BUONDELMONTI (de Bondelmontibus, de Montebonis, da Montebuoni), Giovanni
Appartenente al ramo di Estimo della nota famiglia fiorentina, il B. nacque da Andrea di Lorenzo e da Maddalena di Granello Ricasoli nell'ultimo decennio del sec. XIV.
Suo padre, quando era entrato a far parte del popolo, rinunziando alla nobiltà (decreto del 30 nov. 1393), aveva assunto ufficialmente il predicato "da Montebuoni" (deMontebonis), col quale viene talora indicato anche il B. nei documenti a lui relativi. Dei fratelli di quest'ultimo conosciamo Mattia, Rosso, Bartolomeo, Lorenzo, Lucia, Margherita, Francesca e Simone, che nel 1414 fu legato in Ungheria.
Entrato giovanissimo nell'abbazia benedettina di Praglia (Teolo, Padova), grazie ai buoni uffici di un suo lontano ed autorevole parente, Filippo Buondelmonti degli Scolari - il famoso generale di Sigismondo d'Ungheria - nel 1410 il B., per quanto fosse appena ventenne, venne designato abate del monastero ungherese di Pécsvárad, succedendo ad un Emerico, che era stato deposto in seguito a contrasti insorti in seno a quella comunità durante il suo governo. Il 12 settembre di quel medesimo anno Giovanni XXIII sanzionava l'elezione, riconoscendo al B. la dignità abbaziale. Poco dopo il nuovo abate si impegnò a pagare integralmente i debiti contratti dal suo predecessore con la Camera apostolica. Dopo questa data non abbiamo più notizie relative al B. sino al 1424 quando, morto l'arcivescovo Cormano Buondelmonti degli Scolari (1423), egli fu eletto a succedergli sulla cattedra metropolitana di Kalocsa-Bács dal capitolo della cattedrale di Kalocsa. Il papa Martino V, con bolla datata 15 nov. 1424, pur dichiarando nulla l'elezione fatta dai canonici, poiché quella archidiocesi dipendeva direttamente dalla Sede apostolica, nominava il B. arcivescovo e, secondo la prassi, ne dava contemporaneamente comunicazione al capitolo della cattedrale di Kalocsa, al clero e al popolo dell'archidiocesi di Kalocsa-Bács.
È interessante rilevare che, nonostante il dichiarato diritto di riserva - con la solita finzione dell'ignoranza di esso da parte del capitolo e dell'eletto -, Martino V confermò la scelta fatta dai canonici di Kalocsa, benché su di essa avesse dovuto influire in modo determinante l'autorità politica di Filippo Buondelmonti degli Scolari, e per quanto il capitolo avesse in precedenza designato all'episcopato un certo Stefano, sul conto del quale, tuttavia, non siamo meglio informati. Il diritto di riserva permetteva ai papi di scegliere, per le sedi vacanti, persone su cui potevano contare interamente; ma, in questa occasione, prescindendo dalle qualità e dai meriti del B., Martino V non aveva alcun interesse a turbare, con una diversa nomina, i suoi rapporti con Sigismondo d'Ungheria.
La situazione che il B. dovette affrontare, una volta assunto il governo dell'archidiocesi, era estremamente delicata, e non solo per ragioni locali d'ordine interno. Su Kalocsa-Bács vantava diritti un altro influente prelato italiano, Andrea Benzi, che ne era stato arcivescovo dal 4 genn. 1413, e che, trasferito ad altra sede, dal 6 genn. 1418 amministrava, per disposizione dei Padri del concilio di Costanza, la diocesi di Sion nel Vallese. Questi interpose istanza contro la nomina del B., ma solo nel 1431 (post 20 aprile) la questione fu definitivamente risolta anche dal punto di vista formale, quando il nuovo papa, Eugenio IV, decretò il trasferimento del Benzi dalla sede di Kalocsa-Bács a quella di Sion. Tuttavia, dai documenti risulta in modo inequivocabile che il B. resse la sua nuova Chiesa con i pieni poteri almeno dal giugno del 1425, e che la dignità metropolitana gli venne riconosciuta, poco dopo, anche dal re. Inoltre, data l'importanza e la vastità dell'archidiocesi - che comprendeva oltre trecento parrocchie -, fu dato al B. un vescovo ausiliario, Bertrando, che lo coadiuvasse nella sua opera pastorale, e due vicari con sede l'uno a Kalocsa e l'altro a Bács, i due principali centri della diocesi, nei quali soggiornò alternativamente anche il nuovo arcivescovo.
Era stata intenzione del B. di trasferire la sede arcivescovile nel castello di Petervárad, presso il monastero cisterciense di Bélakút, e di costruire là una nuova cattedrale con un nuovo capitolo per dodici canonici; ma non riuscì mai - ignoriamo per quale motivo - a realizzare questo suo progetto. Eppure, già prima del 1431 egli aveva provveduto a far costruire, a difesa di Kalocsa e di Bács, nuove fortificazioni, che aveva affidato al comando di due "capitani" da lui nominati. Provvide anche a creare un suo "belliducator", e a nominare i nuovi giudici del contado e del castello per la Curia arcivescovile e per la diocesi. Nonostante l'indubbia buona volontà da lui spiegata nell'adempimento dei suoi onerosi obblighi di pastore di anime e di signore feudale, non sembra tuttavia che il B. sia stato mai molto popolare tra i suoi fedeli e sudditi, che lo considerarono sempre - a quanto pare - un intruso, imposto dall'autorità del re e corresponsabile - a torto, sembra - di vari danni subiti dall'archidiocesi durante il suo governo.
Apertesi nel 1432 le ostilità tra il re Sigismondo e la coalizione formata contro di lui da Eugenio IV, Venezia e Firenze, il B., che aveva chiesto di poter lasciare l'Ungheria, fu invece arrestato e trattenuto sotto custodia insieme con la sua familia, come cittadino appartenente ad una potenza nemica, ed i suoi beni vennero confiscati. Solo dopo che Sigismondo ebbe concluso la pace col papa, con Venezia e Firenze, il B. venne liberato - sembra in seguito ad un intervento di Eugenio IV e di Firenze -, e poté rientrare in possesso dei suoi beni pare dopo il giugno 1434. Tra il 1435 e il 1436, tuttavia, la sede di Kalocsa-Bács restò nuovamente vacante per l'assenza del Buondelmonti. Secondo una tradizione, che non trova peraltro riscontro nei documenti coevi, il B. sarebbe stato in questo periodo prigioniero dei conti di Cilli.
Particolare posizione assunse il B. rispetto al moto ereticale degli ussiti, che cominciavano allora ad estendersi facendo attiva opera di proselitismo, anche nell'archidiocesi di Kalocsa-Bács, e nei confronti dei quali il presule mostrò sin dagli inizi una notevole tolleranza. Un simile atteggiamento, però, non poteva mancare di porlo in urto con i francescani della Bosnia (ai quali, sotto la direzione del padre guardiano Jacob Marchia, era stato affidato il compito dell'inquisizione e della dispersione del movimento); finché non sfociò in aperta e violentissima polemica in occasione della fuga romanzesca di uno degli esponenti più in vista della setta, certo Ujlaki Bálint. Questi, caduto nelle mani degli inquisitori, era stato arrestato e sottoposto a processo; ma, poco dopo l'inizio dell'istruttoria, era stato liberato dai suoi adepti con un audace colpo di mano. In seguito, nel corso di un confronto il B. non esitò ad approvare l'accaduto, provocando lo scandalo dei benpensanti e - in seguito alle proteste del Marchia - anche una diretta presa di posizione del re, che richiamò all'ordine il presule, invitandolo perentoriamente a procedere con maggior energia nei confronti degli ussiti e a collaborare con maggior buona volontà con i francescani. Tuttavia, per quanto quest'invito fosse stato rinnovato anche nel 1439, non sembra che né il B. né i suoi vicari si siano mai preoccupati di ottemperarvi. Il B. morì agli inizi del 1448.
Fonti e Bibl.: G. Pray, Specimen hierarchiae Hungaricae, II, Posonii et Cassoviae 1779, p. 76; S. Katona, Historia metropolitanae Colocensis ecclesiae, I, Colocae 1800, pp. 408-417; V. Fraknói, Ioannis de Montebonis archiepiscopi Colocensis captivitas (1433), in Schematismus cleri archi-dioecesis Colocensis et Bacsiensis,armo 1882, Colocsae s.d., pp. VII-X; J. Városy, Observationes criticae in seriem archiepiscoporum Colocensium et Bachiensium,ibid., anno 1886, ibid. s.d., pp. XVI s.; V. Bunytay, A váradi püspökség története alapitásától a jelen korig, I, Nagyvárad 1883, pp. 233, 247; J. Karácsonyi, in A Pallas nagy lexikona, III, Budapest 1893, p. 829; S. Borovszky, Csanád vármegye története, I, Budapest 1896, p. 333; M. Erdujhelyi, A kalocsai érsekség a renaissancekorban, Zenta 1899, pp. 5-17; Id., Carnianus kalocsai érsek, in Századok, XXXIII (1899), pp. 44-50; K. Juhàsz, Die Stifte der Tschanader Diözese im Mittelalter, Münster i.W. 1927, p. 57; E. Màlyusz, Zsigmondkori oklevéltár, II, 2, Budapest 1958, nn. 7954 s., 7986; Id., Das Konstanzer Konzil und das köngliche Patronatsrecht in Ungarn, Budapest 1959, p. 96; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 197; Enc. Ital., VIII, p. 117.