BORTOLUCCI, Giovanni
Nacque il 6 agosto 1819 a Pavullo nel Frignano (Modena). Dopo aver compiuto i suoi primi studi presso il seminario di Fiumalbo, prese la laurea in giurisprudenza presso l'università di Reggio Emilia, entrando nella carriera giudiziaria come giusdicente a Fivizzano. In seguito venne nominato giudice, quindi presidente di tribunale di prima istanza e infine consigliere di Corte d'appello.
Più che alla carriera di magistrato il nome del B. è legato alla sua attività politica, intrapresa sin dal 1848, allorché il governo provvisorio delle province modenesi lo nominò direttore della polizia. Pur essendo animato da vivo sentimento cattolico e convinto della insopprimibile funzione moralizzatrice della religione in seno alla società civile, il B. fu favorevole al movimento d'indipendenza e di unificazione nazionale, tanto che, nel 1859, partito da Modena il duca Francesco V, ebbe parte di primo piano nell'Assemblea costituente modenese e fu relatore della proposta di decadenza del regime austro-estense e di annessione del ducato di Modena alla monarchia sabauda. Nel 1865 venne eletto deputato al Parlamento, ove rappresentò il collegio di Pavullo nel Frignano per sei legislature, fino al 1882.
Alla Camera militò nel gruppo dei cattolici-liberali, insieme con V. D'Ondes Reggio, A. Conti, Valperga di Masino, C. Cantù e altri, propugnando ardentemente una politica governativa più conciliante nei confronti della Chiesa cattolica. Si oppose decisamente, con il D'Ondes Reggio, alle leggi eversive del 1866, e il 20 ag. 1870, insieme con altri deputati cattolici, si astenne nella votazione dell'ordine del giorno Mancini favorevole alla immediata annessione di Roma. La sua più importante battaglia parlamentare si ebbe il 24 genn. 1871, allorché prese la parola contro la legge delle guarentigie.
Accusò il governo italiano di limitare la libertà della Chiesa, sostenendo che la maggioranza dei cattolici voleva il Papato in Roma, libero e indipendente, e che per la Chiesa era in quel momento più che mai necessaria una sovranità reale ed effettiva, mentre "una licenza in ogni ordine di idee batte in breccia il principio di autorità e sotto il pretesto di libertà scuote i cardini supremi del vivere onesto e civile".
Nel 1879 il B. riprese ancora la parola alla Camera per opporsi al progetto di legge presentato dal guardasigilli Tajani sull'obbligo di far precedere il matrimonio civile a quello religioso. Fu anche processato per aver attaccato, sul Diritto cattolico di Modena, il ministro Mancini e il suo progetto di legge contro gli abusi del clero. Sempre nel 1879 prese parte attiva, con diversi cattolici liberali, quali A. Conti, Valperga di Masino, C. Cantù, C. Santucci e altri, alle riunioni in casa Campello: tentativo, poi fallito, di dar vita a un partito conservatore cattolico che fosse la premessa per l'abolizione del non expedit da parte di Leone XIII.
Fu anche membro del Consiglio provinciale di Modena, dalla sua istituzione fino al 1900. Tra i suoi scritti giuridici, storici, biografici e poetici, si ricordano: Il centenario di L. A. Muratori (s.l. 1872); La nuova riforma giudiziaria in Italia (Modena 1885); Giuseppe Pellegrini e i suoi tempi (Modena 1886); Pro veritate et justitia sulla nuova riforma delle opere pie in Italia (Modena 1890).
Morì a Bologna il 6 marzo 1900.
Bibl.: A. Galassini, G. B., in La Rassegna nazionale, XXIII (1901), pp. 186-92; P. Campello Della Spina, Ricordi di più che cinquant'anni (1840-1890), Roma 1910, pp. 101, 135-39; F. Malgeri, Le riunioni del 1879 in casa Campello, in Rassegna di politica e di storia, VI (1960), n. 65, pp. 22-32; n. 68, pp. 6-19; G. De Rosa, I conservatori nazionali, Brescia 1962, p. 33; A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino 1963, pp. 254 s.; R. Mori, Il tramonto del potere temporale, Roma 1967, p. 511; Dizionario del Risorgimento nazionale, II, p.376; A. Malatesta, Ministri,deputati,senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940, I, p. 142; Enc. catt., II, col. 1938; T. Sarti, Il Parlamento subalp. e nazion., Terni 1890, pp. 158 s.