COLONNA, Giovanni
Nacque da Antonio, principe di Salerno, e da Imperiale di Stefano Colonna tra il 1450 e il 1460. Era protonotario apostolico quando il 15 maggio 1480, inpectore, pare, da parecchi mesi, fu creato cardinale con il titolo di S. Maria in Aquiro, assumendo il 10 novembre dello stesso anno l'amministrazione del vescovato di Rieti.
Nel concistoro del 2 giugno 1482, durante la guerra di Ferrara, che vide la maggior parte dei Colonna schierarsi al fianco del re di Napoli contro il papa, il C., coinvolto dalla posizione assunta dai consorti, fu accusato insieme al cardinale G. B. Savelli di tenere un atteggiamento ostile al pontefice. Invano si difese dichiarandosi non responsabile delle azioni dei parenti: fu prima trattenuto in Vaticano, quindi rinchiuso in Castel Sant'Angelo.
Non bastò per liberarlo neanche la pace che Sisto IV concluse con la lega il 12 dicembre dello stesso anno: fu infatti posto in libertà soltanto il 15 nov. 1483. Prese immediatamente parte al concistoro nel quale furono creati cinque nuovi cardinali, fra cui G. Orsini, che egli accompagnò a casa festeggiandolo.
Non era la sua una rappacificazione sincera, tanto che nella sua casa si barricò il cugino Lorenzo Oddone nella primavera dell'anno seguente, prima di cadere prigioniero del pontefice. Successivamente, mentre i Colonna erano impegnati a difendersi dagli assalti congiunti degli Orsini, di Girolamo Riario e delle milizie papali, l'11 giugno il C. indirizzò ai Conservatori una lettera di preghiera perché volessero intercedere presso il papa per far cessare le azioni ai danni dei suoi parenti e dei loro aderenti compiute dalle genti stesse del pontefice.
Come tutti i suoi consorti il C. tornò a Roma. appena morto Sisto IV, il 12 ag. 1484. Il C. si prodigò perché il conclave avvenisse in un luogo lontano da ogni interferenza, dove i cardinali potessero operare in piena tranquillità di spirito. Personalmente non si sentì affatto sicuro finché rimase nella città Gerolamo Riario, tanto che il 23 agosto non volle intervenire ad una messa in memoria del papa defunto. Contribuì all'elezione di Innocenzo VIII, il quale in compenso gli concesse l'abbazia di Subiaco e gli donò 25.000 scudi.
Non sappiamo quale parte ebbe il C. negli avvenimenti dell'anno seguente, che videro la guerra aperta fra la sua famiglia e gli Orsini. Tuttavia il suo atteggiamento appare chiaro nell'episodio che nel dicembre del 1485, mentre il pontefice era impegnato a sostenere i baroni ribelli contro Ferdinando d'Aragona, lo vide assalire con molti armati, insieme con i cardinali Giuliano Della Rovere e G. B. Savelli, le case degli Orsini ed appiccarvi il fuoco. Nel gennaio del 1486 gli furono affidate in custodia le porte della città. Nel febbraio del 1487 cadde da cavallo, mentre cavalcava per Roma travestito, insieme con altri cardinali.
Tra gli oppositori, poi, di Alessandro VI, quando Carlo VIII entrò a Roma il 31 dic. 1494 il C. gli cavalcò accanto e insieme con i cardinali Della Rovere, Savelli e Sforza insistette nel chiedere al sovrano la deposizione del pontefice e la convocazione di un concilio. Seguì il re di Francia nella spedizione nel Regno ed ottenne dal papa la legazione di Campagna e di Marittima. Tornò a Roma dopo la conclusione della campagna napoletana di Carlo VIII abbandonando da allora la causa francese. Nel giugno 1497 assistette al concistoro segreto durante il quale fu concessa al duca di Gandia l'investitura del ducato di Benevento.
Durante il 1497 e nell'anno successivo il C., il quale come i suoi, consorti aveva abbracciato la causa aragonese, assistette a numerose cerimonie pubbliche nell'Urbe. Dopo il matrimonio di Cesare Borgia, tuttavia, il papa divenne così incondizionatamente filofrancese, che il soggiorno nella città dei cardinali che non lo erano si fece pericoloso. Il C. se ne allontanò il 20 luglio 1499. Si rifugiò dapprima nelle terre dei familiari nella Campagna romana, ove risiedette per qualche anno, mentre re Federico nei patti di capitolazione con la Francia ad Ischia si ricordava di lui, facendo inserire la clausola che i suoi beni nel Regno gli fossero conservati; poi trovò asilo in Sicilia, ricevendo anche aiuti da Ferdinando il Cattolico. Non poté ritornare a Roma che alla morte del papa, per il conclave del 3 sett. 1503, accolto da molte manifestazioni di simpatia. Dopo il breve pontificato di Pio III (durante il quale fece parte della commissione creata dal papa per pacificare i Colonna e gli Orsini), nel nuovo conclave il C. votò in favore del Della Rovere, che eletto (1° novembre) assunse il nome di Giulio II.
Il nuovo papa concesse al C. l'arcipresbiterato della basilica lateranense e per compiacerlo riunì di nuovo Cittaducale, che ne era stata separata da Alessandro VI, alla diocesi di Rieti. Negli anni successivi visse a Roma, partecipando a numerose cerimonie di carattere pubblico e privato. Nel 1507 accompagnò il papa a Bologna.
Il C. morì a Roma il 26 sett. 1508, dopo breve malattia, e fu sepolto nella chiesa dei SS. Apostoli.
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