BICILLI (Becilli, Biccilli), Giovanni
Figlio di Giacomo Becilli e fratello di Cesare, nacque probabilmente a Urbino nel 1623, ma fu musicista noto per lo più sotto il cognome Bicilli. S'ignora dove e con quali maestri abbia iniziato gli studi musicali, tuttavia si presume che almeno un perfezionamento di tali studi sia avvenuto a Roma, dove il fratello Cesare era già dal 1610 membro della Congregazione dei padri filippini alla Chiesa Nuova (S. Maria in Vallicella). Il 16 dic. 1648 il B. venne eletto maestro di cappella alla Chiesa Nuova con "scudi 130 l'anno", come si legge nel Libro VI dei Decreti (Arch. Vallicelliano, C. I. 7, p. 310). Dal 1650 alcuni suoi motetti cominciarono a figurare nelle raccolte del canonico Florido de Silvestri,Sacras cantiones..., a più voci, stampate a Roma da L. Grignani (1650), da M. Cortellini (1655), a Rotterdam da J. van Geertsom (1657), ancora a Roma da I. de Lazzari (1664), da G. Fei (1668), da G. A. Mutii (1672), e in quelle di G. B. Caifabri,Scelta de' motetti a due,e tre voci. Parte seconda, A. Belmonte, Roma 1667. Oltre a svolgere attività di maestro di cappella e di compositore ecclesiastico, il B. tenne anche una scuola privata di musica e fu in contatto col mondo musicale romano, arbitri del quale erano in quel tempo la regina Cristina di Svezia e i cardinali principi Francesco e Antonio (iunior) Barberini, Virginio e Flavio Orsini, Flavio Chigi e, più tardi, Benedetto Pamphili e Pietro Ottoboni.
Testimonianze della sua scuola si rintracciano in una lettera indirizzata al duca Carlo II Gonzaga in data 14 febbr. 1660 (citata dal Bertolotti), nella quale il B. lo informava dei successi di P. Valentini, il giovanetto evirato che il duca gli aveva affidato come allievo (e che proprio nel carnevale aveva ottenuto grandi lodi dalla regina e dai cardinali Antonio Barberini e Chigi), e nella Lista delli SSi Musici per la Festa dell'Assunta in Sta Maria in Via Lata per tré servizi. 1666, conservata nelle Giustificazioni diverse de' mandati. 1663del cardinale Virginio Orsini (Roma, Arch. stor. Capitolino,Fondo Orsini, ms. 1855, senza numer.). Omaggi forse del B. ai personaggi suddetti, rimangono, inoltre, nelle biblioteche Chigi e Barberini (ora alla Bibl. Apost. Vat.) due piccole cantate, Io non so com'ho (1650) e M'havete chiarito (Mss. Chigiani, cod. Q. IV. 18, cc. 145-154; cod. Q. IV. 2, cc. 58-66) e un'arietta,M'havete chiarito (1678: Barb. Lat. 4150, cc. 20-22), mentre è perduta la musica dell'oratorio S. Francesco d'Assisi, composto dal B. su libretto del "prencipe di Vicovaro", Lelio Orsini.
Assai operoso nell'ambiente oratoriale, il B. fu chiamato come maestro di cappella all'Oratorio del SS. Crocifisso in S. Marcello nel 1667, per il secondo oratorio di quaresima, e nel 1671 per il primo (a detta dell'Alaleona, gli sarebbe stata affidata la direzione del primo e del quinto oratorio anche nel 1665); nel 1670 l'Oratorio della vita humana, a cinque voci, da lui composto su testo di D. Bernini, venne eseguito alla corte di Vienna (ivi ripetuto nel 1885). A riconoscimento della sua esperienza e dei suoi meriti, nell'ottobre 1675 fu nominato maestro di cappella della protobasilica di S. Giovanni in Laterano, dove rimase, notevolmente stimato, fino a tutto marzo 1684. Due anni dopo (1686) ricoprì la carica di "guardiano" della sezione dei maestri di musica nella Congregazione di S. Cecilia. Non si sa in quale anno riprendesse poi il suo vecchio posto di maestro di cappella alla Chiesa Nuova; la sua presenza, però, è documentata dal 18 apr. 1693, quando donò tutti i suoi oratori in musica alla Congregazione filippina, che per "ricognizione" il 17 maggio gli offrì 30 scudi. Nel dicembre 1695 partecipò, in qualità di maestro di cappella insieme con altri maestri, alla novena di Natale celebrata dai soci della Congregazione di S. Cecilia a S. Carlo "a Catinari"; l'anno seguente vi diresse una delle tre grandiose funzioni per la festa di S. Cecilia (21-22 novembre). Continuata, nel frattempo, la produzione oratoriale (dal 1678 al 1682 almeno sei furono gli oratori conosciuti composti dal B.), fece eseguire nel 1698 e nel 1700 alla corte di Vienna altri due oratori a cinque voci,Ismaele esiliato e S. Cecilia. Negli anni successivi è da segnalare "un avvenimento degno di nota e oggi poco conosciuto" (Bertini), riguardante in parte il B.: il 5 gennaio 1703 Alessandro Scarlatti faceva presentare dal cardinale Leandro Colloredo, su raccomandazione del cardinale Pietro Ottoboni, la sua domanda di assunzione a vicemaestro di cappella alla Chiesa Nuova. La richiesta, dapprima non accolta favorevolmente, fu infine accettata dai padri filippini, in considerazione dello stretto rapporto dello Scarlatti con l'Ottoboni (loro "protettore et benefattore insigne") e dell'età ottuagenaria del Bicilli. Lo Scarlatti entrò quindi "in aiuto" al B., ma il 18 maggio 1705, in seguito alle sue quasi continue assenze che obbligavano il B. a sostenere da solo il peso, ormai divenuto impossibile, del servizio musicale, dietro suggerimento dello stesso Ottoboni, diede le dimissioni. Come vicemaestro fu nominato il romano P. P. Bencini. Mancano, dopo questa, altre notizie del B., che quasi certamente morì a Roma, forse nello stesso anno 1705 o in quelli successivi.
Apprezzato compositore di musica sacra, il B. fu anche uno dei migliori e più attivi maestri della scuola romana oratoriale, di cui mantenne lo stile austero, pur rivelandosi sensibile alle più melodrammatiche tendenze innovatrici della scuola napoletana.
Interesse notevole offre, inoltre, la sua musica vocale da camera (arie, ariette, cantate), le cui forme struttive usuali sono improntate a grande ricchezza d'espressione. Le sue composizioni, rimaste tutte inedite, ad eccezione dei motetti inseriti nelle raccolte già citate, si conservano nell'Archivio romano di S. Giovanni in Laterano (dove, fra i vari salmi, antifone e inni, appare un inusitato salmo per il Vespro Beatus vir a nove voci concertato, segnatura: D. B. 10), in quello della Cappella Giulia in Vaticano e, ancora, in quello di S. Maria in Vallicella, presso il quale restano, però, soltanto Litanie, a quattro voci piene e brevi (D. I. 41), e l'antifona O sacrum convivium, a due voci (D. I. 42). L'Archivio dei padri filippini di Napoli possiede le partiture degli oratori finora conosciuti: S. Felicita,Oratorio dei Maccabei, a sei voci,S. Nicolò,S. Cecilia e S. Teresa, a cinque voci, e il salmo Laudate pueri Dominum, a cinque voci concertato. Sono perduti, invece, gli oratori donati dalla Congregazione filippina romana a quella bolognese della Madonna di Galliera, fra i quali sono da ricordare tre non mai citati prima d'ora: S. Francesco d'Assisi,Distruttione di Gierusalemme e Conversione di s. Agostino; risulta perduta anche la musica dell'oratorio S. Filippo Neri, sutesto di S. Lazzarini, inserito nella prima raccolta d'oratori agiografici,Sacra melodia d'oratorii musicali (B. Lupardi, Roma 1678) del Lazzarini stesso. Secondo l'Encicl. della Musica Ricordi (I, Milano 1963, p. 260), sarebbe un oratorio anche Bellezza e cortesia, a tre voci con sinfonia, la cui partitura è conservata presso la Universitetsbiblioteket di Uppsala, insieme con altra musica sacra. Composizioni sacre e profane del B. si trovano al Royal College of Music a Londra, alla Deutsche Staatsbibliothek a Berlino, alla Bibliothèque du Conservatoire a Bruxelles, alla Nationalbibliothek a Vienna (che possiede la partitura dei tre oratori eseguiti a Vienna) e alla Santini-Bibliothek im Bistumsarchiv a Münster.
Bibl.: G. Baini,Mem. storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, I, Roma 1828, p. 71 nota 109; G. Pasquetti,L'oratorio musicale in Italia, Firenze 1906, pp. 279, 300; D. Alaleona,Studi su la storia dell'Oratorio in Italia, Torino 1908, p. 342; J. Killing,Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate F. Santini, Düsseldorf s.d. (ma 1910), pp. 135, 476; A. Schering,Geschichte des Oratoriums, Leipzig 1911, pp. 83, 124, 137; E. Schmitz,Geschichte der Kantate und des geistlichen Konzerts, Leipzig 1914, p. 85; A. Liess,Materialen zur römischen Musikgeschichte des Seicento. Musikerlisten des Oratorio San Marcello (1664-1725), in Acta Musicologica, XXIX(1957), n. 1, pp. 144, 147, 169; C. Gasbari,L'Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Roma 1963, pp. 90, 92 s., 287, 293; O. Mischiati,Per la storia dell'Oratorio a Bologna, in Collect. hist. musicae, III, Florentiae 1963, pp. 143 s., 146 s.; A. Bertini,La musica all'Oratorio dalle origini ad oggi, Arezzo 1965, pp. 25 s.; A. Cametti,La Soc. del Centesimo presso la Congregaz. di S. Cecilia 1688, s.l. né d., p. s; A. Bertolotti,Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal sec. XV al XVIII, Milano s.d., p. 109; Catal. dei maestri compositori,dei prof. di musica e dei socii di onore della Congreg. e Acc. di S. Cecilia di Roma..., Roma 1845, pp. 97, 111; J. Mantuani,Tabulae codicum manuscriptorum... in Bibliotheca Palatina Vindobonensi asservatorum, IX, Vindobonae 1897, p. 169; X, ibid. 1899, pp. 53, 172, 264, 343; A. Wotquenne,Catal. de la Bibl. du Conserv. Royal de Musique de Bruxelles, Bruxelles 1898, I, pp. 88 s.; Ass. musicologi italiani,Catal. generale. Città di Napoli. Arch. dell'Oratorio dei Filippini, Parma 1918, p. 35; R. Eitner,Quellen-Lexikon der Musiker, II, p. 35; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, I, p. 182; Supplemento, p. 98.