CANETOLI, Giovanni
Nacque a Bologna prima del 1359. Fratello, probabilmente minore, di Lambertino e maggiore di Matteo, apparteneva a una famiglia di giuristi, in quanto il padre, Pietro, fu dottore in legge e lettore dello Studio cittadino. La storia della laurea del C. e del fratello Lambertino è citata dal Sorbelli (Liber secretus, p. XC), come un esempio della tendenza sempre più spiccata dei dottori a favorire i parenti, determinando una vera e propria successione ereditaria, con scandalose deroghe agli statuti.
Il 25 genn. 1382 i due fratelli si presentarono assieme in S. Pietro per sostenere l'esame di laurea e lo stesso giorno furono aggregati al Collegio dei dottori in diritto civile, anticipando i tempi di tre anni rispetto alla normale prassi; pagarono poi ciascuno 20 ducati d'oro, irrimediatamente spartiti fra i dottori. Fu uno dei tanti scandali, che spinse il Collegio a proclamare il diritto di aggregazione per tutti i laureati in diritto civile bolognesi "nec in hoc atendantur privilegia filiorum aut fratrum doctorum" (1º febbr. 1382).
Il C. fu cooptato nel Collegio il 6 giugno 1388, e da quest'anno la sua attività è continuamente attestata dal Liber secretus fino agli ultimi mesi della sua vita. Vi figura non solo in veste di membro del Collegio, ma anche come presentatore di studenti di illustri famiglie e come protagonista delle più fastose cerimonie di laurea. Dall'anno accademico 1383-84 il C. compare già tra i lettori civilisti con uno stipendio di 100 lire bolognesi e mantenne questo incarico fino all'ottobre 1389; lo ritroviamo ancora citato nei Rotuli negli anni 1392-91, 1395-99, 1404-07; le interruzioni sono da attribuirsi a importanti impegni politici. In veste di privato cittadino, inoltre, il C. è documentato in atti di locazione e vendita di terreni suoi e dei fratelli (1384, 1387). Sposò, certamente prima del 1381, una certa Castora, dalla quale ebbe Marco (a sua volta dottore in legge), Gaspare, Grazioso (morto nel 1423) e numerose figlie.
Nell'ultimo decennio del secolo la sua attività di giurista cominciò a mescolarsi con importanti e delicati incarichi politici, soprattutto ambascerie. La prima, di notevole rilievo, fu quella effettuata a Parigi (3 giugno 1391) presso il re di Francia: si trattava, molto probabilmente, di convincere Carlo IV a non bloccare, contro la volontà del signore di Milano, l'esercito del conte di Armagnac che si stava dirigendo, in accordo coi Fiorentini, Bolognesi e loro alleati, contro l'esercito visconteo. La missione diplomatica ebbe felice esito e il re autorizzò l'Armagnac a scendere in Italia in appoggio alla lega antiviscontea, che tuttavia venne sconfitta. Un'altra ambasceria fu da lui compiuta quando il papa Bonifacio, IX, sdegnato perché Bologna non gli aveva fatto atto di sottomissione al momento della sua elezione, e aveva anzi tollerato l'uccisione del canonico Marco Legnani, scomunicò gli Anziani del Comune. Per superare questa crisi, nel luglio 1392 si deliberò di inviare ambasciatori molto qualificati: fra questi fu designato il C., che, in effetti, risulta assente "rei publicae causa" in un verbale della riunione del Collegio dei dottori, tenutasi il 31 agosto. Gli ambasciatori, che fecero ritorno a Bologna nel novembre dello stesso anno, seppero conquistarsi la stima e il favore del papa, il quale tolse alla città l'interdetto, confermò il vescovo eletto dal popolo, concesse agli Anziani e ai gonfalonieri il vicariato della città e del contado, con importanti concessioni territoriali.
Il 23 dic. 1394 risolse la difficile situazione che si era venuta a creare a Bologna in seguito all'aggressione del palazzo degli Anziani da parte della fazione scacchese, alla quale avevano partecipato anche i Canetoli: gli Anziani, messi alle strette, lo nominarono, insieme con altri due giuristi, arbitro della contesa. Nel 1395 poi, venne utilizzato dal Comune per un'ambasceria a Ferrara.
La potenza acquistata dal C. in campo politico e accademico può essere testimoniata anche dal fatto che egli riuscì nel 1398a far laureare il figlio Marco a soli 17 anni, senza incontrare la minima opposizione del Collegio, che ancora una volta concesse alla influente famiglia una deroga agli statuti.
Quando, il 16 marzo 1401, Giovanni (I) Bentivoglio assunse la signoria di Bologna il C. venne nominato, subito dopo di lui, a far parte del Consiglio dei sedici riformatori, carica che aveva una durata biennale. Egli fu di nuovo ambasciatore a Firenze (aprile del 1402) e, dopo la morte del Bentivoglio, a Milano (luglio del 1402), per concordare con il Visconti, ormai padrone di Bologna, i capitoli di pace. Questi furono letti dal C. di fronte al Consiglio dei seicento, che decise di accettare la designazione del governatore Leonardo Malaspina. Costui, timoroso di una rivolta popolare, e, sembra, sobillato dai Maltraversi, iniziò una politica repressiva che colpì anche il C., esiliato il 16 0 26 apr. 1403. Il bando prevedeva che i colpiti abbandonassero immediatamente la città per recarsi a Milano presso i figli di Gian Galeazzo Visconti, deceduto nel settembre 1402. I banditi restarono nelle mani dei signori di Milano fino al 30 agosto, giorno in cui fu fatta la pace fra questi ultimi e il papa, e la Chiesa riebbe il dominio su Bologna.
Rientrato in Bologna, il C. riprese la sua attività politica e accademica. Ottenne nel novembre una limitazione dei poteri del procuratore fiscale del Comune a vantaggio degli Anziani. Nel 1405, alla fine di agosto, il cardinale legato lo inviò a Roma per invitare il pontefice Innocenzo VII a Bologna, data la critica situazione politica romana, travagliata da lotte di fazione. Dal 9 marzo al 6 maggio 1407 il C., in compagnia di Poeta de' Poeti fu di nuovo protagonista di una importante ambasceria. Il papa, tramite il legato, aveva informato i Bolognesi di aver scelto la loro città come sede per incontrare l'antipapa Benedetto XIII al fine di porre termine allo scisma. La proposta fu accettata con entusiasmo dai Bolognesi, i quali diedero mandato al legato di scrivere all'antipapa promettendogli tutti gli ostaggi che avesse voluto e disposero l'invio di un'ambasciata - composta, appunto dal C. e da Poeta de' Poeti - a Benedetto XIII. Gli ambasciatori furono ricevuti con molta cordialità, ma le loro proposte non ebbero successo, perché Benedetto XIII comunicò loro di aver già scelto Savona come sede dell'incontro e di aver già scritto in proposito a Gregorio XII, che si trovava in Toscana.
Secondo il Fantuzzi, i disagi e le emozioni del viaggio, la tensione di un incarico così delicato, la delusione del fallimento "cagionarono che fra poco cadde infermo e di tal malattia" che morì, come fa fede il Liber secretus, il31 ott. 1407; ma è più probabile che il C. sia caduto vittima della "mortalitas", attestata dal Griffoni, che colpì Bologna nello stesso mese: d'altra parte, egli non doveva essere gravemente malato al suo ritorno, dato che lo troviamo presente alle riunioni del Collegio dal 6 maggio al 5 settembre e che si trova già inserito nei rotuli, compilati solitamente all'inizio del mese di ottobre, dell'anno accademico 1407-08. Col testamento, in data 17 ott. 1407 e confermato da un rogito del 2 dic. 1460, il C. lasciò al figlio Marco la scuola, da lui acquistata da Rodolfo Ramponi nel 1401, situata probabilmente nell'attuale via Farini. Il C. dispose inoltre che il suo corpo fosse sepolto nella chiesa di S. Francesco.
Difficile è dare un elenco, anche sommario, delle opere del C., essendo gli studi sui "giuristi scolastici" assai negletti. La sua produzione, molto probabilmente copiosa, è ricordata da alcuni autori, in primo luogo dal Pasquali Alidosi, dall'Orlandi e dal Fantuzzi: ma si tratta purtroppo di accenni assai vaghi, privi di precisi riferimenti bibliografici. Il Besta cita la raccolta Classense n. 48, che conterrebbe alcuni consilia del C.; Campitelli-Liotta accennano a un consilium che si trova nel ms. Vat. lat. 8069;un altro, frutto della collaborazione con Carlo Zambeccari e Pietro d'Ancarano, è stampato nella raccolta dei Consilia di quest'ultimo giurista. Il Piana segnala inoltre un sermone inedito (Cod.Magliab., XXIX, 179della Bibl. naz. di Firenze), pronunciato dal C., il 23 luglio 1398, in occasione del conferimento di una laurea.
Fonti e Bibl.: Petri Ancharani Consilia sive iuris responsa, Venetiis 1585, ff. 199v-200r; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, pp. IX, XXXV, 85, 92, 95, 105, 114; Corpus chronicorum Bononiensium, III, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 440, 453, 462, 483, 492, 514, 522; Hyeronimi de Bursellis Cronica gestorum ac factorum memorabilium civit. Bononie,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 64, 69 s.; Chartularium Studii Bononiensis, Bologna 1909-1921, I, pp. 84 s.; VI, pp. 194-198, 217-19, 228; Il "Liber secretus iuris cesarei", a cura di A. Sorbelli, Bologna 1938-42, I-II, ad Indicem;C.Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 398, 415, 451, 459, 514, 520, 522, 536, 541, 574; Pietro di Mattiolo, Cronaca bolognese, a cura di C. Ricci, Bologna 1885, p. 198; U. Dallari, Irotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, Bologna 1888-1924, 1, IV, ad Indicem;G. Ronco, Compendio della storia di Bologna..., a cura di L. Frati, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, XXXII (1912), p. 52; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica e civile, Bologna 1620, p. 108; Id., Appendice,dichiaratione et correttione al libro delli dottori bolognesi, Bologna 1623, p. 31; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1714, p. 143; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, pp. 74-77; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Univers. e del celebre ist. delle scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 115; F. Cavazza, Le scuole dell'antico Studio bolognese, in Atti e mem. della R. Dep. di storia patria per le provv. di Romagna, s. 3, XI (1894), pp. 276-281; F. Bosdari, Il Comune di Bologna alla fine del secolo XIV,ibid., s. 4, IV (1914), pp. 153 s.; Id., Giovanni I Bentivoglio,signore di Bologna,ibid., V (1915), pp. 212 s.; E. Besta, Le fonti, in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, Milano 1925, I, 2, p. 880; A. Sorbelli, Storia dell'Università di Bologna, Bologna 1944, I, p. 243; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 559-61; A. Campitelli-F. Liotta, Notizia del ms. Vat. lat. 8069, in Annali di storia del diritto, V-VI (1961-62), pp. 396, 398; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, II, Quaracchi 1966, pp. 65, 70, 72 s., 150, 503.