CANDIDO, Giovanni
Nacque a Udine verso la metà del Quattrocento (non si conosce la data precisa) da Niccolò Candido della nobile famiglia dei signori di Luseriacco (presso Tricesimo).
Frequentò a Udine la scuola umanistica di Marcantonio Sabellico e del vicentino Quinto Emiliano Cimbriaco. Passato successivamente a Padova, conseguì presso lo Studio locale la laurea in utroque iure. Ritornato in patria verso il 1475, il C. prese in moglie una nobile dei Torriani di Portogruaro dalla quale ebbe prole. Negli stessi ami attese con successo alla professione di avvocato. Partecipò attivamente alle contese politiche della sua città, prendendo posizione per la fazione conservatrice degli "Strumieri", espressione dell'antica aristocrazia feudale. Durante i tumulti scoppiati in Udine il 27 febbr. 1511 mentre ardeva la guerra tra Venezia e l'imperatore Massimiliano, la casa del C., accusato di parteggiare con la sua fazione per l'imperatore, fu messa a sacco e egli stesso si salvò a stento con la fuga; si rifugiò dopo qualche tempo a Cividale del Friuli e qui rimase fin verso il 1516, anno in cui si conclusero la guerra e la contesa civile, facendo in seguito ritorno aUdine.
Fin dai primi anni della sua attività professionale, stimolato anche dal proprio lavoro che lo poneva di continuo in contatto con documenti d'archivio, il C. si dedicò allo studio della storia friulana. Frutto di queste ricerche fu la sua opera principale, pubblicata con il titolo di Commentariorum Aquileiensium libri octo ab ultimis temporibus usque ad inducias quinquennales A.C. 1517 (Venetiis 1521).
Il C. fu spinto a stamparla da amici influenti, fra i quali il notaio udinese Antonio Belloni, il conte Iacopo di Porcia, il letterato Pietro Passerino. Costoro, con ogni probabilità, fornirono al C. il materiale che mancava al completamento della sua vasta silloge storica; inoltre il C., poco sicuro del latino notarile in cui aveva redatto la sua opera, la sottopose alla revisione stilistica dell'umanista veneziano G. B. Egnazio; non contento, pretese dallo stesso Belloni e dall'umanista Gregorio Amaseo una rielaborazione dei suoi Commentarii non solo dal punto di vista linguistico ma anche strutturale. E tutto questo fu causa di polemiche con e da parte di letterati ambiziosi e capaci come l'Amaseo, che senza troppi scrupoli nel rimaneggiamento richiesto dal C. aveva deliberatamente alterato l'originaria narrazione per far posto a inesistenti imprese della sua famiglia. Tali interpolazioni vennero comunque eliminate dall'autore in occasione della stampa.
Il C. morì il 20 luglio 1528 e fu sepolto nel duomo di Udine.
La prima traduzione italiana dei Commentarii Aquileienses, anonima, venne edita a Venezia nel 1544 con il titolo: I Commentari di Giovan Candido dei fatti di Aquileia. Il testo latino ebbe ristampe (Leiden 1722e Roma 1740), mentre della traduzione italiana - a parte una discreta diffusione manoscritta di cui fa fede l'esemplare del sec. XVII posseduto dalla biblioteca di San Daniele del Friuli - fu eseguita una sola ristampa a cura di Pietro Zampa (Pradamano 1926), dove erroneamente si attribuisce la traduzione a Michele Tramezzino (prefaz., p. VII); inoltre il libro VI fu ristampato a parte in Udine nel 1884 Per le nozze Blum-Levi, a cura di Augusto Purasanta. Una riedizione recente è opera dell'editore Forni (Bologna 1969).
L'opera storica del C., nonostante la personalità non eccezionale del suo autore, ebbe - fin dal suo primo apparire - grande successo. Il C. fu il primo a tentare una sintesi degli avvenimenti storici del Friuli, dalle origini della città di Aquileia fino al 1517, promovendo una serie di lavori analoghi. Naturalmente non sfuggì a errori e deformazioni, quali deliberati quali involontari. Il fraintendimento più vistoso e probabilmente meno esente da sospetti fu, nel libro V, l'assicurazione di una permanenza di Dante nel Friuli durante il 1319. presso il vescovo Pagano Della Torre a Udine. Qui l'inesattezza del C., accolta con fortuna e favore da molti, fu dovuta alla cattiva lettura di un passo della sua fonte, la Storia dei pontefici del Platina. Ma altri errori non mancano, come l'affermazione che il poeta latino Cornelio Gallo sarebbe nato a Aquileia (libro I), dovuta anche questa ad un'erronea interpretazione del lemma del Chronicon di s. Gerolamo (Forum Iulii invece di Forum Livii, ossia il Friuli invece di Forlì come luogo di nascita di Gallo). Altre inesattezze, oltre le precedenti, furono confutate al C. già in epoca settecentesca da Giusto Fontanini.
Bibl.: G. G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da' letterati del Friuli, II, Venezia 1762, pp. 218-225; I. Fontanini, Historiae literariae Aquileienses libri V, Romae 1762, pp. 1, 116, 179, 389; F. Di Manzano, Cenni biografici dei letterati ed artisti friulani dal sec. IV al XIX, Udine 1884, s.v.; G. Bianchi, Del preteso soggiorno di Dante in Udine e Tolmino durante il patriarcato di Pagano della Torre, Udine 1884, passim;G. Vale, La dimora di Dante in Friuli, in Dante e il Friuli, Udine 1922, pp. 106 ss.; G. Marchetti, Il Friuli. Uomini e tempi, Udine 1959, pp. 160-162; M. E. Cosenza, Dict. of the Ital. Humanists, I, Boston, Mass., 1962, p. 818.