• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

BURGIO, Giovanni

di Giuseppe Scichilone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)
  • Condividi

BURGIO, Giovanni

Giuseppe Scichilone

Nacque a Caltagirone al principio del sec. XV da famiglia benestante. Molto frammentarie le notizie sugli inizi della sua carriera. Avviato agli studi di medicina, dovette frequentare diverse università della penisola, ma non è noto dove egli si laureò. Comunque il 19 giugno 1438, con la qualifica di dottore delle arti e licenziato in medicina presenziò a un esame di laurea svoltosi a Padova. Nel 1440 fu chiamato a insegnare medicina nello Studio di Siena e la sua condotta, biennale, prevedeva uno stipendio di 100 fiorini annui, 200 di meno del suo collega Giovanni da Sermoneta. Doveva essere dunque ancora agli inizi della sua carriera. A Siena lo troviamo di nuovo nel 1449, dove il 20febbraio, insieme con Bartolo di Tura, presiedette alla laurea del pistoiese Polidoro Bracali, che nei suoi ricordi qualificò i suoi esaminatori "famosissimi".

Tuttavia, nel frattempo, non aveva troncato i rapporti con la sua città natale. Prima giurato e poi, nel 1445, sindaco di Caltagirone, nel maggio di questo stesso anno fu inviato dai suoi concittadini al viceré Ximen de Urrea per discutere con lui la controversia riguardante le gabelle di Caltagirone. Il viceré, infatti, aveva venduto il diritto di esazione di queste gabelle, amministrate fino ad allora dal Comune stesso, per aumentare le entrate della Camera. Grazie all'abilità del B. fu raggiunto un accordo: la comunità calatina si dichiarava disposta a versare 300 once invece delle 200 pagate in precedenza, mentre l'Urrea s'impegnò a rinunciare, per il futuro, alla vendita delle gabelle, assicurando inoltre che la carica di segreto (cioè di esattore) di Caltagirone non sarebbe mai stata affidata ad un forestiero.

Nel 1447 il B. fu incaricato di un'altra importante ambasceria: doveva chiedere al re Alfonso d'Aragona la conferma di alcuni privilegi di Caltagirone. Giunto a Gaeta, dove si trovava la corte, il B. riuscì a inserirsi nel gruppo di dotti e letterati che il re ospitava presso di sé. Inoltre un'improvvisa malattia del sovrano, ribelle ad ogni rimedio apprestato dai medici di corte, gli permise di mettere a profitto la sua scienza e di guarire l'illustre infermo. Questo gli procurò la riconoscenza di Alfonso che non solo accettò le richieste da lui avanzate in nome della sua città, ma concedette a lui personalmente il privilegio di costruire granai su alcune terre poste a diciotto miglia da Caltagirone, nei pressi del castello di Terranuova. Inoltre il re gli assegnò l'abbazia di S. Maria di Novaluce.

Gli antichi biografi del B. affermano che quest'ultima concessione fece maturare in lui la decisione di intraprendere la carriera ecclesiastica. Fu certamente anche per intercessione di Alfonso d'Aragona presso la Curia pontificia che il B., il 7 febbr. 1449, fu elevato alla sede vescovile di Manfredonia (Siponto), come successore del cardinale Bessarione. Il 25 ott. 1458 fu trasferito al vescovado di Mazara, succedendo anche questa volta al Bessarione. Tale circostanza, e il fatto che il cardinale gli affidò l'amministrazione delle numerose abbazie assegnategli nell'isola, lascia pensare che fra i due prelati siano intercorsi rapporti di particolare amicizia, del resto non altrimenti documentati.

Il 20 febbraio del 1464 il viceré Bernardo Requesens convocava il General Parlamento per sottoporre ai tre bracci del Regno le necessità della corona e per ottenere il riconoscimento ad erede al trono di Ferdinando, nato dalle seconde nozze di Giovanni II d'Aragona. A conclusione del Parlamento i rappresentanti del Regno decidevano d'inviare il B. come ambasciatore in Catalogna.

Il B. si recò a Saragozza dove risiedeva la corte con i due rappresentanti del braccio militare che lo accompagnavano e il 21 settembre si presentò con grande pompa nella cattedrale della città per porgere i voti del Regno alla regina Giovanna, tutrice dell'infante, cui giurò obbedienza come al futuro re di Sicilia. Indi raggiunse il sovrano impegnato nell'assedio di Tarragona, e ottenne la conferma di tutti i privilegi elargiti a Caltagirone dai suoi regi predecessori e l'assicurazione della sua inalienabilità. Per nessun motivo i sovrani futuri avrebbero potuto vendere o cedere la città e si riconosceva ai cittadini anche il diritto di difendere con le armi questo privilegio. Inoltre re Giovanni, confermando il privilegio del mero e misto imperio concesso da Alfonso, riconosceva ai cittadini di Caltagirone il diritto di essere giudicati esclusivamente da giudici della loro città tranne che per i delitti di lesa maestà, eresia e falsa monetazione. Altri privilegi il B. otteneva per la città di Noto e per l'arcivescovado di Mazara.

Tanta generosità era motivata dall'accondiscendenza del B. che con il giuramento di Saragozza aveva reso un grande servizio al re, impegnato in un duro confronto con la nobiltà aragonese ostile alla nomina di Ferdinando a luogotenente generale del Regno. Il riconoscimento siciliano servì infatti per piegarne la resistenza e al B. che l'aveva portato re Giovanni non mancò di pagare un generoso tributo di benevolenza: con un privilegio in data di Tarragona 15 genn. 1465 gli concesse il mero e il misto impero per il suo casale di Viziz (oggi Contessa Entellina). Quindi caldeggiò presso il pontefice la sua nomina a una sede vescovile più importante.

Al ritorno dalla Spagna il B. si fermò a Messina per incontrarsi con il viceré López Ximen de Urrea che confermò e rese esecutiva la decisione sovrana. In questa occasione il B. si fece portavoce di alcuni particolari problemi che assillavano i suoi concittadini e ne ottenne la soluzione insieme con la concessione del mero e del misto imperio per la comunità di Noto. A lui il viceré concesse inoltre un assegno di 200 onze per le spese sostenute durante l'ambasceria aragonese ed il permesso di costruire un edificio quadrato con torre merlata e fortificazione a salvaguardia di possedimenti siti in località Schifardi, nei pressi della città di Caltagirone.

Da Messina il B. si trasferì a Roma per rendere omaggio al nuovo pontefice Paolo II. Ammalatosi il papa durante la sua permanenza a Roma, egli riuscì a guarirlo in breve tempo, conquistandosi tutta la sua benevolenza. Rientrato in Sicilia, il 16 nov. 1467 venne nominato arcivescovo di Palermo. Ammalatosi, verso la fine del 1468 si ritirò in Caltagirone e lì morì il 16 genn. 1469. Venne sepolto nella cattedrale.

Il B., umanista e dotto teologo, avrebbe lasciato un volume a stampa di dissertazioni filosofiche, ammirate dallo stesso Paolo II, euna grossa opera manoscritta, Secreta verissima ad varios curandos morbos, frutto della sua lunga esperienza di medico. Nessuna di queste opere ci è pervenuta e di esse abbiamo soltanto notizie indirette.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Protonotaro del Regno, vol.38, ff. 117, 195; vol. 61, ff. 118, 119, 124; vol. 62, ff. 246, 247, 256; vol. 67, f. 142; J. Zurita, Annales de la Corona de Aragón, Zaragoza 1610, IV, pp. 133 s.; A. Mongitore, Biblioteca Sicula..., I, Palermo 1708, pp. 341 s.; R. Pirri, Sicilia sacra..., Palermo 1733, I, pp. 178 s.; II, pp. 850 s.; G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2440; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. XXX, 170 s.; P. Mandosio, Theatrum in quo maximorum christiani orbis pontificum archiatros... spectandos exhibet, Romae 1784, pp. 79 s.; G. E. Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, IV, Napoli 1821, ad vocem;G. E. Di Blasi, Storia cronologica dei viceré,presidenti e luogotenenti del Regno di Sicilia, Palermo 1842, pp. 90 s.; E. Taranto-Rosso, Biografia di G. B. morto arcivescovo di Palermo nel 1469, Palermo 1842; Bibl. calatina tratta dalla Bibl. sicola di A. Narbone con aggiunte di E. Taranto-Rosso, Caltagirone 1871, pp. 32, 41, 120; F. Marletta, I Siciliani nello Studio di Padova nel Quattrocento, in Arch. stor. per la Sicilia, II-III (1936-37), p. 177; J. Vicens Vives, Fernando el Católico principe de Aragón,rey de Sicilia (1458-1478), Madrid 1952, pp. 240-243, 375-380; A. Garosi, Siena nella storia della medicina, Firenze 1958, pp. 281, 549; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi..., II, Monasterii 1914, pp. 188, 211, 238.

Vedi anche
Trinacria Antico nome della Sicilia presso i Greci (comp. di τρεῖς «tre» e ἄκρα «promontorio»). Gli antichi ritenevano che fosse l’isola chiamata da Omero Θρινακίη; più tardi se ne inventò un eponimo in Trinaco, eroe leggendario o primo re dell’isola. ● Recava sul rovescio la figurazione simbolica della Trinacria ... cardinale Titolo di alta dignità ecclesiastica. Storicamente, i cardinale sono i più importanti e stretti collaboratori del pontefice. ● La nomina dei cardinale spetta esclusivamente al pontefice e la sua scelta deve cadere su uomini che siano già stati nominati sacerdoti e che eccellano per dottrina, moralità, ... Regno di Napoli Entità statale sorta nel Mezzogiorno continentale alla fine del 13° sec., dopo la rivolta dei Vespri siciliani e il conseguente distacco della Sicilia. angioini, aragonesi e asburgo Parte integrante del Regno di Sicilia durante l'età normanna e sveva, il Napoli, Regno di di Napoli, Regno di diventò entità ... Simone Episcòpio Episcòpio, Simone. - Nome italianizzato (lat. Episcopius) di Simon Bishop o Biscop (Amsterdam 1583 - ivi 1643). Figura dominante dell'arminianesimo. Magister artium a Leida (1606), vi studiò anche teologia con F. Gomar e J. Arminius, del quale ultimo divenne presto seguace. Dopo la morte del maestro ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Religioni
Vocabolario
burga
burga s. f. [etimo incerto] (pl. -ghe). – Cestone grossolano di rami di salice, di forma cilindrica o conica, che, riempito di pietre, si adopera nelle difese fluviali contro l’erosione delle sponde.
decomunistizzare
decomunistizzare v. tr. Sottrarre all’influenza del comunismo; liberare dall’ideologia comunista. ◆ Come racconta il senatore dello Sdi, Giovanni Crema: «Nell’ultima riunione, Giuliano [Amato] ce lo ha detto: io sono pronto ad andare di...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali