BONO, Giovanni
Frate agostiniano, probabilmente di origine tedesca, stampò in Savona, forse prima dell'aprile 1474, il De consolatione philosophiae di Boezio su testo riveduto da Venturino de Prioribus. L'inizio della sua attività tipografica dovrebbe però risalire ancora più addietro, probabilmente al 1473, se, come tutti gli incunabolisti odierni suppongono, si deve attribuire alla sua officina il Doctrinale del Villadei, edito sempre da Venturino, allora maestro di scuola in città, e apparso senza alcuna indicazione di luogo e di tempo e senza il nome dello stampatore.
Nella sottoscrizione di questo libro il tipografo ricorda le difficoltà dei primordi della sua iniziativa "cum aliquarum rerum, quae ad hanc artem pertinent, impressori copia fieri non potuerit in huius artis inicio, peste Genuae, Ast alibique militante", deplora il mediocre risultato ottenuto e si augura di poter presto stampare altre opere "alterius generis litteris: nani et fabri et aliarum rerum, quarum hactenus promptor indigus fuit, illi nunc, Dei munere, copia est". La totale scomparsa degli esemplari non ha permesso di chiarire il reale significato delle parole; chi nel sec. XVIII descrisse l'unica copia allora conosciuta parlò di "charactere Romano sculpto at satis eleganti", facendo credere che i tipi usati fossero stati ottenuti per intaglio diretto di ogni singolo segno. La bizzarra interpretazione (Meerman) se da un lato spiega il disagio del lavoro ("impressum sat incommode"), dall'altro non dà ragione alcuna della lamentata penuria di uomini e strumenti adatti; inoltre essa è sicuramente falsa, perché si fonda sul presupposto errato che la tipografia sia passata dal procedimento della stampa tabellare alla fusione di caratteri tutti uguali attraverso lo stadio intermedio dell'incisione di ogni lettera pezzo per pezzo.
Della ritornata abbondanza è frutto il Boezio, stampato nel "terzo anno del pontificato di Sisto IV" con caratteri ancora romani, ma evidentemente più accurati ed eleganti dei precedenti. Dopo quest'opera l'officina savonese entrò di nuovo in crisi, perché i quattro "Teutonici" che lavoravano in bottega, tra cui Enrico de Aegere di Anversa, fuggirono di notte (aprile 1474), "praedatis omnibus ad eam artem necessariis adminiculis", lasciando in difficoltà i soci che li avevano assunti. Da allora anche del B. mancano notizie; ma l'anno seguente egli si rifà vivo, inspiegabilmente, in Milano, dove per altro erano già in funzione ben più ricche officine, e il 21 luglio 1475 pubblica con nuovi caratteri, sempre romani, ma di corpo più grande, le Confessiones di s. Agostino. Questa è l'unica sua edizione milanese firmata e datata, mentre altre due, databili anch'esse al 1475, gli vengono attribuite dal confronto dei tipi: il De mirabilibus mundi del Solino e il De ratione dierum, unica opera conosciuta dell'agostiniano Amedeo da Tortona. La mancanza di ulteriori notizie sulla produzione dell'officina e la presenza in Como, prima della fine del 1476, dei caratteri romani usati dal B. fanno presumere che l'attività in Milano sia terminata subito dopo la pubblicazione dell'ultimo libro citato.
Fonti e Bibl.: Le notizie sul B. derivano dalle sottoscrizioni dei libri di sua edizione o a lui attribuiti. L'illustrazione e descrizione più completa della produzione milanese si trova in Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, VI, London 1930, pp. 728-729; quella savonese in Gesamtkatalog der Wiegendrucke, I-II, Leipzig, 1925-26, nn. 944, 4515; l'Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, I-IV, Roma 1943-1965, registra le edizioni ai nn. 418, 984, 1820. Analoghe indicazioni si trovano in K. Burger, The printers and publishers of the XV century, London 1902, p. 355, che però distingue il B. del Boezio da quello del Sant'Agostino. La prima descrizione del Doctrinale, ora attrib. all'officina savonese del B., è in G. Meerman, Origines typographicae, I, Hagae Comitum 1765, p. 93, che l'assegnò alla stamperia fiorentina dei Cennini. M. Boni, Lettere sui primi libri a stampa di alcune città e terre dell'Italia super., Venezia 1794, pp. XXII-XXXI, la rivendicò a Savona, della quale città sarebbe perciò la prima opera a stampa; G. Vernazza, Della Tipografia in Alba nel secolo XV, Torino 1815, proponendo Alba come luogo di edizione, si ingegna a sostenere che il tipografo savonese si chiamava Buongiovanni, di ignoto casato, e non Giovanni Bono. Ritornarono sull'argomento, riconfermando la tesi del Boni, N. Giuliani, Not. sulla tipografia ligure sino a tutto il sec. XVI, in Atti della Società ligure di storia patria, IX (1869), pp. 32-33, 330-331, e M. Staglieno, Sui primordi dell'arte della stampa in Genova. Appunti e documenti,ibid., pp. 466-468, che si avvalse del contributo di T. Torteroli, Scritti letterari, Savona 1859, pp. 287-318, circa le vicende dell'introduzione della stampa in Savona. Un riepilogo delle questioni inerenti la vita e l'attività del B. sono in G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, pp. 215, 387-388; in K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Auslande, München 1924, pp. 46, 74-75, e in M. Bevilacqua, Tipografi ecclesiastici nel Quattrocento, in La Bibliofilia, XLV(1943), p. 7. Una revisione critica di tutta la bibliografia precedente è nel libro postumo di F. Patetta, Venturino de Prioribus,umanista ligure del secolo XV, Città del Vaticano 1950, curato da L. Michelini Tocci.