CONTI, Giovanni
Discendente da una delle più antiche e rinomate famiglie romane, nacque nel 1414, probabilmente a Roma, figlio di Grato di Ildebrandino; si ignora il nome della madre che apparteneva però sicuramente alla cerchia delle nobili famiglie romane con cui i Conti si imparentavano abitualmente. Aveva vari fratelli di cui sono meglio noti Andrea e Giacomo; delle sorelle, Iacoba sposò Orso Orsini.
Il C. fu destinato alla carriera ecclesiastica e come nipote di un noto cardinale, Lucido Conti, fratello del padre il quale era anche nipote del papa regnante Martino V, ottenne presto numerosi benefici, tra cui canonicati a Glandeves, Ferrara, Pisa e Genova. e la dignità di suddiacono pontificio. Nulla si sa invece dei suoi studi. In gioventù aveva partecipato con il padre e i fratelli, alle faide locali dei baroni di Campagna per cui fu tra coloro che (1451) i Colonna tentarono di eliminare con il veleno. La violenta reazione Contro l'attentato dei loro antichi rivali mise nel torto i Conti che furono privati di Paliano di cui erano vicari pontifici e riabilitati solo il 6 ott. 1453 da Niccolò V.
Il 5 genn. 1450il nome dei C. compare in un atto giuridico, con il quale il padre Grato cedeva alla sorella Cecc[h]a (Francesca) il castello di Torrecchia per 3.000 ducati d'oro (nel documento il "rev. d. Johannes, filius venditoris, et ipse venditor" si costituiscono debitori nei confronti di Battista de Lenis: cfr. Caetani, Varia, pp. 147 s.). È ricordato di nuovo nel relativo compromesso di vendita tra Onorato (III) Caetani e i Conti del gennaio 1455insieme con i fratelli Andrea e Giacomo. Pare che sia stato nominato conte palatino in occasione dell'incoronazione imperiale di Federico III (1452).
Il 26 genn. 1455 gli fu assegnato da Niccolò V l'arcivescovato (esente) di Conza vacante per la morte del benedettino Raimondo da Strongoli; la sua candidatura era stata presentata al concistoro segreto dal cardinale Latino Orsini suo parente. Pochi giorni più tardi il neoeletto si obbligò personalmente al pagamento dei servizi che ammontavano a 200 fiorini di Camera "et quinque minuta servicia". Il banchiere Ambrogio de' Spanocchi si impegno a saldare il debito entro il termine prescritto, nel corso di tre mesi.
Nel 1462lo troviamo implicato in una causa contro il capitolo di Anagni per il possesso del Castrum Villamagna, sempre ad Anagni. Il 27 sett. 1464, insieme con il fratello Andrea, concluse un accordo con Deifobo e Francesco dell'Anguillara. Questo accordo si inseriva nella tregua di dieci anni tra Colonna ed Orsini imposta il 21settembre da Paolo II per porre fine alle continue faide della nobilità, ma non sortì l'effetto sperato.
Il 15 nov. 1464 il papa lo nominò governatore di Narni e delle località di Sangemini, Stroncone e Calvi, in considerazione delle prove di fedeltà e di capacità date "in magnis et arduis negotiis" (Reg. Vat., 542, ff. 31r-32r). Alla fine di gennaio 1465 il papa gli permise l'acquisto di grano e di avena dai signori di Anguillara e da Antonio di Gallese, per il suo sostentamento. Ma già il 26 sett. 1466 fu sostituito nella carica da Giacomo Vannucci vescovo di Perugia. Il 10 giugno 1466 era già tomato a Roma.
Nel 1472 abbiamo notizie di controversie del C. a Conza con Loyse Campete sostenuto da re Ferrante. Nel 1475, come signore di Carpineto, il C. si trovò in conflitto con gli abitanti di Sermoneta per il possesso di Campo Rossello. Ma quando Sisto IV in un discorso pronunciato nel concistoro del 12 apr. 1481 invitò i nobili a comporre le loro liti di fronte alla nunaccia turca, il C. fu il primo a ringraziare il papa dei suoi sforzi e a promettergli il pieno sostegno della nobiltà romana. Ma gli intrighi del conte Girolamo Riario, nipote del papa, portarono ben presto a nuove e sanguinose faide tra i partigiani dei Colonna e quelli degli Orsini e alla guerra del papa contro Napoli, che si concluse con la vittoria delle truppe pontificie presso Campomorto (21 ag. 1482). I cardinali Colonna e Savelli, arrestati da Sisto IV, furono rilasciati solo il 15 nov. 1483 e parteciparono subito dopo al concistoro in cui il papa creò cinque nuovi porporati, rafforzando l'influenza della fazione degli Orsini: tra i nuovi eletti figurò, insieme a Giambattista Orsini, anche il Conti. L'Infessura afferma che alcuni dei nuovi cardinali furono creati "non sine maxima effusione seu enumeratione pecuniarum", ma non sappiamo se ciò valga anche per il Conti. Sembra piuttosto che la sua scelta fosse ispirata da considerazioni di politica interna ben precise, visto che la sua famiglia stava dalla parte degli Orsini e sosteneva la politica dell'onnipotente nipote dei papa, Girolamo Riario. Il C., di cui non sappiamo se e quando ricevette gli ordini maggiori, ottenne il titolo presbiteriale dei SS. Nereo e Achilleo. A partire dal concistoro segreto del 26 novembre percepì come gli altri cardinali le entrate del Sacro Collegio, ma solo di rado figura come relatore quando si trattava di concedere benefici concistoriali. Per la prima volta in riferimento all'arcivescovato di Conza, cui il C. aveva rinunciato: Sisto IV lo concesse in amministrazione, fino al conseguimento del ventisettesimo anno di età, a un nipote del C., Niccolò Grato Conti, imparentato da parte della madre anche con il cardinale Oliviero Carafa, riservando però al C. la possibilità di rivalsa. Su preghiera del C. il pontefice liberò anche il nuovo eletto dal pagamento dei servizi.
Nel conclave seguito alla morte di Sisto IV, il C. aveva molte probabilità di ottenere la tiara, essendo considerato persona degna, ma alla fine dovette essere di ostacolo all'elezione l'appartenenza alla fazione degli Orsini. In ogni caso non partecipò agli incontri notturni che prepararono l'elezione di Innocenzo VIII. Ma i suoi rapporti con il nuovo papa furono buoni, come dimostra l'assegnazione di 200 ducati di Camera "pro suis necessitatibus", il 28 sett. 1484, cioè poco dopo la elezione. Il 16 maggio 1485, in occasione della nomina del nuovo vescovo di Terouanne, gli fu riservata dal papa una pensione annua di, 500 ducati di Camera, al pagamento della quale era obbligato il vescovo eletto Antoine de Croy. Costui tuttavia non sembra aver rispettato i suoi obblighi, cosicché il papa si vide costretto a sollecitare il pagamento. Sembra che da allora il C. non avesse più occasione di lamentele. Il 18 ott. 1485 ottenne in conimanda anche la diaconia di S. Adriano al Foro, alla quale rinunciò tuttavia il 23 marzo 1489 quando nel concistoro gli fu assegnato il nuovo titolo dei SS. Vitale, Gervasio e Protasio.
Come cardinale il C. partecipò abbastanza regolarmente al concistoro, dove era considerato un rappresentante della fazione degli Orsini. Altrettanto frequentemente presenziò alle altre cerimonie, quali fimerali ed esequie di cardinali e nobili, ricevimenti di ambasciatori, canonizzazioni e funzioni della capella papalis. Nel conclave del 1492 sostenne prima Ascanio Maria Sforza, e solo più tardi Rodrigo Borgia, dai maneggi del quale prese ben presto le distanze.
La sua morte colse di sorpresa i contemporanei. Dopo aver partecipato ancor due giorni prima "laetus et sanus" al concistoro, morì il 20 ott. 1493 nel suo palazzo di Roma, all'età di settantanove anni. Sorse il sospetto che fosse stato ad ucciderlo la peste, tanto più che nel giro di quindici giorni morirono anche undici dei suoi servitori. Si rinunciò dunque ai funerali solenni con la partecipazione dei cardinali. Il suo corpo fu portato "sine ulla pompa consueta" a S. Maria in Aracoeli e ivi sepolto nella tomba di famiglia.
Suo nipote Niccolò Grato Conti, diventato il 23 dic. 1490 anche segretario apostolico, gli sopravvisse solo per poco tempo, essendo morto in giovanc età il 20 sett. 1494 a Roma. L'arcivescovato di Conza, che allora era considerato quasi come proprietà della famiglia Conti, passò quindi al fratello minore Francesco, che nel 1517 diventò anche cardinale.
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