GIOVANNI CASIMIRO (Jan Kazimierz) re di Polonia
Della dinastia dei Vasa, figlio di Sigismondo III, re di Polonia e Svezia, e di Costanza d'Asburgo. Nato nel 1609, si era dedicato alla vita ecclesiastica e recatosi a Roma nel 1640 e fattosi gesuita viveva nella Compagnia da quattr'anni, non ancora sacerdote, quando Innocenzo X il 28 marzo 1646 lo nominò cardinale diacono. Trascorsi appena due anni, essendo morto senza prole maschile Ladislao IV, suo fratello, dovette rinunziare al cardinalato e fu eletto re il 20 novembre 1648. L'anno appresso sposò con dispensa apostolica la vedova del fratello, Maria Luisa Gonzaga, figlia del duca di Mantova. Mentre ascendeva al trono scoppiò la rivolta dei Cosacchi sotto Bohdan Chmel′nickij, da lui domata con la vittoria che riportò su Chmel′nickij e i Tartari presso Beresteczko nel 1651, ma Chmel′nickij si sottomise allora a Mosca che, nel 1654, iniziò la guerra contro la Polonia. Ne approfittò il re di Svezia Carlo X, che invase la Polonia, occupandone, con l'aiuto di una parte della nobiltà, vastissimi territorî, comprese Varsavia e Cracovia. Contemporaneamente i Russi e i Cosacchi s'impadronirono delle regioni orientali, sicché la Polonia fu sommersa dagl'invasori. Giovanni Casimiro dovette rifugiarsi in Slesia. Il duro regime degli Svedesi, mal sopportato dalla Polonia cattolica, condusse ben presto a una generale sollevazione del popolo, specialmente dopo l'eroica difesa del convento fortificato di Częstochowa (1655).
In dure e lunghe lotte, nelle quali si distinse il condottiero polacco Stefan Czarniecki, s'iniziò l'epurazione del paese dagli Svedesi, che furono cacciati dalla Polonia, conservando, nella pace conclusa a Oliva (presso Danzica) nel 1660, soltanto quella parte della Livonia che possedevano già da alcune decine di anni. Per distogliere l'Elettore del Brandeburgo dall'alleanza con gli Svedesi, G. C. dovette scioglierlo, col trattato di Welawa-Bydgoszcz, dai vincoli di vassallaggio per quanto riguardava il popolo della Prussia. La guerra con Mosca, invece, terminò con l'armistizio di Andruszów (1667), secondo il quale Kiev e l'Ucraina sulla sponda sinistra del Dnepr rimasero ai Moscoviti. In queste lunghe lotte la Polonia, pur essendo riuscita a difendersi dagl'invasori, subì gravi perdite territoriali, politiche ed economiche, né riuscì più a riacquistare l'antica potenza. A ciò contribuirono in forte misura le lotte interne, che ebbero luogo verso la fine del regno di Giovanni C., e anche l'inizio della disorganizzazione parlamentare (Liberum veto). Il re amareggiato abdicò nel 1668, e si recò in Francia, dove morì a Nevers nel 1672.
Bibl.: L. Kubala, Wojna moskiewska (La guerra con Mosca), Varsavia 1910; id., Wojna szwedska (La guerra con gli svedesi), Leopoli 1913; id., Wojna brandeburska i najazd Rakociew (La guerra col Brandeburgo e l'invasione di Rakoczy), Leopoli 1917; id., Wojny dańskie i pokoj oliwski (Le campagne in Danimarca e la pace di Oliva), Cracovia 1918; W. Konopczyński, Liberum veto, Parigi 1918; id., Panowanie Jana Kazimierza (Il regno di G. C.), in Historja polityczna Polski, II, Cracovia 1923.