CUOMO, Giovanni
Nacque a Salerno il 23 dic. 1874 da Carmine e Angiolina De Fendis, di modesta famiglia di piccola borghesia provinciale. Allievo dei noti latinisti Alfonso e Francesco Linguiti presso il liceo-ginnasio "Tasso" di Salerno, si laureò in lettere nell'università di Napoli, per abbracciare la carriera dell'insegnamento. Vinta per concorso governativo la cattedra di materie letterarie, si batté per far istituire a Salerno l'istituto commerciale, di cui, dopo la sua costituzione, divenne prima titolare di lettere e di discipline sociali e poi direttore, distinguendosi in quest'ultimo incarico per competenza amministrativa, tanto da essere eletto presidente della Federazione fra insegnanti e direttori di istituti professionali e da essere chiamato a far parte in qualità di membro aggiunto del Consiglio superiore per l'istruzione professionale.
Si dedicò in questo periodo agli studi letterari, in cui dimostrò versatilità d'ingegno passando dalle giovanili noterelle critiche ad una più matura riflessione e sensibilità, come negli scritti su Sofocle, Cicerone e Catullo e soprattutto nei saggi su Foscolo, Leopardi, Machiavelli e Dante.
Conseguita la laurea in legge, sempre presso l'università di Napoli, il 29 luglio 1905, il C. iniziò anche una qualificata attività professionale distintasi subito con una memoria dal titolo La mia incompatibilità forense (Salerno 1906), presentata come difensore di se stesso in una causa che lo vide impegnato contro il Consiglio dell'ordine degli avvocati per far revocare dal tribunale le disposizioni di divieto in materia di libera professione a carico di tutti coloro che avessero già un impiego pubblico come insegnanti. La vittoria ottenuta, con piena soddisfazione in diritto, gli consentì l'iscrizione all'albo degli avvocati e procuratori della provincia il 31 maggio 1907.
Frattanto si era dedicato fin da giovanisgimo alla vita politica, concorrendo, insieme con Amedeo Moscati, Matteo Incagliati, Giulio Grimaldi e Pietro Capasso, alla fondazione di un combattivo giornale locale, LaSveglia, di schieramento apertamente antigovernativo, e contribuendo in tal modo non solo a far cadere l'amministrazione comunale presieduta da Luigi Liguori, ma anche a creare quella "ventata d'aria fresca" che di lì a poco, nelle elezioni del 26 maggio 1895, doveva portare alla Camera il radicalsocialista Errico De Marinis.
Il 16 sett. 1898, il C. fu eletto cofisigliere comunale di Salerno andando ad occupare i banchi del settore riservato al gruppetto di contestatori radicaleggianti di ispirazione liberaldemocratica di tendenza antigiolittiana. Entrato nella giunta presieduta da Andrea De Leo il 15 sett. 1902, il C. assunse pochi giorni dopo, il 18 settembre, la delega all'assessorato alle Finanze, che insieme con quello della Pubblica Istruzione tenne ininterrottamente fino al 12 luglio 1920.
La sua maggiore attività fu impiegata per ottenere da parte del governo interventi straordinari per il miglioramento delle attrezzature portuali e provvidenze per restauri di monumenti antichi.
Allo scoppio della guerra il C. si schierò per l'intervento e si adoperò per ottenere alla sua città ed alla provincia salernitana condizioni di assistenza più favorevoli. Già presidente del ricovero di mendicità, nel quadriennio 1915-1918 fu presidente del Consorzio di approvvigionamento.
Alla fine della guerra il C. fu, insieme con Clemente Mauro, uno dei maggiori ispiratori e organizzatori locali dei risorto partito della liberaldemocrazia che in quel contesto si colorò di sfumature nittiane.
Si prodigò, pertanto, al fianco dei vecchi amici nel tentativo di dare al partito quel minimo di struttura organizzativa necessaria per contrastare l'ascesa dei nuovi partiti di massa. In questo contesto nacque la sua candidatura alla Camera nella lista della democrazia liberale, che, auspice Mauro, vero punto di forza elettorale del partito a Salerno e in provincia, si rafforzò dell'adesione e della candidatura di Giovanni Amendola e Andrea Torre.
Eletto deputato il 16 nov. 1919 in aperta contrapposizione con l'altra lista liberale di ispirazione e di indirizzo giolittiano capeggiata da Giovanni Camera, R C. aderì al gruppo parlamentare che faceva capo ad Amendola, divenendone vicepresidente.
Il suo impegno parlamentare non travalicò mai i confini provinciali della sua terra e della sua città, verso le quali continuò a prodigare ogni sorta di cure. Membro della Commissione permanente per la Pubblica Istruzione per il periodo 1920-1921 e di quella Finanze e Tesoro per il biennio 1921-22 e 1922-23, si segnalò anche per energici interventi in aula sul problema delle opere pubbliche, sul Mezzogiorno e sulla politica economica e finanziaria del governo.
Rieletto deputato il 15 maggio 1921, in un periodo di profonde lotte, politiche, mantenne inalterata la sua fede nella liberaldemocrazia e all'avvento del fascismo rimase al fianco di Giovanni Amendola. Divenuto questi il leader dell'opposizione democratica e liberale contro la dittatura, il C., al seguito di Clemente Mauro, ne divenne un valido sostenitore nel capoluogo e in provincia, nonostante, sempre insieme con il Mauro, avesse volontariamente rinunciato a ripresentarsi candidato nelle elezioni del 1924. Fu al fianco di Amendola nel tentativo fatto da quest'ultimo di rifondare un più vivo e moderno partito liberale nel Mezzogiorno con la costituzione, nell'estate del 1924, dell'Unione meridionale (Il Mondo, 20 ag. 1924); ma nel novembre, quando Amendola estese l'organizzazione a tutto il paese con la costituzione dell'Unione nazionale e la lotta si radicalizzò, il C. si ritirò a vita privata per motivi di sicurezza personale e della propria famiglia.
"Sono con te e con gli amici - scrisse ad Amendola in una lettera non datata, ma sicuramente dei novembre 1924 - con tutta l'anima e con l'entusiasmo degno della grande causa che sento anche mia e alla quale voglio - come debbo - continuare ad offrire contributo assiduo e fervido di parola e di opera, nella mia città, nella nostra provincia, dovunque. Ma non posso, per formale riserbo impostomi dalla mia condizione di capodell'istituto regio, apporre - come vorrei - anche il mio nome modesto al documento insigne trasmessomi in copia cui aderisco col pensiero e col sentimento che in esso hanno e trovano espressione piena e solenne. Abbimi, dunque, per te e con te, milite fedele ed oscuro della buona battaglia che ci unisce ed eleva nel cammino e nello sforzo verso la meta segnata dall'ansia della liberazione. E pensa che non mai forse - come in quest'opera - ho provato l'amarezza di una rinuncia cui mi costringono e condannano gretti doveri di ufficio ai quali dei resto non dubiterei di venir meno esponendomi ad ogni sbaraglio se la modestia del mio nome non mi persuadesse della inutilità del gesto nei rapporti delle superiori idealità cui serviamo" (Roma, Arch. Amendola).
Uscito in sordina dalla vita politica ritornò all'insegnamento ed alla professione forense. Alla caduta del fascismo il C. fu nominato il 24 ag. 1943 commissario prefettizio del comune di Salerno e tenne la carica fino all'11 genn. 1944. Frattanto, trasferitosi il governo Badoglio a Brindisi dopo l'8 settembre, nell'impossibilità per i ministri in carica di raggiungere la le sede, venne stabilito con r.d.l. 10 nov. 1943 di nominare dei sottosegretari di Stato a cui attribuire temporaneamente tutti i poteri inerenti alle funzioni di ministro. Il C., il 16 novembre, fu nominato sottosegretario all'Educazione nazionale, incarico che tenne fino all'11 febbr. 1944, allorquando, contestualmente al trasferimento della sede del governo da Brindisi a salerno, fu nominato ministro, restando in carica fino al 22 aprile successivo, giorno dello scioglimento del primo gabinetto Badoglio. Dal 24 febbraio il C. tenne anche ad interim il portafoglio della Cultura popolare.
Nell'assolvimento di questi incarichi il C. si segnalò per la relazione al Consiglio dei ministri sullo stato della scuola e sui problemi dell'istruzione, ricordata in seguito come la prima voce di riforma e di rinnovamento della scuola italiana (Corbino, in Onoranze. p. 13). Intanto per suo intervento la città di Salerno veniva riconosciuta come sede universitaria con la fondazione dell'istituto superiore pareggiato di magistero.
Con la ricostituzione dei partiti il C. aderì al risorto partito liberale, i cui dirigenti, proprio perché egli aveva fatto parte del governo Badoglio, gli negarono la designazione alla Consulta nazionale. Il 2 giugno 1946 fu eletto deputato all'Assemblea costituente, in cui fece parte del gruppo parlamentare liberale e fu nominato componente della I Commissione permanente per l'esame dei disegni di legge e della Commissione Finanze, dando però scarso apporto ai lavori dell'Assemblea per l'aggravarsi delle sue già precarie condizioni di salute. Come ex ministro dell'Educazione fu chiamato a far parte della Commissione centrale d'inchiesta nazionale per la riforma della scuola.
Indicato dall'Assemblea costituente come senatore di diritto non poté mai prendere possesso della carica per il sopraggiungere improvviso della morte avvenuta a Salerno il 24 marzo 1948.
Tra i lavori letterari di un certo interesse del C., si ricordano: Sovra un passo del Carme "I Sepolcri", in Luigi Settembrini, III (1894), 7-8, pp. 117-120; Noterelle critiche, Salerno 1899; Le nozze di Teti e Peleo, ibid. 1899; Dell'ingegno poetico di Cicerone, ibid, 1899; Per il sesto centenario del priorato di Dante, ibid. 1900; Per il sesto centenario della visione dantesca, Napoli 1900; L'Edipo di Sofocle e il Torrismondo del Tasso, ibid. 1900; Intime, Salerno 1900; La poesia dei "ricordi" in G. Leopardi e A. Poerio, ibid. 1901; Il canto primo del Purgatorio, Napoli 1905; Libertà politica e libertà morale in Dante per la figura e il posto dell'Uticense nel Purgatorio, ibid. 1905; Della Mandragola del Machiavelli e di alcune sue fonti, ibid. 1905; Per il sesto centenario della morte dell'Alighieri, ibid. 1921. Significativi alcuni studi giuridici ed economici: Il delitto di mandato, Napoli 1905; Il lavoro e l'evoluzione economica, Napoli 1907; Gli studi professionali moderni specialmente in Italia, ibid. 1907; Relazioni e proposte per l'ordinamento, i programmi, le funzioni e le finalità degli istituti e delle scuole commerciali, Salerno 1908; Gli istituti di rappresentanza commerciale. Profilo e attribuzioni nella storia e nel diritto, ibid. 1911; Sul valore del diploma di licenza delle R. R. Scuole medie di commercio, Napoli 1912. Di qualche interesse gli scritti politici: Gli interessi della provincia di Salerno e l'azione parlamentare nella XXV legislatura, Salerno 1921; Il problema meridionale e le opere pubbliche, ibid. 1925; I discorsi e l'opera parlamentare, ibid. 1925.
Fonti e Bibl.: Fra i necrologi vedi in particolare: Risorgimento liberale, 26 marzo 1948; la commemoraz. tenuta alla Camera dei deputati il 1° giugno 1948 da M. Rescigno, in Atti parlam., Camera dei deputati, Discussioni, I Legisl. repubblicana, seduta del 1° giugno 1948, 1, pp. 29-30; Onoranze alla mem. di G. C., Salerno 1949. Per l'attività parlam. del C.: Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, legislature XXV-XXVI, ad Indices; Assemblea costituente, Discussioni, ad Indices. Si veda inoltre: G. Gonella, La riforma della scuola, Roma 1949, p. 290; A. Moscati, Salerno e salernitani dell'ultimo Ottocento, Salerno 1952, pp. 178, 234; R. Avallone, In mem. di G. C., in Ann. dell'Ist. univ. di Magistero di Salerno, I (1949-1950), Napoli 1952, pp. VII-XIV; A. Messina, Ricordi di settanta anni fa. Ai tempi dell'Idea liberale, in Studi stor. offerti ad A. Moscati, Salerno 1966, pp. 103, 107-108; F. Dentoni Litta, Amministratori del comune di Salerno dal 1799 al 1967, Salerno 1967. pp. 26, 133, 159, 187; M. Mazzetti, Salerno capitale d'Italia, Salerno 1971, passim; E. Corbino, Racconto di una vita, Napoli 1972, pp. 134, 137-138, 146 e passim; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del regno d'Italia, Roma 1973, pp. 154 s.; E. D'Auria, Le elezioni polit. dal 1919 al 1924 in provincia di Salerno, Roma 1973. passim; F. Quagliariello, Nel centenario della nascita di G. C., Salerno 1974; F. Volpe, G. C. e A. Cilento: due salernitani nel governo Badoglio. in Atti del Conv. naz. di studi promosso dalla Regione Campania, Salerno-Monte San Giacomo, 11-14 dic. 1975, Napoli 1978, pp. 135-152; D. Ivone, Borghesia, ceti popolari e lotta politica a Salerno, Salerno 1978, pp. 313 ss. e passim; E. D'Auria, Liberalismo e democrazia nell'esper. politica di G. Amendola, Salerno-Catanzaro 1978, pp. 96, 258. Notizie biogr. anche in: V. Bonfigli-C. Pompei, I 535di Montecitorio, Roma 1921, p. 97; T. Rovito, Letterati e giornalisti ital. contemp., Napoli 1922, p. 119; A. Moscati, La provincia di Salerno vista dalla Società economica, Salerno 1935, p. 89; A. Malatesta, Ministri deputati e senatori dal 1848 al 1922, I, Milano 1940. p. 304; I deputati alla Costituente, Torino 1946, p. 88; I 556 deputati alla Costituente, Roma 1946. p. 197; A. Codignola, L'Italia e gli Italiani d'oggi. Roma 1947. p. 254; Diz. biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1948, p. 281.