BIANCO (Bianchi, Blancus, de Blanchis), Giovanni
Nacque, probabilmente nei primi anni del sec. XV, a Cremona o da famiglia cremonese ("cremonensis" o "da Cremona" è infatti qualificato nei documenti). A partire dal 1426 risulta familiare del duca di Milano Filippo Maria Visconti, e in quell'anno, nel quadro delle trattative tra Milano e re Sigismondo, venne inviato varie volte al re dei Romani con missive personali. Firmato nel maggio 1426 il trattato di alleanza, verso la fine di agosto e poi ancora l'anno seguente ritornò in Germania per sollecitare l'intervento di Sigismondo in Italia. Ricordato ancora il 17 giugno 1427, le sue tracce si perdono per quasi trent'anni.
Riappare, con il titolo di "nobilis", il 24 dic. 1454, quando il nuovo duca Francesco Sforza lo nominò "coadiutor officii caballariorum", carica che il B. tenne, pare, fino al 1460. Da una sua lettera, posteriore di più di vent'anni, risulta anche che era stato nominato cancelliere almeno dal 1452 per ordine dello Sforza, mentre in documenti ufficiali appare in questa carica solo a partire dal 15 apr. 1458, rimanendovi poi fino al 1464. Nel 1460 accompagnò nel Regno di Napoli i contingenti milanesi mandati dallo Sforza in aiuto di Ferdinando d'Aragona contro Giovanni d'Angiò e assistette alle operazioni militari. Sulla via del ritorno, nell'ottobre, si fermò per qualche tempo a Roma, riferendo al duca sulla situazione della città dopo il ritorno del papa dal congresso di Mantova. Tornato a Milano verso la fine del 1460 o ai primi del 1461, il duca gli concesse lettere patenti di commissione "pro ordinando postas". Non sappiamo quanto tempo rimanesse in questa carica, certo non oltre il 1465, anno in cui, rinnovatagli la carica di cancelliere ducale, il B. assunse specifiche funzioni diplomatiche.
Nel 1465, scoppiata la guerra del "pubblico bene" in Francia, il B. fece parte del seguito di Galeazzo Maria Sforza inviato dal padre, alla testa di alcuni contingenti milanesi, in aiuto di Luigi XI. Incaricato di varie funzioni, e in particolare di quelle di cancelliere e di tesoriere, informò frequentemente Francesco Sforza dello svolgimento della spedizione e del comportamento del giovane Galeazzo Maria. Tuttavia le cattive condizioni del piccolo esercito avevano tolto ai Milanesi la possibilità di fare "cose relevate"; e varie volte, da Rivarolo, dove si erano accampati, il B. fece pervenire al duca velate proteste per gli esigui mezzi di cui si disponeva. Sopravvenuta l'8 marzo 1466 la morte di Francesco Sforza, il giovane Galeazzo Maria, nuovo duca, si affrettò a tornare a Milano, mentre il B. restò ancora in Francia per liquidare i conti: solo alla fine di giugno poté rientrare in Italia.
In premio della sua devozione e abilità, nel 1468 venne nominato da Galeazzo Maria Sforza oratore e procuratore ducale presso il papa, a fianco di A. Rossi. Le lettere dei due oratori sforzeschi, e in particolare quelle del B., costituiscono la fonte più importante e attendibile per la celebre "congiura degli umanisti" contro Paolo II.
Nella prima lettera del 28 febbr. 1468 il B. espone chiaramente la causa della congiura: "era cavata (la congiura) dal cervello de alchuni poete, che sono secretarj de Cardinali, quali per essergli forse piaciute et gustate le hjstorie de Romani, che per desijderare forse che Roma torni in quelli primi stati, havevano deliberato levare questa cità de la subiectione de preti, et facta una coniuratione del Papa". Dunque, secondo lui (e come i più accettano), il giorno delle Ceneri (3 marzo 1468), quando il pontefice fosse sceso dal palazzo di S. Marco nella chiesa omonima a benedire, alcuni congiurati travestiti, fingendosi ubriachi, avrebbero dovuto altercare con le guardie e attirare lì l'attenzione; nel frattempo si sarebbe fatta strage dei convenuti nella chiesa, e i congiurati si sarebbero poi portati a Castel Sant'Angelo. Scoperto il complotto, dei quattro capi tre riuscivano a fuggire (Callimaco, Glauco e Petreio), il Platina fu arrestato: in suo favore si adoprarono presso Paolo II assieme con gli oratori veneziani quelli milanesi, benché personalmente il B. fosse convinto della sua colpevolezza.
Nei primi mesi del 1469 il B. non risulta più a Roma; e il 29 aprile il re di Francia scrive da Amboise al duca di Milano "de ricevere... a vostra bona grazia" il B. (e Lorenzo da Pesaro), nonostante l'errore che "fu commisso circa el tractato de la pace ytalica". L'interpretazione errata di un dispaccio ducale gli fece forse compiere qualche passo falso, facendolo cadere in assicurazioni e promesse che Galeazzo non aveva certo alcuna intenzione di fare: di qui la censura ducale e l'interposizione, richiesta dal B., di Luigi XI. Nel 1471 tornò nuovamente a Roma, ambasciatore alla corte papale, in un periodo ricco di avvenimenti, che descrisse nei suoi dispacci con minuzia di particolari (fu il primo a segnalare le due forti fazioni cardinalizie dei Pieschi e dei Paoleschi).
Nello stesso periodo il B. si inimicò fortemente con il potente cancelliere ducale Cicco Simonetta, che, il 15 ott. 1471, lo fece imprigionare nei "Forni di Monza". Come si può desumere dalle lettere del B. stesso, alla base del conflitto era stato un tentativo di esautorare il Simonetta. Il B., durante una cavalcata col duca da Monza a Milano, aveva pensato di sciogliere la tesa situazione proponendo a Galeazzo Maria di relegare il cancelliere nel Consiglio segreto e di nominare un altro in sua vece; il duca gli aveva risposto vagamente, ma ne aveva avvertito subito il Simonetta. Dal carcere il B., sconvolto, tempestò quest'ultimo di lettere. Fu liberato, probabilmente lo stesso anno, dietro pressione di amici: nel luglio 1474 risulta commissario del borgo di Vallistarno. Era tornato nelle grazie di Galeazzo Maria, di cui addestrò e istruì d'allora in poi per il servizio diplomatico "parichii et parichii che sono cavalcati fora".
Il 14 marzo 1475 il B. ricevette l'incarico di andare segretamente in Francia, per abboccarsi con Luigi XI. Doveva assicurare il re che la lega del 30 genn. 1475 di Milano con la Borgogna (avversaria tradizionale del re di Francia) riguardava esclusivamente "l'Alamagna", mentre i sentimenti del duca di Milano verso il re non erano assolutamente mutati. Con questo gravoso quanto difficile incarico, giunse a Lione verso il 20 marzo; Lionetto de' Rossi, rappresentante sforzesco, lo presentò a Philippe de Commynes, cui il B. diede lettere del duca di Milano. L'uomo di stato francese mostrò per lui ("ung homme de peu d'apparence, bourgeoys de Millan") poco meno che disprezzo: con malcelata antipatia lo presentò a Luigi XI che lo ricevette in una udienza privata il 21 0 22 marzo. Nonostante tutti gli ostacoli, il B. riuscì alla fine, dopo lunghe trattative, a dissipare i dubbi francesi sull'atteggiamento milanese, ponendo le basi per una nuova lega franco-milanese, che fu conclusa però solo il 9 ag. 1476 dopo la sua partenza, avvenuta nel giugno del 1475.
Nel luglio del 1476 il B. fu nominato ambasciatore milanese a Torino a fianco di Antonio d'Appiano. Vi giunse il 5 luglio, rimanendovi ininterrottamente fino al 21 dicembre: i suoi dispacci costituiscono per questo periodo una miniera di notizie e, coll'ausilio delle lettere dell'Appiano, una guida sicura per i rapporti tra Milano, la Savoia e la Borgogna. Coll'uccisione, di Galeazzo Maria Sforza (26 dic. 1476), il B. si trovò a dover fronteggiare ancora una volta l'opposizione più o meno velata del Simonetta. Nell'aprile del 1477 però risulta a Genova, in rivolta contro il dominio sforzesco, quale inviato straordinario della duchessa Bona. A Milano tornò nell'estate, dove, probabilmente il 1ºagosto, venne nominato tesoriere generale di Corsica. Dopo questa data di lui non si hanno più notizie.
Fonti e Bibl.: Numerosi docc. riferentisi al B. si trovano in raccolte documentarie: F. de Gingins La Sarre,Dépèches des ambassadeurs milanais sur les campagnes de Charles-le-Hardi, Paris-Genève 1858, I, p. XVI; II, pp. 19-21, 33-36, 39, 306-308, 365-368, 392-393; Doc. dipl. tratti dagli arch. milanesi, a cura di L. Osio, Milano 1870, II, I, pp. 226, 259; II, 2, pp. 300, 304; A. Tallone,Atti del Parlamento sabaudo, V, Bologna 1932,ad Indicem; Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1948, p. 123; Fonti Aragonesi, a cura dell'Accademia Pontaniana, II, Napoli 1961, pp. 93 s. Vedi inoltre: P. de Commynes,Mémoires, a cura di E. Dupont, II, Paris 1840-47, pp. 15 ss.; Lettres de Louis XI, a cura di J. Vaesen e E. Charavay, III, Paris 1887, pp. 342, 354-357, 359-362; Documents histor. relatifs à la principauté de Monaco..., a cura di G. Saige, I, Monaco 1888, pp. 525-526; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, V, Venezia 1901, pp. 163 s.; B. Platina,Liber de vita Christi ac omnium Pontificum, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., III, 1, a cura di G. Gaida, pp. XVIII s.; Cicco Simonetta,I Diari, a cura di A. R. Natale, Milano 1962, pp. 136, 197; G. Mazzatinti,Invent. delle carte dell'Arch. Sforzesco…, in Arch. stor. lomb., X (1883), pp. 306 s., 310, 312; A. Bertolotti,Spediz. militari in Piemonte... di Galeazzo Maria Sforza..., ibid., p. 570; E. Motta,B. Platina e papa Paolo II, in Arch. della Soc. rom. di storia patria, VII (1884), p. 555; Id.,Musici alla corte degli Sforza, in Arch. stor. lombardo, XIV(1887), p. 339 e n.; P. Magistretti,Galeazzo Maria Sforza prigione nella Novalesa,ibid., XVI(1889), p. 789; P. Ghinzoni,Spediz. sforzesca in Francia,ibid., XVII (1890), p. 345; L. Zerbi,Il castello di Monza e i suoi Forni,ibid., XIX(1892), pp. 320-322; F. Gabotto,Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, II, Torino 1893, pp. 164, 172; P.-M. Perret,Histoire des relations de la France avec Venise, II, Paris 1896, pp. 77, 82; G. Romano,Contributi alla storia della ricostit. del ducato milanese, in Arch. stor. lombardo, XXIII(1896), p. 241; E. Verga,Per la storia degli schiavi orientali in Milano,ibid., XXXII (1905), p. 199; E. M., Appunti e notizie,ibid., XXXIII (1906), p. 425; V. Zabughin,L'insegnamento universitario…,in Riv. d'Italia, IX(1906), pp. 219 s.; V. Zabughin,G. P. Leto, I, Grottaferrata 1909, pp. 4, 27, 39, 45-47, 100, 104, 107-111, 113, 116, 120; C. Santoro,Le carte... presso l'Arch. Civico di Milano, in Arch. stor. lombardo, LVI (1924), p. 296; L. Pastor,Storia dei Papi, II, Roma 1925,ad Ind. (sub v. Blanchus Giovanni); M. C. Daviso di Charvensod,La duchessa Iolanda, Torino 1925, pp. 236 s., 248, 253, 256, 287; E. Lazzeroni, il Consiglio Segreto o Senato Sforzesco, in Atti e mem. del III Congresso stor. lombardo, Milano 1939, p. 120 n. 86; P. Paschini,Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, p. 225; L. Cerioni,La politica ital. di Luigi XI, in Arch. stor. lombardo, LXXVI (1950), pp. 64, 68, 145; F. Catalano,L'età sforzesca dal 1450 al 1500, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 143, 146, 214, 218, 247, 249, 273, 316 s.; A. Prucher,I "Mémoires" di Ph. de Commynes e l'Italia del '400, Firenze 1957, pp. 19 s.