BORGIA, Giovanni
Nacque a Játiva, presso Valenza, da Pedro Guillen Lanzol de Romani, barone di Villalonga, e da Juana Borja, nipote di Alonso, poi papa Callisto III, e sorella di Rodrigo, il futuro pontefice Alessandro VI: pare infatti errata la versione genealogica, che è stata proposta dall'Oliver y Hurtado e accolta da alcuni biografi, secondo la quale il B. sarebbe stato invece figlio di un Galcerán Gil de Borja.
Presumibilmente tale indicazione genealogica si riferisce invece a un omonimo Giovanni Borgia vissuto alla corte di Callisto III: chierico della chiesa di Valenza, aveva il titolo di canonico della chiesa di Gerona e il primo papa Borgia gli attribuì la carica di castellano della rocca di Ostia. Doveva essere personaggio cospicuo, assai vicino al pontefice e ben provvisto di risorse finanziarie: infatti nel 1457, quando Callisto III decise di inviare una squadra navale pontificia in soccorso di Giorgio Scanderbeg e dell'Albania invasa dai Turchi, il B. prese impegno con il vicecancelliere Bartolomeo Regas di armare a proprie spese una galeotta, provvedendo a pagarne le spese durante la spedizione, nella misura di 130 fiorini d'oro mensili.
Il cognome Borgia derivò dunque al B. dalla famiglia materna e si spiega non con un atto formale di adozione, ma con l'uso, divenuto generale tra i collaterali di Callisto III e di Alessandro VI. La data di nascita è da collocare presumibilmente nel 1446. Secondo l'Oliver y Hurtado - ma anche in questo caso non è da escludere qualche equivoco - il B., rivoltosi alla vita religiosa, avrebbe ottenuto in Spagna le sue prime cariche ecclesiastiche, quelle di rettore della villa di Ontiñente, di canonico della metropolitana di Valenza e "pabordre de Albal ó del mes de Juljo". Il B. dovette venire in Italia, richiamato dalla grande influenza acquisita presso la S. Sede dallo zio materno, il cardinale Rodrigo Borgia, intorno al 1480. Impiegato in varie mansioni subalterne presso la Curia pontificia, tra cui quella di correttore delle lettere apostoliche, la protezione del cardinal Rodrigo doveva assicurargli ben presto nella gerarchia ecclesiastica un ruolo più consono alle ambizioni che certo non mancavano al B., uno dei tanti esponenti di quella inarrestabile corrente di "catalani" che aveva cominciato ad affluire a Roma sin dal periodo del pontificato di Callisto III e che continuava sistematicamente a saccheggiare le cariche curiali e i benefici ecclesiastici: il 13 sett. 1483 papa Sisto IV creò infatti il B. arcivescovo di Monreale, la ricca sede siciliana che il B. conservò anche dopo la sua elevazione al cardinalato e col cui titolo egli appare spesso nelle cronache contemporanee.
Da allora il B. fu tra i collaboratori più assidui e più fedeli, e proprio perciò tra i più oscuri, di Rodrigo Borgia nella sua ascesa al pontificato, come dimostra il ftto che egli fu il primo dei cardinali creati da Alessandro VI, nella promozione del 31 ag. 1492: una scelta che certamente non era soltanto conseguenza dei legami parentali.
Tale collaborazione, peraltro, non doveva comportare una completa identità di vedute politiche, se il cardinale Giuliano Della Rovere poteva segretamente caldeggiare l'elevazione del B. alla porpora nella speranza che la sua influenza potesse equilibrare quella del cardinale Ascanio Sforza, al cui appoggio Alessandro VI doveva in misura eminente la sua elezione in conclave. Sebbene le cronache politiche del tempo, e le posteriori ricostruzioni storiografiche, non menzionino un esplicito orientamento personale del B., le speranze in lui riposte dal Della Rovere appaiono sicuramente indicative di un atteggiamento del B. favoreole all'alleanza della S. Sede con la corte napoletana e contro gli avventurosi legami stabiliti con i signori di Milano: per cui il rovesciamento seguito di lì a poco nel sistema di alleanze del pontificato dovette risalire in notevole misura all'opera occulta del Borgia.
In questa luce acquista un particolare significato la presenza costante del B. Nelle nuove relazioni intercorse tra la S. Sede e la corte napoletana dopo la successione a quel trono di Alfonso II d'Aragona: nel tempestoso consistoro del 18 apr. 1494, in cui Alessandro VI, ignorando la tumultuosa opposizione dei cardinali di parte francese e sforzesca, annunziava il suo sostegno alla dinastia aragonese di Napoli, il B. veniva nominato rappresentante del papa per l'incoronazione di Alfonso II e per le nozze tra un figlio di Alessandro VI, Goffredo Borgia, e una figlia naturale del re, Sancia d'Aragona: cerimonie seguite ambedue nel maggio successivo. In questa occasione fece parte del fastoso corteggio del B. a Napoli l'umanista G. B. Valentini, detto il Cantalicio, che poi gli fece omaggio di un poemetto encomiastico, il Borgias.
Nel luglio il B. partecipava agli incontri di Tivoli e di Vicovaro tra il pontefice e Alfonso II d'Aragona, nei quali furono stipulati gli accordi per la difesa comune contro l'incombente minaccia francese. Ha tutto il sapore di un riconosciemnto pontificio al contributo discreto, ma importante, dato dal B. a questo nuovo orientamento diplomatico del papa, la concessione fattagli, il 29 ott. 1494, in commenda, del vescovato di Ferrara: a proposito del quale Agostino Vespucci riferiva poi, il 25 ag. 1501, a Niccolò Machiavelli che il papa aveva deciso di attribuirlo a Ippolito d'Este, compensando il B. con il vescovato spagnolo di Coria: un cambio che in realtà non si fece, poiché il B. conservò il vescovato ferrarese sino alla morte, e solo allora poté averlo Ippolito d'Este.
La discesa di Carlo VIII e la diretta minaccia francese su Roma dovevano rovinare ben presto l'edificio diplomatico che il B. aveva contribuito a costruire. Anche in questa circostanza il B. appare in una posizione di notevole rilievo, che contraddice il ruolo del tutto secondario prevalentemente attribuitogli dagli storici: toccò a lui, infatti, incontrarsi a Bracciano, nel dicembre del 1494, con il sovrano francese e fronteggiarne per primo il risentimento contro Alessando VI, che arrrivava persino alle minacce di concilio e di scisma. E altrettanto significativo è che Ascanio Sforza pretendesse, nel marzo dell'anno successivo, di trattenere presso di sè a Nepi, come ostaggio, il B., al quale evidentemente attribuiva forti responsabilità nella rottura col papa, in garanzia delle intenzioni di riavvicinamento di Alessando VI: e in effetti il B. fu liberato soltanto quando lo Sforza ritenne di aver riacquistato presso il pontefice tutta la sua antica influenza.
La situazione doeva nuovamente capovolgersi con la stipulazione della lega dei principi italiani contro Carlo VIII: e nel maggio 1495 il B. era ancora presso il papa nei suoi precipitosi spostamenti a Orvieto e a Perugia per evitare un nuovo incontro col sovrano in ritirata d Napoli. Anche negli anni seguenti il B. continuò a favorire i legami tra la S. Sede e la corte napoletana, che sembrarono definitivamente consolidati con il matrimonio del 1498 tra Lucrezia, figlia del papa, e il duca di Bisceglie Alfonso d'Aragona.
Appare dunque del tutto naturale che il B. rimanesse sostanzialmente estraneo alle successive evoluzioni diplomatiche del pontificato borgiano, e in particolare agli accordi con Luigi XII che resero possibile la fugace epopea del duca Valentino. In effetti egli non appare più da allora in ruoli importnti nell'attività della diplomazia pontificia, il che non gli impedì tuttavia di ottenere altri importanti benefici e titoli, tra cui quello di patriarca di Costantinopoli, il 24 apr. del 1503.Morì a Roma il 1º ag. 1503; la sua eredità, che Alessandro VI si attribuì, ascendeva a 10.000 ducati, oltre ai redditizi benefici ecclesiastici che lasciava vacanti.
Il clima generale di sospetto contro il pontefice e contro Cesare Borgia e il vantaggio economico che essi ritraevano dalla morte del B. alimentarono in Roma, anche nel suo caso, come in quelli precedenti dei cardinali Giovanni Battista Ferreri, Giovanni Michiel e Giovanni Borgia iunior, il sospetto di avvelenamento a carico del Valentino e del papa. Ma presto tali voci furono soffocate dalla morte repentina di Alessandro VI e dai drammatici avvenimenti che ne seguirono.
Fonti e Bibl.: N. Machiavelli, Lettere, a cura di F. Gaeta, Milano 1961, p. 66; M. Oliver y Hurtado, D.Rodrigo de Borja (Alejandro VI). Sus hijos y descendientes, in Boletín de la RealAcademia de la historia, IX (1866), p. 413; A. Segre, Lodovico Sforza,detto il Moro,e la Repubbl. di Venezia..., in Arch. stor. lombardo, XXX (1903), p. 387; G. B. Picotti, Giovanni de' Medicinel conclave del 1492, in Arch. della R. Soc. rom.di storia patria, XLIV (1921), p. 166; A.Luzio, Isabella d'Este e i Borgia, in Arch. stor. lombardo, XLII (1915), p. 128; L. von Pastor, Storia deipapi, III, Roma 1925, ad Indicem; B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, I, Bari 1956, p. 59 s.; G. Sacerdote, Cesare Borgia,la sua vita,la sua famiglia,i suoi tempi, Milano 1950, pp. 68, 99, 114, 132, 179, 190, 339, 368, 666 s.; J. Delumeau, Vie économique et sociale de Rome, Paris 1957, ad Indicem; C.Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, pp. 21, 51 s., 153, 196. Sul Giovanni Borgia contemporaneo di Callisto III, vedi Pastor, I, Roma 1925, p. 686; P. Paschini, La flotta di Callisto III, in Arch. dellaR. Soc. rom. di storia patria, LIII-LV (1930-32), pp. 234 s.