CICINELLO (Ciccinello), Giovanni
Di nobile famiglia napoletana, nacque all'inizio. dell'ultimo quarto del sec. XIV e compì presumibilmente studi giuridici.
Magistrato di spicco nel Regno angioino, era presidente della Sommaria nel novembre del 1427, quando, insieme cori altri giuristi, fu incaricato di svolgere indagini riguardo a un credito di 3.000 ducati rivendicato da C. Piscopo, fratello ed erede di Pandolfello Alopo. Mantenne cariche e influenza durante il prepotere di Gianni Caracciolo e pare fosse in qualche modo legato a Luigi III d'Angiò, di cui, sempre nel corso del 1427, approvò in Consiglio regio alcuni privilegi, emanati a favore di suoi fedeli.
Il 1° marzo del 1433 il C. fu presente alla emanazione di un privilegio regio e, atto molto più importante, il 4 aprile di quello stesso anno, fu uno dei testimoni alla revoca dell'adotione di Luigi III d'Angiò ed alla riconferma di quella di Alfonso d'Aragona, compiuta quel giorno da Giovanna II. Rovesciatasi subito dopo, il 16 giugno 1433. la situazione, e revocata Vadozione già concessa all'Aragonese, il C. fu incaricato, con altri, di compilare i capitoli di una tregua con Alfonso, che prevedevano anche il mantenimento di guamigioni aragonesi in diverse località, fra cui Procida, Ischia, Lipari e alcuni castelli di Napoli; l'atto relativo fu stipulato ed approvato dalla regina il 7 luglio 1433. Il C. godeva ormai di alta considerazione in tutto il Regno e veniva considerato uomo "di grandissima autorità e di meraviglioso consiglio" (Vespasiano da Bisticci, Vite, p. 368); aveva accumulato anche una considerevole fortuna e il suo patrimonio veniva valutato intorno ai 150.000 ducati.
La sua partecipazione attiva a eventi che avevano oggettivamente favorito Alfonso d'Aragona gli creò fama, non si sa quanto meritata, di filoaragonese. Certo è che quando nell'estate del 1434 la giovane moglie di Luigi III d'Angiò, Margherita di Savoia, giunse nel Regno, egli fu tra coloro che consigliarono Giovanna II, allora in trattative con l'Aragonese, di non riceverla in Napoli. Morta Giovanna II, tutto ciò non giovò certamente al C., quando, nel maggio del 1438, Renato d'Angiò, nuovo pretendente angioino alla corona di Napoli, giunse finalmente nel Regno dopo la lunga prigionia in Borgogna., Accusato di pratiche segrete con Alfonso., il C., ormai vecchio, fu arrestato con il figlio Bufardo, e minacciato di morte, insieme con quest'ultimo, se non avesse versato ben 16.000 ducati.
Dopo aver pagato l'ingente somma ed essere stato scarcerato, il C., che aveva presumibilmente perduto ogni influenza ed ogni carica pubblica, si trovò ridotto alla più, assoluta indigenza; ammalatosi, chiuse i suoi giorni a Napoli nell'ospedale dell'Annunziata ' con tutta probabilità prima del 1442, amo della conquista aragonese dei Regno.
Fonti e Bibl.: Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini ill. del sec. XV, a cura di P. D'Ancona-E. Aeschlimann, Milano 1951, pp. 388 s.; I. Ludovisi, Antonio Ciccinello e la costituz. dell'Aquila..., in Boll. della Soc. di storia patria negli Abruzzi, XII (1900), p. 6; N. F. Faraglia, La storia di Giovanna II, Lanciano 1908, pp. 57, 344, 392, 399, 403, 407; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò Durazzo, II, Milano 1936, p. 215.