BIORDI, Giovanni
Nacque a Roma nel 1691 da Angelo, come risulta dall'atto di morte (Archivio del Vicariato di Roma), e non a Serravalle (Macerata), come per il Celani e il Radiciotti. Nulla si sa dei suoi studi musicali, ma nell'aprile 1714 lo si trova assunto alla cattedrale di Tivoli come maestro di cappella. A Tivoli - ove aprì pure una scuola di canto figurato - rimase fino al 1716, dedicandosi anche alla composizione di musica sacra. Il 14 dic. 1717 partecipò al concorso per un posto di contralto (naturale) nella cappella pontificia e, sebbene non riuscisse eletto, il Collegio dei cantori "supplicò con grandissimo fervore" il cardinal protettore P. Ottoboni "di ammettere anche questo soggetto, essendo stato anch'esso riconosciuto... meritevole" (Bibl. Apostolica Vaticana,Capp. Sistina. Diario 137, cc. 124, 127, 128 s.). Il B. fu infatti assunto il 19 dicembre dello stesso anno, con tutte le facoltà e prerogative dei cantori pontifici, ma temporaneamente senza paga (gli venne corrisposta a metà il 16 giugno 1722 e infine intera dal 24 luglio dello stesso anno). Il 7 maggio 1722 una commissione formata dai maestri di cappella G. A. Perti (S. Petronio a Bologna), F. Lazzari (S. Francesco a Bologna), C. Baliani (duomo di Milano) e dal compositore veneziano B. Marcello lo giudicò vincitore del concorso, bandito il 7 genn. 1721, per il posto di maestro di cappella alla chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli a Roma (fra gli altri cinque concorrenti figuravano N. Porpora e G. Chiti). A S. Giacomo degli Spagnoli il B. mantenne il suo magistero per il resto della vita. Dal 1724 accettò anche l'incarico d'insegnare canto nella scuola del pontificio Collegio Urbano di Roma, e con lui tale insegnamento divenne più regolare. Fu suo allievo, fra i tanti, P. Pisari. Nel 1730 fu puntatore e segretario della Cappella Sistina e dal 1737 ne divenne camerlengo, godendo spesso di speciali permessi per recarsi a cantare in altre chiese e conventi romani. Il 16 dic. 1742 fu giubilato come cantore dalla Cappella Sistina, ma "per esser stato di molto profitto... fu a viva voce confermato per camerlengo"; il 28 dicembre lo stesso cardinale protettore, A. Albani, gli raccomandava di "venire al servizio" (Bibl. Apostolica Vaticana,Capp. Sistina. Diario 159, c. 29r).
Il B morì a Roma l'11 marzo 1748.
Compositore fecondo di musica sacra, fu, per il Baini, "eccellentissimo sia nello stile palestriniano sia nello stile organico". Pur rimanendo fedele alla maniera antica (si veda, per esempio, quanto felicemente completasse, su invito del Collegio dei cantori verso il 1730, le Lamentationes Ieremiae del Palestrina e di G. Allegri, imitandone lo stile), le sue composizioni sono trattate con tecnica più leggera e più semplice, tanto da far scrivere al Killing che mancano di "robusto esercizio contrappuntistico". Lo stile è, infatti, secondo il Fellerer, abbastanza lontano dalla polifonia palestriniana, come dimostrano l'inno Te Deum a due cori, e ancor più la sequenza Lauda Sion a otto voci (nella quale il basso continuo è quasi sempre presente e pezzi moderni si alternano a pezzi antichi) e il salmo Laetatus sum a sei voci (vedi Catalogo del Llorens): il coro di preferenza viene trattato con raggruppamento di alcune voci, mentre altre eseguono un libero controcanto. Nei salmi a quattro voci con organo Dixit Dominus,Beatus vir,Laudate pueri (Bibl. Apostolica Vaticana,Capp. Giulia, IV, 14), il coro si alterna a brevi frammenti solistici; un altro Laudate pueri è composto per soprano solo, coro e organo in forma tripartita.
La maggior parte delle composizioni del B., tutte manoscritte, si trova a Roma presso gli archivi musicali delle cappelle Sistina e Giulia in Vaticano e di S. Giovanni in Laterano. A queste, e alle composizioni ricordate dall'Eitner nelle varie biblioteche europee, vanno aggiunti i numerosi pezzi sacri della collezione dell'abate romano F. Santini, oggi a Münster (Santini-Bibliothek im Bistumsarchiv). Da C. Proske furono stampati nella sua raccolta Musica divina... il bellissimo motetto Transfige dulcissime Domine Iesu (II, Ratisbonae 1855, pp. 228-232), l'inno Ave Maris Stella (III, ibid. 1859, pp. 428-440) e le Litanie di Maria SS. (IV, ibid. 1863, pp. 344-352), tutti a quattro voci.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apostolica Vaticana,Capp. Sistina. Diario 142, c. 26r; Diario 165, cc. 11v, 12r; G. Baini,Mem. storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, II, Roma 1828, pp. 63. 201 nota 511; H. Leichtentritt,Gesch. der Motette, Leipzig 1908, p. 206; E. Celani,I cantori della Capp. Pontificia nei secc. XVI-XVIII, in Riv. mus. ital., XVI (1909), pp. 83 s.; J. Killing,Kirchenmusikalische Schatze der Bibl. des Abbate F. Santini, Düsseldorf s.d. (ma 1910), pp. 153 s., 479; G. Radiciotti,La musica in Tivoli nei secc. XVI,XVII e XVIII, Tivoli 1921, pp. 65 s.; Id.,Aggiunte e correz. ai diz. biogr. dei musicisti, in La critica musicale, V (1922), p. 141; R. Casimiri,La scuola di canto nel Pontificio Collegio Urbano di Roma (1627-1925),in Note d'arch. per la storia mus., III (1926), pp. 52-54; G. Fellerer,Der Palestrinastil und seine Bedeutung in der vokalen Kirchenmusik des achtzehnten Jahrhunderts, Augsburg 1929, pp. 217 s., 219; A. Gabrielli,Riass. delle conversaz. sulla storia delle cappelle musicali, in Rass. dorica, X (1938), p. 194; XII (1941), p. 15; J. M. Llorens,Capellae Sixtinae Codices musicis notis instructi sive manu scripti sive praelo excussi, Città del Vaticano 1960,passim (v. Indice, p. 505); R. Eitner,Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 49; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 264.