CIBO RECCO, Giovanni
Nacque a Genova probabilmente nei primi anni del 1500, da Simone Recco di Giovanni., primogenito; suoi fratelli erano Stefano, Nicolò e Antonio.
Il nonno, pellicciaio, era stato sindicatore nel 1495, ufficiale di Gazaria nel 1496 e podestà di Sanremo nel 1499; suo padre, ufficiaIe di Mercanzia nel 1520, era stato ascritto alla nobiltà nel 1528 secondo le norme della riforma di quell'anno nell'"albergo" dei Cibo; fu poi senatore nel 1532 e ambasciatore della Repubblica nel 1536.
Il C. venne pure ascritto alla nobiltà, ma alla carriera politica preferì gli studi storici. Fu, convinto a continuare gli Annali del BonEadio da Nicolò Gentile Senarega, famoso uomo di legge. Allopera del Bonfadio il C. rimproverava di essere poco circostanziata nei fatti; alla propria, che intitolò Historia di Genova e che compose in latino, si accinse in effetti con propositi di oggettività e documentazione piuttosto che di eleganza stilistica, come egli stesso afferma nell'introduzione: "Scribam, sed non emendabo; si non candide atque eleganter, attamen vere fideliterque".
Le notizie riportate dall'autore sugli eventi genovesi dei suoi tempi, esattamente dal 1550 al luglio 1570, sembrano in tutto degne di fede, e sono sovente confermate da documenti d'archivio. Per i fatti anteriori il C. cita sempre onestamente le sue fonti, tra le quali ha particolare risalto Giorgio Stella (di cui il C. è anche il primo a fornire qualche indicazione biografica), a differenza degli altri autori del suo secolo (A. Salvago, A. Giustiniani, P. Interiano, O. Foglietta), i quali, pur saccheggiando gli annalisti precedenti, non li citano mai. L'opera del C., dedicata ad Alberico Cibo, principe di Massa e suo lontano parente, si compone di. quattro parti: un cenno della storia di Genova sino ai suoi tempi; la descrizione delle famiglie nobili di Genova, distinte nei ventotto "alberghi" stabiliti con la legge del 1528; alcuni brevi elogi di genovesi illustri (fra cui quelli di Cristoforo Colombo e di Domenico Lercari); la storia di Genova dal 1550 al 1570. L'opera non venne mai ritoccata dall'autore, e nelle ultime pagine si notano parecchie lacune, tanto nell'originale come nella versione italiana che ne fece un anonimo. Nel corso di tutta l'opera, il C. interrompe spesso la narrazione per rivolgersi direttamente ai magistrati genovesi ed esortarli alla concordia e alla difesa della antica libertà, seguendo uno stilema che, secondo alcuni, testimonierebbe la serietà e l'onestà dell'autore. Per la compilazione della seconda parte (quella riguardante le famiglie nobili genovesi), il C. poté servirsi dei Manuali del Senato, da cui direttamente trascrisse i nomi che vide registrati. In. seguito però questa sezione dell'opera venne rielaborata da altrà mano, che introdusse notizie e nomi spuri, e diede eccezionale risalto alla famiglia Cibo per accattivarsene i favori. La quarta parte, per l'ampio spazio dedicato alla rivolta corsa guidata da Sampiero da Bastelica, costituisce tuttora una delle fonti più importanti per lo studio di quegli avvenimenti.
Le quattro sezioni di cui si compone l'opera del C. nel corso del sec. XVII furono più, spesso diffuse come trattati isolati, e come tali se ne conservano parecchie copie manoscritte presso la Biblioteca Berio di Genova. Inoltre, mentre le prime tre parti erano già diffuse a stampa dell'ultima, la più vivace e interessante, ma anche la più compromettente, ancora nel 1680 si conoscevano solo due copie autentiche manoscritte, conservate una dal principe di Massa, l'altra da Raffaele Soprani e Giovan Battista Ermete presso l'Archivio della Repubblica di Genova. Attualmente, oltre a varie copie delle sezioni, dell'intera opera del C. esistono a Genova quattro manoscritti: uno del sec. XVII alla Biblioteca Brignole Sale, uno alla Franzoniana, un terzo alla Universitaria e uno alla Berio. Quest'ultimo, trascritto per Tomaso Franzone nel sec. XVII, comprende i Commentaria de rebus Genuensibus ab anno 1527ad an. 1551 del Bonfadio e i Commentaria... ab an. 1550ad an. 1570 del Cibo.
Si ignora la data di morte del C., ma le lacune della parte conclusiva della sua opera fanno ipotizzare che essa coincida con l'improvvisa interruzione delle storie al luglio 1570
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, ms. 492, c. 345; 494 c. 345; Genova, Bibl. Univer., Ins. del C.: MSS B VII 5; Genova, Bibl. Berio, ms. del C.: MR VIII, 1, 2; M R I,3,36; M R X, 2,75; M R I,1,5; M R IV,3,26; M R VII,4,65; M R VII3,8; M R VII,3,9; R. Soprani, Scrittori di Liguria, Genova 1667, p. 132; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum, Perusiae 1680, p. 286; G. B. Spotomo, Storia letter. della Liguria, III, Genova 1825, pp. 44 ss.; R. A. Vigna, Illustrazioni di S. Maria di Castello, Genova 1684, p. 386; F. Molard, Rapport sur les bibliothèques de Gênes, in Archives des missions scientif. et litteraires, Paris 1879, p. 207 n. 11; E. Michel, Imanoscntti della Bibl. civica di Genova relativi alla storia di Corsica, in Arch. st. d. Corsica, XI(1935), p. 247; R. Ciasca, Imanoscritti della Bibl. univ. di Genova relat. alla storia di Corsica, ibid., XII(1936), pp. 353 s.; Id., Imanoscritti della Bibl. Brignole Sale, ibid., XIII (1937), p. 261; G. Balbi, Giorgio Stella e gli Annales Genuenses, in Misc. stor. ligure, II (1961), pp. 127, 204; R. Emanuelli, Gênes et l'Espagne dans la guerre de Corse, Paris 1964, pp. 5 s.