., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXVI, Paris 1997, col. 1390; Id., Jean de Ceprano, ibid., coll. 1391-1393; Rep. fontium hist. Medii Aevi, VI, pp. 299 s.