CECCARINI, Giovanni
Nacque, si presume a Roma, intorno al 1790. Dal Registro degli antichi premiati dal 1745 al 1848 nei concorsi della scuola di nudo dell'Accademia di S. Luca di Roma (conservato nell'archivio dell'Accademia) si apprende che "Giovanni Ceccarini Romano" conseguì il secondo premio per scultura nelle prove effettuate nel settembre 1808 e nel marzo 1809 e il primo premio al concorso del settembre 1809 sotto la direzione, rispettivamente, di A. Canova, di V. Pacetti e di G. Landi. Appare, pertanto, plausibile che i buoni risultati ottenuti alla scuola del nudo lo segnalassero all'attenzione del Canova e che questi lo chiamasse a lavorare nel proprio studio (Malamani, p. 126).
Nel 1814 il C. coadiuvò l'architetto Clemente Falchi nella decorazione dell'arco di trionfo eretto in piazza Venezia per il ritorno a Roma di Pio VII (24 maggio). Di quest'opera fastosa, commissionata da una società di agricoltori, rimane testimonianza, in una stampa del Pinelli (ill. in Malamani, p. 183). Due anni più tardi scolpiva a spese del Canova (Forcella, I) il busto in marmo di Donatello per la Protomoteca capitolina. Dal 1818 al 1824 (Matthiae) fu impegnato ai due gruppi marmorei (Nettuno e Dea Roma tra il Tevere e l'Aniene) delle fontane al centro dei due emicicli di piazza del Popolo e alle Sfingi che ornano i pilastri terminali degli emicicli stessi: per i primi due seguì probabilmente disegni di Valadier (il confronto è possibile solo per il Nettuno: Roma, Bibl. dell'Ist. di arch. e storia dell'arte, Fondo Lanciani, Progetti Valadier, tav. 62, Nettuno; ill.in Hoffmann, p. 159, n. 96).
La grandiosità dei gruppi scolpiti dal C. dimostra le sue non comuni doti di esecutore, che gli consentivano di riprodurre, senza alterarne i dettagli, i progetti del Valadier. Nel giugno del 1824 il Nettuno era già stato issato al di sopra della fontana verso il Tevere: lo conferma una lettera di G. G. Belli al Moraglia, datata 4 giugno, che descrive con acrimonia la piazza e la "statuaccia" del C. (R. Vighi, La Roma del Belli, Roma 1963, p. LII).
Nel contempo il C. progettava la decorazione marmorea di una fontana da erigersi a piazza Colonna, come risulta da un disegno a matita datato 1820 (Museo di Roma, Donaz. Dusmet: vedi Boll. d. Musei com. di Roma, II [1955], p. 26), e terminava il colossale ritratto del Canova (Frascati, Municipio).
La gigantesca statua fu assai ammirata dai contemporanei quando il C. la espose nel suo studio di via del Divino Amore, 4. La scultura, se rivela l'innegabile perizia dell'autore, ne dimostra anche la mancanza di originalità in quanto nell'iconografia e nella resa del movimento s'ispira in maniera alquanto grossolana al Washington di Canova (distrutto; gesso a Possagno, Mus. Canoviano) Eseguita a spese del conte Marconi, senza dubbio l'opera testimoniava la riconoscenza che l'allievo nutriva per il maestro cui doveva, oltre al mestiere, le lucrose commesse governative: per esempio quelle delle sculture di piazza del Popolo avute tramite la sua protezione.
Nel 1829 il C. s'iscrisse alla Università e compagnia dei marmorari di Roma, della quale divenne governatore generale il 1ºag. 1830 (Museo di Roma, Manoscritti, Nota degli Associati dal 1801 al 1900 ..., Tornate delle Congregazioni generali della Compagnia ... dal 1ºagosto 1830 al 2 agosto 1835). Riconfermato nella carica "per acclamazione" il 10 luglio 1831 e il 1ºluglio del 1832, detenne l'incarico sino al febbraio del 1834 quando, succedutogli Tommaso della Moda, assunse le funzioni di segretario sino al 2 ag. 1835.
Il C. morì a Roma il 10 febbr. 1861.
Della sua attività posteriore al 1824non si hanno notizie sicure, anche se pare che gli venissero commissionati numerosi busti e statue, una delle quali, raffigurante Raffaello, fu riprodotta in litografia nel 1833 e dedicata dall'autore medesimo "ai cittadini di Urbino". Profondo conoscitore delle tecniche e dei materiali del proprio mestiere, l'artista pubblicava nell'anno 1828 un opuscolo, Lettera di G. Ceccarini scultore al sig. C. Vannelli di Carrara, sui pregi del granito dell'isola del Giglio. Sembra, inoltre, che avesse inventato un mezzo per trasportare i marmi più pesanti (Hubert).
Bibl.: V. Forcella, Iscrizioni ... di Roma, I,Roma 1869, p. 93; II, ibid. 1873, p. 472; V. Malamani, Canova, Milano s.d., pp. 126,183, 322; A. Riccoboni, Roma nell'arte, La scultura nell'evo moderno, Roma 1942, p. 342; G. Matthiae, Piazza del Popolo, Roma 1946, p. 185; E. Lavagnino, L'arte moderna ..., Torino 1956, p. 175; C. D'Onofrio, Le fontane di Roma …,Roma 1957, p. 42; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, p. 414; P. Hoffmann, II Monte Pincio e la Casina Valadier, Roma 1967, pp. 159-160, 165, 188; figg. 96, 97, 98; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica. ad Indicom; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 251; Enc. Ital., IX, p. 593.