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CATTALINICH, Giovanni

di Sergio Cella - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 22 (1979)
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CATTALINICH, Giovanni

Sergio Cella

Nacque a Castelnuovo di Traù il 25 marzo 1779, figlio di un commerciante che nel 1785 si trasferì a Traù. Qui don Giovanni Scacoz, divenuto poi vescovo, educò nel piccolo collegio di S. Lazzaro il C., il quale passò poi nel seminario vescovile di Spalato a studiarvi umane lettere e filosofia, quindi nel '96 a Roma per la teologia, di cui, in seguito, compì il corso a Zagabria.

Distolto dal sacerdozio dalla caduta della Repubblica veneta, il C. si dedicò agli studi giuridici, fungendo nel 1800 da segretario della superiorità di Imoschi, e nel 1805 di quella di Segna, dove l'anno seguente fu nominato giudice di pace dal provveditore Dandolo. Organizzata nel 1809 la guardia nazionale napoleonica, il C. assunse il comando di quella di Segna, combattè contro gli insorti filoaustriaci a Clissa e venne fatto prigioniero; tornato in servizio dopo la pace di Presburgo, fu nominato capitano, e nel 1812 come caposquadrone del reggimento illirico seguì Marmont, duca di Ragusa, nella guerra di Spagna. Nel 1813 combatté in Croazia contro i Turchi, che violando il trattato di Svištov avevano massacrato il presidio austriaco di Czetin; il C. li attaccò e li mise in fuga, pur guidando truppe male armate, e riprese la fortezza ricuperando il bottino. Il barone Janin, giunto con rinforzi il giorno dopo, lo encomiò in pubblico e chiese per lui al governatore generale delle Province illiriche duca di Abrantes il conferimento della croce della Legion d'onore.

Al crollo del regime napoleonico, il C. si trovava come caposquadrone degli ussari a Lione, donde rientrò in patria e poté ottenere il grado di maggiore nel reggimento austriaco Francesco Carlo. Durante la pestilenza scoppiata a Macarsca nel 1815, diresse la costituzione del cordone sanitario sul Cettina ed ebbe poi un generoso compenso dall'imperatore per l'opera svolta. Ancora nel '18 egli diresse il cordone sanitario militare per impedire il diffondersi della peste dai dintorni di Cattaro verso la Erzegovina, l'Albania turca e il Montenegro, dovendo pure sostenere qualche scontro contro bande montenegrine e albanesi. Alla fine dell'incarico, spossato dalle fatiche, si ammalò gravemente e fu costretto a restare inattivo per qualche anno.

Quando guarì il C. si stabilì a Spalato con la moglie e i figli e attese agli studi prediletti.

Frutto della sua operosità fu una Storia di Dalmazia che stampò a sue spese in tre volumi (Zara 1834-35). L'opera, tradotta anche in lingua croata, è la prima compilazione moderna della storia regionale; essa si avvale per la parte antica e medievale dell'opera del Lucio e di altri, mentre si diffonde nella descrizione degli aspetti civili ed ecclesiastici del periodo veneziano, con maggior cura per il '700. Sul periodo a lui contemporaneo il C. pubblicò inoltre una Memoria degli avvenimenti successi in Dalmazia dopo la caduta della Repubblica veneta (Spalato 1841), che contiene un saggio sull'amministrazione veneziana.

Il C. s'interessò pure di agricoltura, ed aveva a cuore l'istituzione di scuole di mutuo insegnamento per la popolazione dell'entroterra dalmata e la pubblicazione d'un giornale economico-agrario che per difficoltà finanziarie nonriuscì ad attuare.

Negli ultimi anni visse sempre più isolato, ma in corrispondenza con letterati tedeschi e francesi. Morì dopo breve malattia il 27 febbr. 1847 a Spalato, dove ebbe solenni funerali.

Bibl.: A. A. Paton, Highlands and Islands of the Adriatic, London 1849, pp. 261, 276; F. Carrara, Della vita e degli scritti di G. C., Zara 1849; S. Gliubich, Diz. biogr. degli uomini ill. della Dalinazia, Vienna-Zara 1856, pp. 79 s.; G. Praga, Storia di Dalmazia, Padova 1954, p. 250; C. von Wurzbach, Biograph. Lexikon, II, pp. 306 s.

Vedi anche
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