CERVONI, Giovanni
Nacque a Colle Val d'Elsa nel 1508. In base alle poche notizie rimasteci di lui, si può dedurre che la sua famiglia ebbe la possibilità di avviarlo, con profitto, allo studio delle lettere classiche e volgari, oltre che alla giurisprudenza. Conseguito il dottorato in diritto civile, riuscì a inserirsi nella società dotta di Firenze. Qui è certo che nel 1542, essendo Bernardo Segni console dell'Accademia fiorentina, il C. tenne per la prima volta una lezione in questa accademia sopra il sonetto di Petrarca "Amor Fortuna e la mia mente schiva". Questa stessa lezione fu da lui recitata di nuovo agli accademici nel 1549, essendo console Piero Orsilado e fu pubblicata l'anno dopo con la dedica a monsignor Luigi Ardinghelli, vescovo di Fossombrone, grande amico del Segni. Dobbiamo supporre che almeno a partire dal 1542 egli sia entrato al servizio, in qualità di segretario, del Segni, strumento della politica medicea dopo la restaurazione seguita alla sconfitta della Repubblica fiorentina nel '30. Il suo lavoro consisteva nell'aiutare materialmente il Segni nella composizione delle sue opere di storiografo e soprattutto nella traduzione da Aristotele che egli veniva pubblicando: il notevole contributo che il C. seppe dare in questa impresa gli fu pubblicamente riconosciuto dal figlio stesso di Bernardo dopo la morte del padre.
La sua fama presso i contemporanei è tuttavia sostanzialmente legata alle numerose composizioni poetiche che egli scrisse per onorare e lodare le persone della famiglia dei granduchi di Toscana ogni volta che un avvenimento (nascite, morti, matrimoni) gliene offrisse l'occasione. Dopo il 1558, anno della morte del Segni, egli sentì il bisogno di affidarsi a protettori più sicuri e fidati (probabilmente, per un certo periodo, questi saranno stati gli stessi granduchi). Ma la vita del C. dovette comunque svolgersi tra notevoli difficoltà di ordine materiale se dobbiamo credergli quando parla con invidia di coloro che sono al sicuro dalla miseria e dalla fame nel carcere fiorentino delle Stinche. A partire dal 1563, secondo una sua precisa affermazione, fu al servizio di Alessandro Capponi presso cui rimase diciannove anni, senza che ciò gli impedisse di continuare la sua opera, di encomio dei granduchi.
È difficile, con i documenti a nostra disposizione, stabilire l'anno di morte del C. (né si può sapere se sia stata curata da lui l'edizione del Discorso a Maria de' Medici che fu stampata nel 1600); comunque si può pensare che la sua scomparsa risalga agli ultimi anni del secolo o ai primissimi anni del Seicento.
Opere: Sopra il sonetto del Petrarca "Amor Fortuna e la mia mente schiva", Firenze 1550; Rime, in L. Terracina, Discorso sopra il principio di tutti i Canti dell'Orlando Furioso, Venezia 1557; Nel Battesimo del Seren. Principe di Toscana. Canzone. Firenze 1577; Canzone fatta nelle nozze dell'Ill.mo et Eccellentissimo Sig. il Signore Don Cesare d'Este e la Signora Donna Virginia dei Medici, ibid. 1585; Canzone di G. C. da Colle sopra la Corona del Serenissimo Cardinale de' Medici Gran Duca di Toscana, ibid. 1587; Canzone in morte del Serenissimo Don Francesco Medici Gran Duca di Toscana, ibid. 1587; Descrizione delle pompe e feste fatte nella città di Pisa per la venuta della serenissima Madonna Christiana de l'Orena gran duchessa di Toscana, ibid. 1588; Descrizione de la felicissima entrata del Ser. Don Ferdinando de' Medici Cardinale Gran Duca di Toscana nella città di Pisa, ibid. 1588; Discorso di G. C. da Colle in laude della Cristianissima Madonna Maria de' Medici Regina di Francia e Navarra, ibid. 1600; Canzone in morte dell'Illustrissimo Signor Bartolomeo Concini primo segretario del Gran Duca di Toscana, ibid. s.d.; Canzone in morte del Serenissimo Cosimo Medici Primo Gran Duca di Toscana, ibid. s.d.; Canzone de lelaudi de la Serenissima Madama Christiana de l'Orena Gran Duchessa di Toscana, ibid. s.d.; Canzone in morte della Serenissima Gran Duchessa di Toscana, ibid. 1578; Rime in laude della serenissima Regina Giovanna d'Austria Gran Duchessa di Toscana (ms. segnalato dal Moreni); Versi ternari e un madrigale nel ms. 2012, 6 della Biblioteca Angelica di Roma; Dialogo in terza rima Sopra li venti Termini di marmo di mezzo rilievo,rappresentanti venti gentilhuomini fiorentini, nel ms. Pal. 701, 414-E, 5, 9, 34 della Biblioteca nazionale di Firenze.
Bibl.: J. Rilli, Notizie letter. et istor. intorno agli uomini illustri dell'Accademia Fiorentina, I, Firenze 1700, p. 34; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina, Firenze 1717, pp. 17 ss., 88; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1735, pp. 130-131; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, 2, Milano 1742, pp. 118, 263; D. Moreni, Bibl. storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 253; L. Cheluzzi-G. M. Galganetti, Degli uomini di merito della città di Colle, Colle Val d'Elsa 1841, p. 17; L. Biadi, Storia della città di Colle, Firenze 1859, p. 241; Indici e cataloghi dei manoscritti delle biblioteche di Firenze, IV, 2, fasc. 1, I codici palatini della Bibl. naz. centrale di Firenze, Roma 1890, pp. 251 s.; M. Lupo, Studi sulla storiogr. fiorentina alla corte di Cosimo I de' Medici, in Ann. della Scuola normale sup. di Pisa, filosofia e filologia, XIX (1906), pp. 77, 84; R. Ridolfi, B. Segni e il suo volgarizzamento della "Retorica", in Belfagor, XVII (1962), 5, p. 526, A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, LVI, p. 174.