CINI, Giovanni Cosimo
Nacque a Livorno il 23 febbr. 1840 da Bartolomeo e da Nerina Tighe. Nel 1855 entrò, per concessione granducale, nella R. Scuola di marina di Genova, da cui uscì con il grado di guardiamarina di seconda classe nell'estate del 1859, mentre era ancora in corso la seconda guerra d'indipendenza. Promosso guardiamarina di prima classe il 10 apr. 1860, prese parte con la flotta sarda alle campagne navali connesse con la spedizione dei Mille e con il conseguente intervento piemontese nell'Italia centrale e meridionale, ottenendo per il suo comportamento due medaglie di argento al valore.
Divenuto tenente di vascello, il C. partecipò alla campagna navale del '66; fu poi nominato, il 26 luglio di quell'anno, reggente la I e II sezione del servizio militare marittimo presso il ministero della Marina in Firenze.
È probabile che proprio la completa riassunzione della proprietà della cartiera della Lima da parte della sua famiglia, lo inducesse, il 18 dic. 1867, a presentare le dimissioni dalla 'inarina militare. Iniziò così la seconda fase della sua vita; non rinunziò, però, all'abitudine di lunghi viaggi. Dal 1867 al '77 collaborò con Bartolomeo non solo alla direzione della cartiera, ma anche ad altre importanti attività industriali e finanziarie. Alla morte del padre, nel 1877, gli successe sia nella direzione della cartiera, sia nel seggio occupato nel Consiglio di amministrazione della Società italiana per le strade ferrate meridionali, sia nella presidenza della Associazione nazionale delle cartiere italiane.
Come direttore della cartiera, già nel 1873 aveva compiuto interessanti esperimenti per l'utilizzazione degli steli di granturco nella fabbricazione della carta; e, intorno agli stessi anni, introdusse nell'azienda la produzione della pasta di legno meccanica, destinata a sostituire la pasta di stracci nella composizione dell'impasto per la carta. A questo scopo promosse innovazioni tecnologiche per sfruttare meglio le possibilità idriche della zona, ispirandosi anche a procedimenti da lui osservati negli Stati Uniti negli anni '60.
Il risultato di queste iniziative portò ad un ulteriore. sviluppo dell'azienda cartaria la quale, intorno all'anno 1895, impegnava duecentosessantaquattro operai, con una produzione di 10.000 kg di carta al giorno e di 3.000 kg di pasta meccanica; produzione abbastanza elevata per il tempo, se si pensa che., nel 1911, la produzione regionale annua di carta superava di poco i 100.0000 quintali e quella di pasta meccanica i 10.000. Nel 1907 fu poi iniziata, sia pure su scala modesta, l'elettrificazione dell'azienda, con la costruzione di una centrale idroelettrica, nei pressi della cartiera. Una nuova fase di sviluppo si ebbe nel 1922, quando la cartiera, ormai diretta da diversi anni dal nipote e figlio adottivo Neri Farina Cini, divenuto presto un personaggio di "primaria evidenza nelle vicende industriali e finanziarie della Regione e del Paese" (G. Mori, L'industria toscana, p. 233), si trasformò in una società anonima, con un capitale di 2.200.000 lire, che rappresentava l'impianto di più moderna e robusta consistenza della Toscana. Lo stabilimento della montagna pistoiese, che si avviò in quegli anni ad una completa trasformazione tecnica, produceva allora annualmente 30.000 quintali di carta, una quantità che gli dava un posto di tutto rispetto anche nel panorama dell'industria cartaria nazionale. Nel 1925, poi, la società si fuse con lo Stabilimento industriale toscano per la lavorazione della carta, operante a Firenze (nel quale lo stesso Neri Farina Cini aveva già una parte notevole) ed aumentò, così, la propria importanza ed efficienza, assumendo la denominazione sociale di Stabilimento industriale toscano e Cartiera Cini.
La presenza del C, nella vita econonuca toscana e italiana divenne, pero, sempre più estesa, perché, seguendo l'esempio delpadre, affiancò alla direzione e, poi, presidenza delrindustria familiare la partecipazione a diverse importanti società industriali, finanziarie e di navigazione, (ad esempio, la Navigazione generale italiana della quale fu consigliere di amministrazione per molti anni). Soprattutto, egli ebbe parte notevole nelle vicende della Società italiana per le strade ferrate meridionali (nel cui Consiglio di amministrazione sedé ininterrottamente per quarantasei anni) e della nascente industria idroelettrica. Già nel 1875-76 il C. partecipava, infatti, agli incontri tra i rappresentanti del governo e delle società ferroviarie sulla questione della gestione privata o statale delle ferrovie italiane; problema che ebbe - com'è noto - tanta rilevanza politica e che portò alla crisi ed alla svolta parlamentare del '76, con l'assunzione del governo da parte della Sinistra. Seguì, poi, tutta la storia delle Meridionali sino alla loro successiva trasformazione in una società finanziaria, dopo la nazionalizzazione delle ferrovie, e il loro ingresso in attività economiche cd industriali molto diverse. Per parte sua, egli s'impegnò fortemente nell'industria clettrica; fu, infatti, tra l'altro, consigliere della Società Lunense di acqua e forza e, poi, della Società Adamello; soprattutto, nel 1905, fu tra i fondatori della Società ligure-toscana di elettricità (di cui divenne vicepresidente), promossa anche dai livornesi Cantieri Orlando e dalla Società metallurgica italiana: iniziativa certamente collegata, per gli aspetti finanziari, con la Banca commerciale italiana.
Verso le iniziative idroelettriche si andarono sempre più indirizzando, del resto, anche le Meridionali, divenute una grande holding finanziaria; ed è significativo che l'attiva presenza del C. nel consiglio di amministrazione insieme ad altri numerosi consiglieri rappresentanti di società e di industrie elettriche, coincidesse con il crescente impegno in questo campo di quella società così rappresentativa dell'aristocrazia industriale toscana, interessata alle possibilità e combinazioni finanziarie offerte dal rapido e continuo sviluppo dell'industria elettrica.
Tra l'altro, il C., che delle Meridionali fu vicepresidente e poi presidente dal 1919 al '26, fu uno dei promotori dell'intervento della società nella costruzione dell'impianto del Brasimone nell'Appennino tosco-emiliano. Ma la sua partecipazione più importante allo sviluppo delle industrie idroelettriche italiane, la svolse in qualità di presidente della Società Tirso, per la quale promosse la realizzazione degli impianti di Abbasanta e della stessa grande diga, terminata nel 1928. Ritiratosi dalla presidenza delle Meridionali, il C. mantenne però, sino alla morte, la presidenza del consiglio di amministrazione dello Stabilimento industriale toscano e Cartiera Cini.
Non partecipò direttamente alla vita politica, ma ebbe numerose cariche amministrative: fu, infatti, consigliere della provincia di Firenze, per il mandamento della Montagna pistoiese, ricoprì a lungo la carica di assessore e di sindaco di San Marcello, ove fil iniziatore di importanti innovazioni, come la costruzione di un nuovo acquedotto, di uno dei primi impianti d'illuminazione elettrica in Toscana (1880) e della tranvia elettrica Pracchia-San Marcello. Durante la guerra '15-'18 ebbe molta parte nell'assistenza alle famiglie dei militari e incarichi ispettivi per la "Casa del soldato", recandosi più volte anche in zona di guerra e di operazioni.
Il C. morì a Firenze il 6 ag. 1930.
Bibl.: Oltre alle opere di N. Farina Cini citate alle voci Bartolomeo e Tommaso Cini: La montagna pistoiese, 21giugno 1926. Pubblic. a cura del Comitato per i festeggiamenti inaugurali della ferrovia elettrica Pracchia-San Marcello-Mammiano, s. I.né d., pp. 45-48; cfr. P. Ridoffi, G. C. C., in La "Società italiana per le strade ferrate meridionali" nell'opera dei suoi presidenti (1861-1944), Bologna 1962, pp. 179-186; G. Mori, L'industria toscana tra gli inizi del sec. e la guerra di Libia, in La Toscana nell'Italia unita. Aspetti e mom. di storia toscana 1861-1945, Firenze 1962, pp. 233, 301 ss.; Id., Materiali, temi ed ipotesi per una storia dell'industria della regione toscana durante, il fascismo (1923-1939), in La Toscana nel regime fascista (1922-1939), Firenze 1971, pp. 162 ss.; Id., Il capitalismo industr. in Italia. Processo d'industrializz. e storia d'Italia, Roma 1977, ad Indicem.