BOCCANEGRA, Giovanni
Figlio di Iacopo e di Ginevra Saraceni, fu fratello del primo doge di Genova, Simone, di cui condivise le alterne fortune durante la prima metà del sec. XIV. Nato in una famiglia di origine popolare, che si era notevolmente arricchita con il commercio, egli sposò una giovane nobile, Fresca Doria, e si dedicò all'attività commerciale, finché, con l'avvento al dogato del fratello nel 1339, entrò anch'egli nella vita politica della città. Questi, infatti, nel tentativo di consolidare il proprio potere, distribuì tra i fratelli le cariche più importanti.
Nel 1340 fu nominato vicario della Riviera orientale, dove dovette ridurre all'obbedienza alcune località costiere le quali, approfittando del mutamento politico avvenuto in Genova, si erano ribellate. Ottenuti buoni risultati in questa sua prima missione, nello stesso 1340 fu trasferito, sempre come vicario, in sostituzione di Oberto Carena, sulla Riviera occidentale, dove, dopo l'avvento al potere di Simone, i nobili, che erano stati esclusi dalle cariche pubbliche, si erano ritirati nei loro feudi, molto numerosi in quella zona, e vi avevano organizzato la resistenza contro il doge. Il B. dovette affrontare soprattutto i Doria, signori di alcuni feudi nella valle di Oneglia, i quali avevano dato l'assalto al castello superiore di Prelà, tenuto dai soldati della Repubblica.
Giunto sulla Riviera di Ponente con un buon numero di balestrieri, ebbe presto ragione dei Doria e per rappresaglia fece abbattere le torri e le fortezze di Porto Maurizio e di Andorra. Alla fine del 1340 ricevette per sé e per il suo seguito 923 lire di genovini a compimento della missione.
È probabile che nel 1344, quando Simone Boccanegra fu costretto a deporre il potere, anche Giovanni lo abbia seguito nella città di Pisa con gli altri familiari e la corte.
Poco dopo la seconda elezione di Simone a doge, alla fine del 1358, il B. fu nominato governatore della Corsica, che da poco, in seguito a una rivolta antifeudale, si era data a Genova. Raggiunse l'isola con un buon seguito di armati e una dotazione di circa 3.000 fiorini annui.
Resse con severità e giustizia la Corsica fino al 1361 quando, essendo sorte divergenze tra gli isolani stessi, la situazione divenne piuttosto difficile per Genova e si provvide ad affiancare al governatore due altri ufficiali, Pietro Pepe e Giacomo Coccalossa. Il 12 maggio 1361 Giovanni compare per l'ultima volta con il titolo di governatore di Corsica; subito dopo dovette abbandonare l'isola, forse richiamato a Genova dal fratello a causa delle difficoltà che cominciavano ad ostacolarlo.Il 14 marzo 1363, il giorno stesso dell'improvvisa morte di Simone, egli fu arrestato nel palazzo ducale e trasportato nel castello di Lerici. Come gli altri suoi due fratelli imprigionati, Bartolomeo e Niccolò, dovette personalmente sostenere le spese per il trasporto e il mantenimento in quella fortezza, in cui rimase prigioniero fino al 1366. Dopo questo anno non si hanno più notizie del B., il quale, bandito da Genova come tutti i membri della famiglia, trovò forse asilo in Toscana.
Fonti e Bibl.: Georgii Stellae Annales genuenses, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVII, Milano 1730, coll. 1075, 1096; A. Filippini, La historia di Corsica, Tournon 1594, III, pp. 97-98; Genova, Bibl. Franzoniana: F. Federici, Genealogie delle famiglie di Genova, ms. del sec. XVII, I, c. 202v; A. Giustiniani, Ann. della Repubbl. di Genova, Genova 1854, II, p. 100; L. T. Belgrano, Un ammiraglio di Castiglia, in Arch. stor. ital., s. 4, XIII (1884), p. 44; U. Assereto, Genova e la Corsica (1358-78) in Giorn. stor. e lett. della Liguria, I (1900), pp. 269, 272, 280-82, 289-91; F. Poggi, Lerici e il suo castello, II, Genova 1909, pp. 45, 92-93.