CAVALCANTI, Giovanni
Storico fiorentino del sec. XV, del quale nulla si sa oltre a quello che di lui si ricava dalle sue opere. Prigioniero nelle Stinche per non aver pagato le prestanze al comune, scrisse con spirito mediceo la storia della cacciata di Cosimo e del suo ritorno, rifacendosi dal tempo della guerra con Filippo Maria Visconti (1423) e seguitando poi il racconto fino al 1440. Uscito di carcere, aggiunse a quei quattordici libri la storia d'altri sette anni. Il suo proposito di cercare la logica della storia nelle rivoluzioni interne piuttosto che nei fatti esteriori, proposito che gli meritò l'onore di divenire fonte del Machiavelli, ha pregi incontestabili di originalità, mentre delle sue belle qualità di scrittore fanno prova alcune rappresentazioni, potenti nella loro efficace semplicità, come quella dei Fiorentini che giungono "molli e stanchi" al campo fatale di Zagonara (lib. II, cap. XVIII) o quella del colloquio di Francesco Sforza col signore di Lucca (lib. VI, cap. XXIX). Purtroppo il C., volendo sollevare la narrazione a dignità di storia togata, cade spesso nel gonfio e nell'enfatico, e volendo nobilitare il suo dettato, lo infarcisce sgraziatamente di ricercatezze. Tuttavia anche codesto difetto e il contrasto fra le pagine che ne sono più gravi e altre fortemente pensate e scritte non sono privi di significato per la conoscenza della singolare individualità dell'autore.
Bibl.: Istorie fiorentine scritte da G. C. a cura di F. Polidori (i 14 libri della Storia e fr. della cosiddetta Seconda storia), Firenze 1838-1839, in 2 voll.; A. Venturi, Le orazioni nelle Istorie fiorentine di G. C., Pisa 1896.