CALDERINI (Caldarino, de' Calderari), Giovanni
Figlio di Rolanduccio de' Calderini (de' Calderari), nacque agli inizi del sec. XIV. Dei suoi anni giovanili sappiamo soltanto che fu adottato dal grande giurista Giovanni d'Andrea, il quale fu anche suo maestro (altre tradizioni invertono, peraltro, questo rapporto e considerano il C. padre adottivo di Giovanni d'Andrea). Nel 1326 conseguì il dottorato in diritto canonico e iniziò la sua attività di docente presso l'università di Bologna.
Il C. si sposò tre volte: nel 1332 con Bella (o Belda) figlia di Giuliano Pronti, medico e teologo, che morì nel 1352; con Taddea de' Lambertini che morì il 28 maggio 1356; e infine con Zanna (o Zana) di Maghinardo. è inesatta l'asserzione, frequentemente ripetuta (ad es., Panziroli, p. 340), secondo cui il C. si sarebbe sposato anche con Novella, figlia di Giovanni d'Andrea. Conosciamo almeno cinque figli del C.: Iacopo, Gaspare, Melchiorre, Baldassare e Federico; di questi, nel 1370 soltanto Gaspare e Baldassare erano ancora in vita. Molti discendenti del C. acquistarono fama a Bologna come canonisti.Il C. prese parte attiva alla vita pubblica bolognese ricoprendo numerose magistrature; fu del Consiglio generale nel 1340, del Collegio dei savi per porta Procula nel 1347 e nel 1360, e più volte del Collegio degli anziani. Il 25 luglio 1356 l'imperatore Carlo IV - che probabilmente aveva conosciuto il C. nel suo viaggio di ritorno dalla incoronazione imperiale a Roma nel 1355 - lo nominò conte palatino. Nel 1360 il C. fece parte, insieme con l'abate di Nonantola Ludovico Lambertini, Catalano da Sala e Simone da San Giorgio, dell'ambasceria inviata da Bologna presso la Curia pontificia ad Avignone, per chiedere al papa Innocenzo VI di sciogliere la città da quei gravami economici che ancora pesavano su di essa in conseguenza degli interdetti degli anni 1334 e 1338. L'ambasceria doveva inoltre ottenere l'approvazione del papa a una serie di innovazioni che si volevano introdurre nell'università di Bologna: in primo luogo l'istituzione di una facoltà teologica e l'autorizzazione a conferire dottorati in teologia. A tal fine era necessario ottenere anche un'altra concessione, che facilitasse ai chierici lo studio a Bologna: la facoltà, cioè, di continuare a riscuotere le prebende durante la loro residenza presso l'università. Infine si voleva che il pontefice confermasse gli statuti della facoltà giuridica. Partiti da Bologna il 22 aprile del 1360, gli ambasciatori giunsero ad Avignone il 23 maggio; dopo difficili trattative, riuscirono a ottenere che il papa esaudisse sostanzialmente le loro richieste.
La morte di Innocenzo VI provocò un ulteriore rinvio del ritorno, da lungo tempo preparato, dei papi dall'esilio avignonese a Roma; nel 1362 Bologna inviò un'altra ambasceria ad Avignone per felicitarsi con papa Urbano V per la sua ascesa al soglio pontificio e raccomandargli di nuovo la città. Il C. fece parte anche di questa seconda ambasceria; in tale occasione ottenne un breve pontificio che lo esonerava da tutte le imposte pubbliche e gli confermava il già menzionato privilegio imperiale del 1356.
Secondo alcune fonti il C. fu più volte sentito nel corso del 1363 dal legato pontificio Egidio Albornoz, in merito alla nuova struttura dello Stato della Chiesa secondo il progetto che il cardinale andava elaborando.
Accanto alla attività pubblica il C. proseguiva nel frattempo quella di docente. Interrottala nel 1338 in seguito all'interdetto pontificio su Bologna che sospese ogni attività dello Studio cittadino, il C. la riprese quando l'interdetto fu tolto e si affermò ben presto come uno dei maggiori canonisti bolognesi insieme con Iacopo Bottrigari e Paolo de Liazari. Tra i suoi allievi troviamo il noto Simone da Brossano. Il 10 nov. 1334 - essendo momentaneamente vacante la carica di arcidiacono - il C. presiedette in qualità di vicario al conferimento del dottorato a Bartolo di Sassoferrato. Dopo il 1359dovette rinunziare alle sue letture pubbliche, poiché i suoi incarichi politici non gliene lasciavano più il tempo. Morì di peste nel 1365 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico. Le antiche cronache riferiscono che gli venne eretta una tomba marmorea, presumibilmente opera dello scultore veneziano Giacomo Lanfrani.
Le opere del C. si distinguono per adesione alla prassi ed esauriente discussione dei temi. Esse si basano ampiamente sulle opere dei predecessori e mancano di quella originalità che distingue gli autori del precedente periodo della canonistica classica. A tutt'oggi non è stato ancora stabilito un elenco completo degli scritti del C., anche perché la presenza di tanti canonisti di nome Calderini rende in alcuni casi assai difficile un'attribuzione esatta e sicura.
In primo luogo merita menzione un'opera del C. in cui trova espressione la sua dottrina canonistica in tutta la sua vastità: il commentario Super Clementinas (Lipsia, Bibl. univers., ms. n. 1070, ff. 123 ss.), in cui il C. si ricollega al precedente scritto del suo maestro Giovanni d'Andrea, Apparatus in constitutiones Clementinas e ne prosegue l'insegnamento. Mentre quest'opera era ben presto soppiantata da altre che trattavano lo stesso tema, veniva invece affermandosi una seconda opera del C., frequentemente consultata ancora nel Cinquecento: il Repertorium sive dictionarium utriusque iuris (mss.: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.2359, 2360, 2361, 6354, 11615; Barb. lat.1488; Ross. 1083; Lipsia, Bibl. univers., n. 896; Monaco, Bayer. Staatsbibl., Lat. mon. 3626 e 3895. Ediz.: Basel 1474). In questa esposizione dei due diritti ha maggior rilievo la parte dedicata alla canonistica strettamente correlata con il Repertorium di Guglielmo Durante. L'influsso di quest'opera del C. sui repertori di Pietro da Braco (post. al 1350) e di Pietro del Monte (post. al 1447) come anche sulla Summa di Angelo da Chiavasso (1486 c.) sono chiaramente dimostrabili.
Larga diffusione ebbe anche una estesa compilazione di citazioni bibliche nel Decretum Gratiani e nelle Decretali, dal titolo Tabula auctoritatum et sententiarum Bibliae cum concordantiis decretorum et decretalium o anche Concordantia sive Ambidexterium (Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.2660, ff. 199 ss., 260 ss., 2706; Lucca, Bibl. Feliniana, 146; Vienna, Österr. Nationalbibl., codd. 5095, 5121, 5130; Parigi, Bibl. naz., Mss. lat.3923, 4946, 4947; Bologna, Collegio di Spagna, 273. Edizioni: Köln 1470 e 1477, Speyer 1481, Lubeck 1481). Di minor rilievo sono due opere più brevi, Breviarium decretorum (ms.: Breslavia, Bibl. univ., II.F.37) e Casus summarii decretalium (ms.: Kassel, Landesbibl., ms. jur. fol. 59), meri compendi di testi di leggi, I consilia del C. ebbero grande notorietà ed una ricca diffusione manoscritta (Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.2651 e 10776; Bologna, Collegio di Spagna, 207; Ravenna, Bibl. Class., 450 e 485; Firenze, Bibl. Riccard., 812; Torino, Bibl. nazionale, H.I.9, ff. 178 ss.; Venezia, Bibl. naz. Marciana, mss. Lat.cl.V, 3, ff. 201 ss.; Novara, Bibl. capit., cod. 86 (ant. class.); Escorial, Bibl. reale, D.II.7; Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, cod. Lat. mon.26912; Londra, British Museum, Arundel 497; Breslavia, Biblioteca universitaria, II.F.53 e 110) e molte edizioni a stampa - spesso edite insieme con i consilia del figlio Gaspare (Roma 1472; Milano 1491 e 1497; Venezia 1497 e 1572; Lione 1536 e 1550). L'ediz. Roma 1472 è riprodotta in microfilm positivo, presso la Bibl. Apost. Vaticana.
Di interesse per la metodologia dei decretalisti è il trattato De modo arguendi in iure (mss.: Parigi, Bibl. naz., Mss. lat.4167; Escorial, Bibl. reale, C.II.8). Quasi tutte le biblioteche d'Europa possiedono una quantità di brevi trattati, tra gli altri sulle questioni: De appellationibus (mss.: Vienna, Österr. Nationalbibl., codd. 2058 e 4217, Firenze, Bibl. naz., Magliab.XXIX, 179, ff. 205a-207b), De remissionibus (Praga, Metrop. Kap., J.50), De irregularitate (Parigi, Bibl. naz., Mss. lat. 15414), Super ecclesiastico officio (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, codice Lat.mon. 8785), ecc. Tra questi trattati quello di maggior rilievo è lo scritto De interdicto ecclesiastico (mss.: Berlino, Staatsbibliothek, 650, 672, 828; Breslavia, Bibl. univ., II.F.26, 39, 64 e 88; Lipsia, Bibl. univ., n. 179; Vienna, Österr. Nationabibl., cod. 5103; Monaco, Bay. Staatsbibl., cod. Lat.mon. 3598, 3632, 5447 e 6585. Ediz.: Roma, circa 1472-74 e 1482, Pavia 1488, Venezia 1496; in Tractatusuniversi iuris, XIV-Venetiis 1594, pp. 325 ss.). È controversa l'attribuzione al C. del Tractatus desuccessioneab intestato (mss.: Lipsia, Bibl. univ., 1054, ff. 227r-242r; Vienna, Österr. Nationalbibl., cod. 5283, ff. 2r-21v). Il trattato Super materiahaereticorumsive de haereticis (Venetiis 1571), ugualmente attribuito al C., non è invece sua opera, come ha dimostrato lo Hansen (p. 59), bensì di Zanchino Ugolini.
A tutt'oggi è difficile formulare una stima del numero di quaestiones, distinctiones e repetitiones lasciateci dal C. (mss.: Praga, Metrop. Kap. N. 9; Berlino, Staatsbibl., 655, 672, 823; Breslavia, Bibl. univ., II.F.50; Lipsia, Bibl. univ., ggi e 1062; Erfurt, Wissensch. Bibl., F. 186; Francoforte sul Meno, Stadt- u. Universitätbibl., Ms.Praed.38; Vienna, Österr. Nationalbibl., cod. 5125, 5128, 5137; Parigi, Bibl. naz. 9634; Escorial, Bibl. reale, D. II. 10; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat.2660, ff. 160 ss. e 246 ss.). Un numero esiguo di questi testi è edito nelle Repetitiones in ius canonicum (Venezia 1496, 1507, 1513 e 1529). In parte sono editi anche nelle raccolte miscellanee Repetitiones variorum (Venezia 1587, Lion 1587). Per quanto riguarda infine la storia dell'università di Bologna, sono importanti i discorsi del C. in occasione di lauree: Arengae pro doctoribus et licentiatis et baccalaureis (mss.: Praga, Bibl. univ., III.B.2, ff. 39-184; vedi anche Fantuzzi, pp. 23 s.).
Si deve infine ricordare che il C. ha lasciato una serie di sermoni da lui tenuti nello Studio bolognese e dei discorsi con cui egli, anno per anno, dava inizio ai suoi corsi di lezioni (Principia):essi si trovano inediti nella Bibl. Marciana di Venezia, mss. Lat.III, cl. 79 (= 2293), ff. 101r-170v e nella Biblioteca nazionale di Napoli, cod. VII.E.23, ff. 176c-206d. I sermoni del C. sono fonti importanti per la conoscenza della vita dell'università bolognese nel sec. XIV.
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