COZZA, Giovanni
Figlio di Diego e di una non meglio specificata Angelica, nacque a Vicenza il 20 febbr. 1629 (Binotto, 1981, pp. 48 s.; Saccardo, 1981, p. 14); a Vicenza risiedette in contra' S. Silvestro, e, dopo un lungo silenzio delle fonti, è documentato, il 9 maggio 1655 (Saccardo, 1991, pp. 14 s.), come testimone alle nozze di un certo "signor Paolo quondam signor Nicolò". Del 1662 è la prima opera a noi nota, ossia la tela con S. Nicola che libera dall'Inferno l'anima del confratello Pellegrino Osimo, nel terzo comparto inferiore della parete sinistra dell'oratorio vicentino di S. Nicola da Tolentino.
Il dipinto, di un "caldo luminismo" (Pallucchini, 1981), degnamente conclude il grande ciclo pittorico dell'oratorio, che aveva visto impegnati pochi anni prima il Maffei e il Carpioni; soprattutto di quest'ultimo il C. mostra qui di accogliere la lezione, pur temperandola con qualche scoperta reminiscenza maffeiana se non addirittura (Arslan, 1956, pp. 140 s.) da Pietro Liberi. Del resto, sempre come legato al Carpioni, di quasi tre lustri più anziano ed abitante nella vicina contra' SS. Apostoli, è chiaramente definito il C. fin dai contemporanei (cfr. Saccardo, 1981, pp. 5 s.: vedi ivi le annotazioni di Giovanni Giamberlanno, parroco di S. Faustino, che ammette di aver comperato il 6maggio 1670da Iseppo Gagliardoto, "soazaro su l'Isola", un S. Antonio da Padova "consua soaza di percuro in tutto ducati sei correnti", di mano appunto del C. "alievo del signor Giulio Carpioni", giudizio che ritroviamo perdurante sino al Settecento (cfr. Baldarini, 1779, II, p. 61).
In tal senso, il progressivo affermarsi del C., a partire dagli anni '60, sancisce la vittoria della corrente carpionesca entro la più vasta problematica dell'acceso dibattito svoltosi in ambito vicentino (Pallucchini, 1981, pp. 358 ss.) tra la corrente fragorosamente "barocca" e innovatrice facente capo al Maffei e la decisa "restaurazione" in chiave classicistica promossa dal Carpioni, in omaggio ai riscoperti "valori di lume" e fondandosi su di una assidua ricerca delle risorse del "disegno". Si spiegano così gli importanti incarichi assegnati al C., talvolta a fianco del maestro.
Quando si volle "arricchire la chiesa di S. Chiara di una ... decorazione pittorica" e "tutti i dipinti furono ispirati a Cristo storia e al suo mistero eucaristico", mentre gli "episodi dell'Ordine francescano, connessi con i portenti dell'Eucarestia" e collocati nell'abside, spettarono al Carpioni, si lasciarono al C. le più numerose scene della vita di Gesù entro l'invaso poligonale del tempio (Dani, 1977, pp. 20 s.). Delle quindici tele preparate dal C. per l'occasione, solo nove vengono ricordate dal Boschini (1676, pp. 51 ss.): è quindi molto probabile (Dani, 1977, pp. 55 s.) che le altre sei, riscontrabili nell'elenco completo offerto dal Baldarini (1779, I, pp. 22 ss.), siano posteriori: entro, tuttavia, il 1678, anno di morte del Cozza.
Oggi, del ricco complesso restano unicamente sette tele, raccolte però nel vecchio coro adibito a sacrestia: per la precisione, quattro (Preghiera nell'orto degli ulivi, Cristo alla colonna, Salita al Calvario, Deposizione) appartengono al gruppo antecedente al 1676 registrato dal Boschini; tre (Presentazione al tempio, Trasfigurazione, Lavanda dei piedi) a quello 1676-1678 elencato dal Baldarini, che però equivoca tra "Trasfigurazione" e "Ascensione". Vi è, inoltre, un Gesù che appare alla Madonna, segnalato nella stessa sede dal Dani, ma ignorato dalle fonti. A confronto delle adiacenti tele del Carpioni, dipinte intorno al 1663, il C. appare a S. Chiara sempre più irrigidito in una formula abile ma un po' logora, dimentica ormai di ogni possibile ascendente maffeiano, chiusa in un carpionismo convinto, aperta semmai a qualche sapido tocco di realismo magari caricava ai limiti del grottesco.
Simili, forse più retoricamente grandiose, dovevano essere la Presentazione della Vergine al tempio e lo Sposalizio della Madonna, ricordati dal Boschini (1676, pp. 463 48) in S. Michele, una "dopo l'organo ... opera ben concertata" e l'altro vicino alla cappella di S. Agostino, pure "concerto molto bene historiato, con quantità di figure". Purtroppo le due tele sono scomparse in seguito alla distruzione della chiesa nel secondo decennio dell'800, assieme a molte altre collocatevi dal C. lungo il fregio tutt'intorno al soffitto, in collaborazione (Boschini, 1676, p. 49) con Antonio Minazzo.
Il 20 dic. 1676 la Confraternita dei turchini, necessitando di un nuovo gonfalone, si rivolgeva (Saccardo, 1981, pp. 22 s.) al C., al Carpioni, a Bartolomeo Cittadella ed a Nicola Miozzi; il 9 maggio 1677 veniva prescelta l'offerta più vantaggiosa del Miozzi.
Tra il 1676 e il settembre 1677 va fatta cadere (Saccardo, 1981, pp. 300-07) l'esecuzione dei Dodici apostoli sui pennacchi soprastanti gli archi delle cappelle nella chiesa di S. Giacomo, giustamente rivendicati al C. dalla Binotto (1981, pp. 49 s.), togliendoli alla tradizionale, insostenibile attribuzione al Carpioni (Baldarini, 1779, I, p. 44) ed alle vaghe recenti indicazioni (Arslan, 1956, p. 202; Donzelli-Pilo, 1967, p. 139) verso la bottega carpionesca.
Riappaiono in S. Giacomo "i volti larghi, dagli occhi dilatati e bovini ... l'attenzione alla resa naturalistica dei corpi muscolosi, la ricerca di una costante e precisa definizione lineare, cui si accompagna l'uso di tinte acide e fredde", di marca nettamente vicina al Carpioni; sembrerebbero invece meno evidenti gli imprestiti dai più vivaci esempi dello Zanchi o del Negri, nella loro aderenza alla corrente dei "tenebrosi" (Binotto).
Opere perdute del C. sono ancora rintracciabili tramite il Boschini (1676, pp. 42, 43, 64, 91) e, pertanto, da ritenersi eseguite prima del 1676: un S. Eligio, protettore degli orefici, "in atto di liberare schiavi, con angeletti", nella chiesa di S. Faustino, ora sconsacrata; un'Annunciazione, affrescata sul retro dell'abside dei Servi; una tela con S. Marco nella chiesa di S. Silvestro; una pala con S. Antonio di Padova "che adora Gesù Bambino sopra le nubi con cherubini ed a basso un angelo con un giglio", sull'altare della sacrestia nella distrutta chiesa di S. Bartolomeo. Dal Baldarini (1779, I, pp. 90, 93; II, p. 61), e di conseguenza ascrivibili probabilmente al biennio 1676-78, abbiamo notizia di un Beato Girolamo Miani "genuflesso e la Beata Vergine in aria", nella chiesa della Misericordia, di un Cristo che porta la croce "incontrato dalla Veronica" nello sconsacrato, e devastato, oratorio del Crocefisso, nonché di due opere, non meglio identificate, in casa del conte Fabrizio Franco in contra' S. Domenico.
Il C. fece testamento nella sua casa a S. Silvestro l'8 sett. 1678, presente, tra gli altri, Orazio Marinali domiciliato nella vicina contrada di S. Chiara (Puppi, 1968, pp. 134, 158 s.): gode di un affitto annuo di ducati tre da parte di un Giacomo Valmarana (Saccardo, 1981, p. 188) e, non lasciando né moglie né figli, istituisce erede universale la madre Angelica "carissima, amatissima et dilettissima", disponendo di esser sepolto in S. Silvestro.
Il C. morì il giorno seguente, 9 sett. 1678; il 21, anche presente Orazio Marinali, testerà la madre (Puppi, 1968, p. 152), defunta molto probabilmente nello stesso mese (Saccardo, 1981, p. 15).
La produzione del C., che vale a divulgare l'aulica ed elegante poesia del Carpioni in un corrente linguaggio di facile maniera, sarà utile, necessario avviamento all'aprirsi del Settecento pittorico vicentino (Barbieri, 1973, pp. 29 s.; Rigon, 1981): pensiamo a ciò di cui gli son debitori un Giuseppe Tommasini o un Cristoforo Menarola.
Fonti e Bibl.: Vicenza, Bibl. Bertoliana, Libreria Gonzati 25.10.50: P. Brandolese, Mem. per una guida delle chiese di Vicenza con un elenco di artisti vicentini ed altre mem. artistiche (utile specialmente il fasc. "Descriz. delle pitt. di Vicenza"), cc. Non num.; Ibid., Libr. Gonzati G.5.9.5-16-G.6.10.1-11: G. Da Schio, I Memor., App. I, ms., c. 364v; M. Boschini, I gioielli pittoreschi... della città di Vicenza, Venezia 1676, pp. 42 s., 46, 48 s., 51 ss., 64,91; [E. Arnaldi-L. Buffetti-O. Vecchia], Descriz. delle architetture, pitt. e scolture di Vicenza, a cura di P. Baldarini, I-II, Vicenza 1779, ad Indicem; F. Barbieri -R. Cevese -L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza 1956, ad Indicem; Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia, E. Arslan, Vicenza, Le chiese, Roma 1956, ad Indicem; C.Donzelli-G. M. Pilo, I Pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 139, 142; L. Puppi, Revisioni e divagaz. archivistiche sul rinnovamento seicentesco dell'Oratorio di S. Nicola in Vicenza, in Riv. d. Istituto nazionale d'archeologia e storia d. arte, n. s., XV (1968), pp. 134, 152, 158 s.; F. Barbieri, L'Oratorio di S. Nicola a Vicenza, Vicenza 1973, ad Indicem;A. Dani - R. Rivadossi, La chiesa e il monastero dei SS. Bernardino e Chiara in Vicenza..., Vicenza 1977, pp. 16, 20 s., 51, 55 s.; M. Binotto, I dipinti della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Vicenza, in Saggi e memorie di storia d. arte, XII (1980), pp. 97 s.; Id., La chiesa e il convento dei SS. Filippo e Giacomo di Vicenza, Vicenza 1991, ad Indicem; R. Pallucchini, La pittura venez. del Seicento, Milano 1981, p. 359; F. Rigon, Pittori vicentini minori del '700, Vicenza 1981, pp. 8, 123; M. Saccardo, Notizie d'arte e di artisti vicentini, Vicenza 1981, ad Indicem; M. Binotto Soragni, Bart. Cittadella e alcune precisazioni sulla pitt. vicentina ..., in Arte veneta, XXXV(1981-82), pp. 102 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 37.