COLONNA, Giovanni
Del ramo di Palestrina della famiglia, nacque da Oddone di Giordano e da Margherita Orsini probabilmente intorno al 1235. Si sposò, in data non conosciuta, con una Orsini, probabilmente sorella del cardinale Napoleone. Principale esponente della casata nella seconda metà del secolo XIII, era fratello di un cardinale, Giacomo, e padre di un altro cardinale, Pietro. Con ogni probabilità egli risiedette per la maggior parte della sua vita nei feudi che la sua famiglia aveva presso Palestrina e in altre zone della Campagna, ma ricoprì anche cariche pubbliche a Roma e in altre città.
La prima carica di rilievo che egli ricoprì fu quella di senatore di Roma per il 1261, che assunse certamente dopo il novembre del 1260 - comunque non oltre il febbraio del 1261 - insieme con il conte Giovanni di Poli. Fu senatore di Roma nel marzo del 1262 insieme con Giovanni Annibaldi; ma aveva lasciato tale incarico già nell'agosto del 1263. Nel settembre del 1264 era podestà e iudex di Anagni, fatto che attesta il perdurare del predominio della famiglia Colonna su una zona che in seguito divenne il centro della signoria dei Caetani. L'8 sett. 1264 Urba IV gli concesse un privilegio in virtù del quale il governo del C. in Anagni non avrebbe potuto essere comunque colpito da scomunica: il privilegio, sollecitato dallo stesso C. e dal Comune, venne rilasciato non solo nella speranza che egli avrebbe protetto da gravami fiscali il clero e le chiese cittadine, ma in considerazione del suo "magnum ad Apostolicam sedem... devotionis affectum". Al tempo della battaglia di Tagliacozzo (1268) il C. era già alleato con gli Angioini; dopo la battaglia dette ospitalità in Colonna a Carlo I e mise a sua disposizione per la custodia dei prigionieri la rocca dei Colonna a San Pietro presso Palestrina. Nel corso del mese di settembre del 1279 il C. fu di nuovo nominato senatore di Roma dal papa Niccolò III, che era un suo parente ed aveva da poco posto termine al controllo che gli Angioini avevano per dieci anni esercitato su quell'ufficio. Il C. governò la città insieme con Pandolfo Savelli per un anno, a partire dal 1° ott. 1279.
Probabilmente fra il 1281 ed il 1285 compose una biografia della sorella, la beata Margherita Colonna, morta nel 1280 (edita da L. Oliger, Beata Margherita Colonna [m. 1280]. Le due vite scritte dal fratello Giovanni Colonna senatore di Roma e da Stefania monaca di S. Silvestro in Capite. Testi inediti del sec. XIII, Roma 1935). Tale biografia è molto utile non solo per conoscere la personalità della beata, ma anche, quella dello stesso Colonna.
Anche se può sorprendere che un membro della nobiltà romana del sec. XIII si cimentasse nella letteratura e perfino nella stessa agiografia, non ci sono però dubbi sulla paternità dell'opera da parte del Colonna. L'autrice della Vita secunda della beata Margherita fa riferimento, nel prologo indirizzato al fratello del C., il cardinale Giacomo, alla biografia "vestri seniores fratris"; inoltre il testo stesso della Vita prima contiene indubbie prove di essere opera di un fratello di Margherita e del cardinale Giacomo. È certamente possibile che il C. scrivesse in volgare e che successivamente l'opera sia stata tradotta in latino: ma non ci sono prove per sostenerlo. La Vita delinea, in un quadro realistico e toccante, la scelta religiosa della beata, il suo distacco dal mondo secolare e gli anni da lei trascorsi nelle terre colonnesi presso Palestrina, vestita con l'abito delle clarisse, e da lei dedicati in parte alla cura dei malati. Dalla Vita prima traspare evidente la sensibilità spirituale del C., il quale fu probabilmente influenzato dalla religiosità della stessa sorella, anche se - come sottolinea nel prologo l'autrice della Vita secunda - fu "in multis et arduis negotiis" interessato. Una delle sue figlie, Giovanna, divenne badessa di S. Silvestro in Capite fino a quando, nel dicembre 1297, non venne deposta da Bonifacio VIII.
Poco si conosce dell'attività del C. tra il 1280 e il 1288. La sua autorità crebbe in ogni caso con l'ascesa al soglio pontificio di Niccolò IV (1288-1292): il nuovo papa si basò infatti sul sostegno dei Colonna per mantenere la propria potestà temporale nelle terre di dominio pontificio. Il 27 giugno 1288 il C. fu nominato rettore della Marca d'Ancona, e tenne l'incarico fino all'estate del 1291, anche se di fatto lo abbandonò nell'aprile del 1290 nelle mani del figlio Agapito, suo vicario. Il mandato si rivelò particolarmente gravoso, per le numerose rivolte che turbavano quelle terre in quel periodo. Nel 1289 il C. affrontò la ribellione del conte Corrado da Montefeltro che teneva Urbino, dove si era fortificato. Il C. catturò il fratello del conte, Taddeo, e riunì una considerevole forza armata, con la quale assalì la città ribelle riconquistandola (23 settembre).
Nel luglio del 1290 il C. fu richiamato dalla Marca per assumere di nuovo la carica di senatore di Roma, che mantenne almeno fino alla fine di maggio dell'anno successivo. Fu questa la più ardua delle senatorie del C.: nell'estate del 1290 si era aperto un conflitto tra Roma e Viterbo, in seguito al rifiuto di quest'ultima di assisterla militarmente. Nel settembre il C., quale senatore, condannò Viterbo al pagamento di 25.000 lire come risarcimento delle spese di guerra e delle perdite subite dai Romani nel corso della campagna. Più tardi i Viterbesi si lamentarono del mancato rispetto da parte dei Romani delle clausole della pace. Nel maggio 1291 il C. finalmente riammise Viterbo nell'obbedienza di Roma: molti viterbesi prestarono il giuramento di vassallaggio e fedeltà alla presenza sua e di ambasciatori di città vicine. Il pagamento finale del risarcimento fu fatto alla fine del mese, grazie ad un prestito concesso ai Viterbesi dal cardinale Giacomo Colonna, certamente per contribuire all'opera di pacificazione condotta dal fratello. Secondo il Chronicon Parmense, nel 1290 i Romani "fecerunt Jacobum de Columpna eorum dominum" e gli decretarono un trionfo degno di un imperatore. È probabile che il passo confonda Giacomo con il C. e si riferisca alla celebrazione della vittoria su Viterbo: ma la notizia non trova conferma in altre fonti.
Una più tarda lettera papale fa riferimento a una podesteria del C. a Rieti, ma non precisa in quale anno; è possibile che egli abbia ricoperto incarichi simili in altre città. Negli ultimi anni di vita ricevette da Carlo II d'Angiò l'impegno di una pensione annua di 160 once d'oro: la promessa non sembra sia stata mantenuta, ma una successiva concessione di feudi in Abruzzo, assegnati dallo stesso re a tre figli del C., attesta il sostegno dato da quest'ultimo alla casa angioina.
Il C. morì probabilmente poco dopo il 28 aprile del 1292, data dell'accordo che era stato da lui raggiunto con i fratelli Oddone, Matteo e Landolfo in merito alle proprietà familiari. Scopo dell'accordo, concluso poco dopo la morte di Niccolò IV, era quello di assegnare il controllo e la signoria nominale dei beni familiari al cardinale Giacomo. Comunque il C. era certamente già morto nel marzo del 1294.
Nella cappella Colonna della chiesa francescana di S. Maria in Aracoeli il C. commissionò un dossale in mosaico per l'altare con lo stemma di famiglia. Nella medesima chiesa il C. fu raffigurato, in un altro mosaico, in veste di senatore, inginocchiato tra s. Francesco e s. Giovanni Evangelista, che lo presentano alla Madonna e al Bambino. L'iscrizione è "Sancte Dei Genitricis servus dominus Iohannes de Columpna". Il mosaico si trova ora a palazzo Colonna.
Il C. ebbe numerosi figli: due femmine, Giustina (che morì prima di lui in data anteriore all'8 maggio 1291) e Giovanna, badessa di S. Silvestro; ed almeno sei maschi, Pietro, che divenne cardinale, Agapito, Stefano, Giacomo detto Sciarra, Giovanni "di San Vito" e Oddone.
Fonti e Bibl.: Chronicon Parmense, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, p. 60;Les registres de Boniface VIII, a cura di G. Digard-A. Thomas-M. Faucon-R. Fawtier, Paris 1884-1935, nn. 3729, 3958; Les registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1886-1893, nn. 2698, 2723, 4915, 5856, 7093, 7103, 7120, 7122, 7123, 7160, 7162, 7176, 7194, 7259, 7264, 7265, 7294, 7296, 7333, 7335, 7507; Les registres de Nicolas III, a cura di J. Gay-S. Vitte, Paris 1898-1938, nn. 1050, 1051, 1084; Les registres d'Urbain IV, a cura di J. Guiraud, Paris 1901-1935, n. 950; Petri Cantinelli Chronicon, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXVIII, 2, a cura di F. Torraca, p. 59; P. A. Petrini, Mem. prenestine, Roma 1795, p. 418; A. Coppi, Mem. colonnesi, Roma 1855, pp. 68, 75; C. Pinzi, Storia della città di Viterbo, II, Roma 1889, pp. 462 ss., 474 ss., 481-484; K. Hampe, Geschichte Konradins von Hohenstaufen, Innsbruck 1894, p. 306; L. Mohler, Die Kardinäle Jakob und Peter Colonna..., Paderborn 1914, ad Indicem;R. Neumann, Die Colonna urd ihre Politik…, Langensalza 1916, ad Indicem;L. Oliges, B. Margherita Colonna, Roma 1935, passim;A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medio Evo, Roma 1935, pp. 79, 85, 87 s.; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952, ad Indicem; F. Gregorovius, Gesch. der Stadt Rom im Mittelalter, II, Basel 1954, pp. 502, 511 s.; D. Waley, The Papal State in the Thirteenth Century, London 1961, pp. 191, 214-217, 316; J. Gardner, Pope Nicholas IV and the Decoration of S. Maria Maggiore, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXXVI (1973).