BONA, Giovanni
Cardinale, nato nel 1609 a Mondovì, morto a Roma il 28 ottobre 1674. Entrò nel 1625 nell'ordine dei cisterciensi detti fogliesi (feuillants), nel monastero di Pinerolo. L'anno seguente pronunciò i voti e fu mandato a Roma a compire gli studî nel convento di S. Bernardo delle Terme. Ritornato in Piemonte, fu fatto poco dopo prevosto del monastero, poi abate, finalmente nel 1651 generale di tutto l'ordine e si trasferì a Roma. Compiuto il suo triennio di governo il B. decise di ritirarsi nel monastero di S. Maria di Vico. Morto però Innocenzo X nel 1655 e successogli nel pontificato il cardinal Fabio Chigi, grande amico del B., col nome di Alessandro VII, avendo i fogliesi chiesto al pontefice che si degnasse di eleggere a loro generale chi volesse, la scelta cadde subito sul B., che, recatosi a Roma, ebbe presto la nomina a consultore della congregazione dell'Indice. Dopo cinque anni, il B. rinunciò al generalato. Clemente IX, successo al Chigi, dopo averlo fatto consultore della congregazione delle Indulgenze, lo nominò nel 1669 cardinale del titolo di S. Bernardo delle Terme. Per quanto il B. non accogliesse la nomina con piacere, portò nel nuovo ufficio lo zelo e la modestia che gli erano caratteristici, e seppe guadagnarsi la stima generale: tanto che, apertosi nel 1670 il conclave per la morte di Clemente IX, vi fu chi lo prognosticò futuro papa.
Eletto al papato il card. Altieri, il B. tornò ai suoi studî. Nel 1653 pubblicò la Psallentis Ecclesiae harmonia, opera anche oggi in grande onore ed uso. Nello stesso anno uscì pure la Manuductio ad coelum, medullam continens Ss. Patrum et veterum philosophorum, tradotta poi in parecchie lingue e dai contemporanei paragonata alla Imitazione di Cristo. Nel 1671 pubblicò il trattato De discretione spirituum, e nello stesso anno il famoso De rebus liturgicis. Questo libro, che studia l'origine dei riti e delle preghiere della messa, e l'uso del pane fermentato o azimo nella Chiesa occidentale, suscitò le osservazioni di molti e fra esse quella del celebre maurino Giovanni Mabillon a proposito delle opinioni del B. sull'uso del pane fermentato nella chiesa latina. Il Mabillon finì per convincersi; non così il francescano padre Macedo, che impugnò le tesi del B. con una violenta dissertazione, in cui lo tacciava d'eresia. Il B. tacque, ma la dissertazione fu da Roma messa all'Indice. Nel 1677 apparve pure un suo trattato De principiis vitae christianae. Anche altre sue opere ascetiche e di devozione furono pubblicate postume. Visse poveramente anche da cardinale, e del poco che aveva gran parte dava ai poveri o ai missionarî.
La corrispondenza del B. con gran numero di dotti d'Europa è stata pubblicata da R. Sala, Epistolae selectae (Torino 1754; supplemento, Lucca 1759); Opera omnia, Anversa 1677, 1694, 1723, 1739; Parigi 1678; Colonia 1783; Torino 1747, Venezia 1752-1764.
Bibl.: Bertolotti, Vita Joannis B., Asti 1677; Goujet, Vie du card. B., Parigi 1728; Fabroni, Vitae Italorum, Pisa 1787; Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, II, s. v.; F. Crispolti, Il card. G. B., in Grandi anime, Roma 1925.