CRASTONE (Crastoni, Craston, Crestone, Crestoni), Giovanni
Nacque a Castel San Giovanni presso Piacenza nel secondo decennio del secolo XV.
La data di nascita, approssimativa, si ricava dalla sottoscrizione autografa che troviamo nell'ultimo foglio del codice greco Landiano 6 della Bibl. Passerini-Landi di Piacenza: il codice è scritto di mano del C. e la data è, senza ombra di dubbio, il 1437 (cfr. P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 69). Nulla sappiamo dei suoi studi (non è nominato nel codice diplomatico della università di Pavia), che gli consentirono di raggiungere una straordinaria conoscenza della lingua greca, tanto da essere chiamato "Giovanni greco".
Le notizie più precise sulla sua vita ci vengono da alcune lettere indirizzate da Giacomo Gherardi da Volterra, nell'estate del 1490, a Giovanni Dulfo e a Ermolao Barbaro. Il Gherardi chiede ai suoi autorevoli amici di intercedere presso il papa Innocenzo VIII per ottenere che il C. sia dispensato dai voti religiosi e possa vivere da prete secolare; nel contempo, ne traccia un profilo biografico lusinghiero: "Fuit hic puer in religione Carmelitarum, sed aspirans ad has literas seculares et grecas, cum apud illos esse non posset, dimisso habitu, concessit ad gynnasia secularia, in quibus mire profuit... Suntanni viginti et ultra quibus recessit ab illis: non querit nisi vivere in quiete, una cum libris et musis et sacra scriptura" (G. Gherardi, Dispacci e lettere, pp. 491 s.).
Nel celebrare le qualità morali e culturali del suo amico, di cui parla con venerazione, come di un anziano maestro, il Gherardi dice che è ammirato e protetto da tutte le autorità religiose e civili di Milano: fra gli amici ricorda in particolare il vescovo di Bergamo Ludovico Donato, Girolamo Landriani, generale dell'Ordine degli umiliati, Tristano Calco, Iacopo Antiquario e Giorgio Merula. Fra gli estimatori del C. ricordiamo Francesco Filelfo, il quale, l'11 maggio 1474, prima di inimicarsi con Giorgio Merula, gli inviò una lettera in greco, auspicando per lui una fama immortale fra i posteri per la sua sapienza greca (Legrand, p. 174).
Nel ventennio 1475-1495, il C. collaborò attivamente con Bonaccorso Pisano, e poi con Giorgio Merula e con Giorgio Galbiati, alla fiorente produzione tipografica greca che si ebbe in quegli anni a Milano: sono di quegli anni la sua traduzione della grammatica greca del Lascaris, il vocabolario greco-latino, la traduzione dal greco in latino e la revisione testuale del Salterio, e infine il "vocabulista", dal latino in greco.
L'importanza del ruolo svolto dal C. nella Milano editoriale e culturale di quei due decenni indusse Giovanni Mercati ad avanzare la suggestiva ipotesi di una sua partecipazione attiva alla redazione dell'indice dei testi ritrovati da Giorgio Galbiati a Bobbio nel 1493, indice che, come è noto, ci è giunto solo indirettamente attraverso le testimonianze tardive del Questenberg e dei Volterrano. Tale ipotesi è respinta e silentio dalla Ferrari nel suo recente articolo. Ad ogni modo, pur senza voler ampliare arbitrariamente l'importanza della sua opera, la personalità del C. ci appare in tutto il suo spessore nella sola lettera importante rimastaci di lui, che non a caso è la lettera di dedica della traduzione del Salterio, da lui indirizzata a Ludovico Donato vescovo di Bergamo nel 1481. In tale lettera, rivendicando il diritto di tradurre i salmi dal greco e di correggerne la versione vulgata, il C. affronta, con coraggio e indipendenza di giudizio, una questione di filologia dei testi sacri, che è notoriamente centrale nella storia dell'umanesimo cristiano da Lorenzo Valla ad Erasmo.
La morte del C. va collocata negli ultimissimi anni del secolo XV, visto che ancora nel 1497 collaborava con Giorgio Merula all'edizione del De litteris, syllabis et metris Horatii di Terenziano Mauro.
Il C. può essere considerato, anche per la data di nascita relativamente alta, come uno degli iniziatori di quell'opera sistematica di divulgazione e di sistemazione scolastica della cultura greca che accompagnò la scoperta e la diffusione della stampa prima a Milano e a Firenze, poi a Venezia. Tuttavia, proprio per essere stato, accanto al Merula e al Calcondila, un iniziatore, la sua opera di traduttore, di curatore di testi e di lessicografo era destinata ad essere rapidamente superata nel secolo successivo. Tra i contemporanei ebbe fama grandissima, come dimostrano sia le lodi tributategli da Bonaccorso Pisano nelle prefazioni alle sue opere raccolte in seguito dal Sassi e dal Boffield, sia i versi composti in suo onore, fra gli altri, da Lancino Curti (Epigrammata X, Mediolani 1521, pp. 154, 159) e da Battista Spagnoli detto il Mantovano (Opera omnia, III, Antverpiae 1576, pp. 292 ss.). E tuttavia la massima gloria del C., il Lexicon graeco-latinum, non è opera del tutto originale. Già il Delaruelle aveva creduto di individuarne la fonte nella redazione quattrocentesca, risalente a Giorgio Ermonimo, di un glossario tardomedievale, edito da G. Goetz e G. Gundermann (Corpus glossariorum Latinorum, II, Lipsiae 1888, pp. 215-483).
Ma molto più diretta è la parentela con un glossario greco-latino quattrocentesco, che il Calderini e altri attribuirono al Filelfo e che, secondo il Pertusi, ebbe una larga diffusione manoscritta fra gli umanisti. Di tale glossario ho visto solo la trascrizione del Filelfo nel cod. Laur. Conv. soppr. 181, con dedica in greco ad un Andrea, che dovrebbe essere l'Alamanni, e la redazione un po' più ampia e rimaneggiata, che si conserva a Roma nel cod. Angel. lat. 1094. Se questo glossario non può essere del Filelfo, che certo nel 1478, vedendolo pubblicare sotto altro nome, ne avrebbe rivendicato la paternità, chi ne fu il vero autore? Se si legge con attenzione la prefazione di Bonaccorso Pisano, si nota che questi non rivendica al C. l'intera paternità del Lexicon, ma solo l'emendazione di un lavoro redatto "minus eleganter et proprie" da Costantino Lascaris e da altri. Bonaccorso precisa quelli che, ad un attento esame, appaiono essere stati gli effettivi interventi crastoniani: riordinamento alfabetico accurato, aggiunta per i sostantivi della desinenza del genitivo e dell'articolo e per i verbi delle forme del futuro e del perfetto, nonché, in alcuni casi, della loro costruzione. Indubbiamente questo diminuisce la portata della disonestà di Aldo Manuzio, che nel 1497 pubblicò il Lexicon a suo nome.
Il Lexicon graeco-latinum ex recensione Boni Accursi Pisani ebbe la sua prima edizione a Milano, anteriormente al 1478. Infatti, nell'esemplare di questo incunabolo che si conserva alla British Library (Catal. of books..., British Museum, VI, p. 754) al f 368v, si legge una dedica manoscritta di Pietro da Montagnana, che è del 1478 e ci fornisce un prezioso terminus ante quem per datare questa edizione. La cosa non era sfuggita al dotto bibliofilo settecentesco Nicola Rossi (1711-1785), il quale dà la notizia in un foglio autografo inserito nell'incunabolo crastoniano che si conserva alla Biblioteca Corsiniana di Roma, 54E7 (cfr. Indice gen. d. incunaboli..., II, n. 3250).
Curiosamente, entrambi gli esemplari di questa splendida editio princeps del Lexicon del C., alla Biblioteca Corsiniana e alla Biblioteca nazionale di Napoli, si aprono con la lettera introduttiva di Bonaccorso Pisano a Giovan Francesco Turriani, edita dal Sassi (Historia literario-typographica, pp. 543 ss.); manca infatti il foglio A 1, contenente, come si ricava dal catalogo del British Museum (VI, p. 754), la breve lettera di dedica dello stesso C. a Francesco Ferrari, lettera che è edita dal Botfield (Praefationes et epistolae, pp. 167 s.)., ma che manca invece nel Sassi. Fra le varie ristampe del Lexicon, ricordiamo solo quella di Aldo: Dictionarium graecum copiosissimum secundum ordinem alphabeticum, cum interpretatione latina, Venetiis, in aedibus Aldi Manutii Romani, 1497. Al Lexicon tenne dietro la traduzione della grammatica di Costantino Lascaris (la cui editio princeps, in greco, è del 1476): Constantini Lascaris Grammaticae Graecae epitome cum Latina interpretatione Jhannis Monachi Placentini, in lucem edita curis Boni Accursii Pisani, Mediolani 1480. Anche di questa grammatica si ebbero molte ristampe, tra cui quella di Aldo, che è del 1495; anche in questo caso, nella lunga e dotta prefazione, il C. non è affatto nominato (C. Dionisotti-G. Orlandi, Aldo Manuzio editore, pp. 3 e 195). Al terzo posto sul piano cronologico, ma al primo per importanza filologica, va quindi collocato il Psalterium graecum cum latina version e vel potius recognitione Iohannis Crastoni Monachi Placentini, cuius praemissa epistola ad Ludovicum Donatum Episcopum Bergomensem, Mediolani 1481.
Qualche problema solleva la datazione dell'editio princeps del Vocabulista latino-graecus. Di quest'opera esistono due edizioni più antiche, entrambe prive di indicazioni tipografiche e precedute dalla dedica di Bonaccorso Pisani ad Antonio Bracelli da Genova. La prima sembra usare gli stessi caratteri greci della prima edizione milanese del Lexicon ed è stata pertanto datata dal Proctor (The Printing of Greek, pp. 63 s.) al 1479-1480; la seconda, con i caratteri che il Proctor definisce "secondi caratteri milanesi", sembra essere gemella della seconda edizione dello stesso Lexicon (Vincentiae, per Dionysium de Bertochis de Bononia, 1483), ed è quindi datata dallo stesso Proctor (The Printing of Greek, p. 89) al 1483. Sulla base di queste indicazioni, tutti i cataloghi datano le due edizioni rispettivamente a Milano, Buono Accorso, 1480, ed a Vicenza, Dionisio Bertocchi, 1483 (cfr. Indice gen. d. incunaboli..., II, nn. 3251 s.). Ma gli argomenti del Proctor sono confutati, secondo noi in modo definitivo, dalla prima delle lettere del Gherardi (9 giugno 1490, Dispacci e lettere, p. 491) a Giovanni Dulfò: "Componit nunc alium vocabulistam in quo nihil desiderabitur ex quocunque auctore volueris, res mira et ab omnibus expetenda". Questa lettera ci fornisce un terminus post quem per la data di composizione del vocabulista; la data più bassa sembra essere confermata dal fatto che il vocabolario latino-greco non è, come l'indice del Dictionarium Graecum diAldo, una semplice retroversione del vocabolario greco-latino (cosa che sarebbe stata inevitabile, se fosse stato composto contemporaneamente), ma un'opera molto più breve e comunque totalmente indipendente, composta, come dice la, dedica di Bonaccorso, per fini esclusivamente scolastici. Accanto alle opere più importanti, ricordiamo una Vita di Alessandro, compilata in greco dal C. ("ex libris historiarum in compendium redacta") e tradotta in latino da Angelo Cospo di Bologna. Di tale vita ci resta solo la traduzione latina, che si legge in: Diodori Siculi scriptoris Graeci libri duo, Viennae Pannoniae 15 16 (e Venetiis 1518) e in Quinti Curtii De rebus gestis Alexandri Magni regis libri decem..., Antverpiae 1545. Ricordiamo infine: Terentianus Maurus, De litteris, syllabis et metris Horatii, diligentia et acri iudicio G. Merulae et nunc nuper Iohannis Placentini peremendatum, Mediolani, U. Scinzenzeler, 1497. Delle due lettere di dedica, a Francesco Ferrari e a Ludovico Donato (premesse rispettivamente al Lexicon e al Psalterium) ed edite entrambe dal Botfield (Praefationes et epistolae, pp. 167 s., 13-16), abbiamo già parlato. Citiamo infine i quattro distici premessi all'edizione degli Inni di Callimaco (Florentiae 1496) in onore dell'editore e traduttore Iacopo dalla Croce o Crucius, e i sei distici in onore di Giacomo Gherardi, editi dal Carusi (Il Diario romano di Iacopo Gherardi, pp. 92 s.).
Fonti e Bibl.: Bibl. Apostol. Vat., Vat. lat. 9267: G. M. Mazzuchelli, Notizie degli scritt. ..., XI, pp. 427-30; G. Gherardi, Diario romano, in Rer. Ital. Script., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, pp. XCII s., 68; Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi, nunzio pontificio a Firenze e Milano (11 sett. 1487-10ott. 1490), a cura di E. Carusi, Roma 1909, pp. 491-498; I. A. Sassi, Historia literario-typogr. Mediol…, in Ph. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, Mediolani 1745, pp. 176 s. e passim; C.de Villiers, Bibliotheca Carmelitana, Aureliani 1752, coll. 814-821; C. Poggiali, Mem. per la storia letter. di Piacenza, I, Piacenza 1789, pp. 48-63; A. Renouard, Annales de l'imprimerie des Aldes, Paris 1824, pp. 13 s.; B. Botfleld, Praefationes et epistolae editionibus principibus auctorum veterum praepositae, Cantabrigiae 1861, pp. 13-16, 167 s.; Th. Klette, Die griechischen Briefe des Franciscus Philelphus nach den Handschriften zu Mailand und Wolfenbüttel, in Beitrage zur Geschichte und Literatur der italien. Gelehrtenrenaissance, III, Greifswald 1890, pp. 23 s.; E. Legrand, Cent-dix lettres grecques de François Filelfe, publiées pour la première fais d'après le Codex Trivultianus 873, Paris 1892, p. 174; L. Mansi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, pp. 143 s.; R. Proctor, The Printing of Greek in the Fifteenth Century, Oxford 1900, pp. 63 s., 89 ss.; A. Calderini, Ricerche intorno alla biblioteca e alla cultura greca di Francesco Filelfo, in Studi ital. di filol. classica, XX (1913), pp. 204-424 passim; Catalogue of books printed in the XVth Century, now at the British Museum, VI, London 1930, p. 754; L. Delaruelle, Le Dict. greco-latin de Crastone. Contribution à l'histoire de la lexicographie grecque, in Studi italiani di filol. class., n. s., VIII (1930), 3, pp. 221-246; G. Mercati, De fatis bibliothecae monasterii S. Columbani Bobiensis, in M. Tullii Ciceronis De Republica libri e codice descripto Vat. lat. 5757, Roma 1934, pp. 78, 81 s.; Benoît-Marie de la Croix, Les Carmes humanistes, III, Jean Craston, in Etudes carmélitaines, III (1935), 2, pp. 24-28; M. E. Cosenza, Biographical and Bibliogr. Dict. of the Italian Humanists, II, Boston 1962, pp. 1138 ss.; A. Pertusi, Per la storia e le fonti delle prime grammatiche greche a stampa, in Italia medioevale e umanistica, V (1962), pp. 321, 326; M. Ferrari, Le scoperte a Bobbio nel 1493, ibid., XIII (1970), p. 142; C. Dionisotti-G. Orlandi, Aldo Manuzio editore, Milano 1975, pp. XVI, XXIX, XXXI ss.; A. Pertusi, L'umanesimo greco dalla fine del secolo XIV agli inizi del sec. XVI, in Storia della cultura veneta, III, 1, Vicenza 1990, p. 190, n. 8.